America

Il dibattito repubblicano in New Hampshire

7 Febbraio 2016

Dibattito abbastanza deludente, quello tra i candidati repubblicani avvenuto ieri sera in New Hampshire. Ma che forse qualche sorpresa potrebbe riservarla, a ormai tre giorni dalle fondamentali primarie del Granite State.

Disastroso, Marco Rubio. Dato tra i favoriti per vincere martedì, il senatore della Florida ci aveva abituati a performance televisive brillanti ed efficaci. Fino a ieri. Quando, messo ripetutamente sotto pressione dagli avversari, ha mostrato reazioni imbarazzanti. Notoriamente, sono settimane che in New Hampshire i candidati centristi del GOP si fanno la guerra. E, proprio negli ultimi giorni, si sarebbe costituito un asse informale tra Jeb Bush e il governatore del New Jersey, Chris Christie, per tentare di mettere Rubio all’angolo. E proprio ieri sera Christie c’è riuscito perfettamente. Ha difatti attaccato a muso duro il senatore, definendolo troppo giovane, inesperto e un tantino voltagabbana: ma soprattutto additandolo come una sorta di candidato di cartapesta, molto mediatico ma scarsamente capace. Una critica che ha colto nel segno, visto che – anziché rispondere per le rime – Rubio si è limitato a ripetere discorsetti preconfezionati sul futuro: palesando una certa incapacità nel gestire gli attacchi e a sopportare pressioni. Non è chiaro quanto un dibattito televisivo possa realmente influenzare l’elettorato. Certo è che stavolta Rubio ha attuato una performance scadente e deve sperare che non abbia ripercussioni serie sull’imminente voto di martedì.

Pacato, Donald Trump. Dopo il deludente secondo posto, ottenuto in Iowa, la strategia del miliardario è parzialmente cambiata: adesso mira a presentarsi come candidato presidenziale e tendenzialmente più posato. Non ha attaccato con la bava alla bocca nessuno, se si escludono i consueti siparietti con Jeb Bush. Un Jeb Bush che gli analisti danno addirittura in ripresa dopo la performance di ieri: che effettivamente è stata senza sbavature (nonostante nei battibecchi con Trump perdesse puntualmente). Eppure, anche ieri Jeb non è stato in grado di sfondare. Ha nuovamente impostato tutto sull’immagine del candidato pacioso e di esperienza, cui ci ha abituato sino ad oggi. Ma che – almeno stando ai sondaggi – pare gli elettori non gradiscano granché.

Duro, Ted Cruz. Il vincitore dell’Iowa ha ribadito la propria figura di rappresentante della destra. C’è andato giù pesante su immigrazione e tortura, per quanto talvolta in chiave decisamente demagogica (as usual, del resto). Trasparente poi, Ben Carson: che si è lamentato delle scorrettezze subite dallo staff di Cruz in Iowa, senza essere stato poi in grado lasciare un segno significativo durante la serata. Infine Kasich: che si è confermato come il candidato progressista, lasciando per questo forti dubbi sulle sue reali possibilità di vincere non tanto le primarie del New Hampshire, quanto la stessa nomination repubblicana.

Insomma, individuare un vincitore tra i sette rivali di ieri non è semplice. Anzi, forse impossibile. Il più efficace è probabilmente stato Christie, nelle sue violente requisitorie contro Rubio: essendo stato l’unico ad enfatizzare adeguatamente la propria esperienza amministrativa (di contro a un Bush eccessivamente sottotono e ancora troppo ossessionato da Trump). Questo non significa tuttavia un automatico vantaggio per il governatore del New Jersey: la cui retorica durissima potrebbe aver infastidito l’elettorato tendenzialmente moderato del Granite State.

E comunque occhi aperti: perché il dibattito di ieri potrebbe rivelarsi un punto di svolta. E’ vero, Rubio dovrebbe riuscire ad imporsi in New Hampshire. Ma c’è un però. I suoi nemici non sono ancora morti. E faranno di tutto in questi tre giorni per distruggerlo. E il pericolo per il giovane senatore è che abbiano già iniziato a farlo. Ieri sera.

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