America

Il grande dramma delle uova USA: il giornalismo italiano ha trovato il tuorlo

Mentre il mondo si occupa di guerre e crisi economiche, il Corriere della Sera scopre che l’identità nazionale degli Stati Uniti si gioca sul prezzo delle uova. Il giornalismo non è più quello di una volta. Per fortuna, le galline sì.

3 Marzo 2025

La vera spina nel fianco del tycoon è il prezzo della frittata. Dimenticate l’inflazione, la geopolitica, i conflitti internazionali: il vero termometro della democrazia americana è il costo delle uova. È questa la rivelazione epocale del Corriere della Sera, che, con un’inchiesta dai toni apocalittici, ci informa che le uova sono l’identità nazionale degli Stati Uniti.

Sì, avete letto bene. Non la Costituzione, non la Statua della Libertà, non il sogno americano. Sono le uova. Il collante di una nazione. Il pilastro di un popolo. E oggi, con l’aumento del loro prezzo, tutto rischia di crollare. Il declino dell’Occidente, dunque, non passa per guerre o pandemie, ma per un sovrapprezzo di 50 centesimi sulle omelette servite da Waffle House. È questa la tragedia che scuote l’America.

Ma procediamo con ordine. Cosa sta succedendo? Le cause sono molteplici: influenza aviaria, rincari nei trasporti, inflazione, Biden, Trump, la pandemia, la guerra in Ucraina, le costellazioni sbagliate. Ma il punto non è questo. Il punto è che, secondo il Corriere, le uova erano fino a ieri un diritto acquisito. E adesso, con l’aumento dei prezzi, sono diventate un bene di lusso. Siamo di fronte alla più grande emergenza del nostro tempo: la classe media americana potrebbe dover rinunciare alle uova strapazzate a colazione.

E la situazione è grave, gravissima. Ci sono persino i furti. Avete presente il crimine organizzato, i colpi in banca, le rapine nei caveaux? Roba da dilettanti. Il nuovo Eldorado della malavita è un carico di 100.000 uova rubate in Pennsylvania, valutato ben 40.000 dollari.

Lo scenario descritto non può che far ricordare il mercato nero. Le uova, come un tempo le sigarette di contrabbando in Italia, attraverseranno le frontiere nascoste nei borsoni, nei camion frigoriferi, nelle casse di legno con false etichette. Un tempo c’erano i contrabbandieri col pacco di Marlboro sotto la giacca, ora ci immaginiamo uomini con la bricola in spalla, come nelle canzoni di Davide Van De Sfroos, intenti a passare la dogana con decine di dozzine infilate nei calzini. Forse un giorno sentiremo una ballata sul re del tuorlo clandestino, braccato tra i boschi mentre cerca di portare la sua merce preziosa ai diner di New York.

E tutto questo, attenzione, potrebbe decidere le sorti della Casa Bianca. Perché, secondo il Corriere, gli americani non votano per le politiche economiche o per la gestione delle crisi internazionali. No, votano per il costo della frittata. La democrazia è fragile, come un guscio d’uovo. E la presidenza di Trump potrebbe sgretolarsi su un uovo alla coque troppo caro.

Ed è qui che il giornalismo italiano raggiunge l’apice della sua funzione investigativa: non smaschera più scandali, non denuncia più corruzione, non si interroga sulle storture del potere. No, ora si dedica all’analisi delle variazioni di prezzo delle uova, con una solennità che nemmeno la Federal Reserve per l’andamento dei tassi d’interesse.

Perché, se c’è un problema nel mondo, il Corriere deve trovarlo. E questa volta ha trovato il tuorlo. Freud avrebbe parlato di un’infantile ossessione per l’oggetto perduto, Lacan avrebbe teorizzato il godimento nella ripetizione ossessiva della crisi, mentre Deleuze forse vedrebbe nelle uova l’ultima piega di un capitalismo che si avvita su sé stesso. Ma niente paura: domani arriverà un nuovo dramma, e il trauma del tegamino verrà rimosso. Il giornalismo ha i suoi tempi, come la psicanalisi. E alla fine, tutto si riduce sempre a una questione di desiderio. O, in questo caso, di colesterolo.

 

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