America

Hillary conquista il Nevada, Trump il South Carolina

21 Febbraio 2016

Il Nevada va a Hillary. Con questa vittoria, l’ex first lady può tirare un leggero sospiro di sollievo,in attesa del prossimo test elettorale in South Carolina. Il Silver State non appare importante tanto in termini di delegati quanto semmai sul fronte della composizione elettorale: si tratta difatti per i democratici del primo Stato in cui si vota a presentare ampie frange di elettori appartenenti a minoranze etniche (ispanici in primis). In tal senso, questa pur risicata vittoria, conferisce all’ex segretario di Stato la speranza di poter attrarre il voto delle minoranze: quota in cui al momento il rivale Bernie Sanders sembra maggiormente in difficoltà.

Ma non è ancora detta l’ultima parola. Innanzitutto perché il candidato socialista ha comunque rimontato nel Nevada, assottigliando di non poco il divario con una Hillary che vi appariva in grande spolvero fino a poche settimane fa. In secondo luogo, è pur vero che l’ex first lady attualmente abbia la meglio sul versante afroamericano (proprio ieri Politico riportava un exit poll secondo cui ben il 60% degli elettori neri la avrebbe appoggiata nei caucus del Silver State). Ma è altrettanto vero come Sanders stia acquisendo numerosi endorsement da parte della comunità afroamericana. In terzo luogo, il South Carolina si è già rivelato uno Stato infido per Hillary, che lo perse inaspettatamente nel 2008, in favore di Barack Obama. Anche perché, questa volta l’ex first lady non solo ha bisogno di vincere nel Palmetto State: ma ha soprattutto necessità di vincere bene, al di là di un trionfo sul filo del rasoio.

Il South Carolina va Donald Trump. Il magnate newyorchese è riuscito a concretizzare efficacemente il proprio vantaggio sondaggistico e adesso spera nella nomination. Certo: la strada è ancora lunga. E bisognerà capire innanzitutto se il fronte moderato sarà in grado di organizzarsi adeguatamente. E poi, se l’establishment non stia progettando qualche trucchetto da attuare in sede di convention. Il dato comunque incontestabile che emerge dai risultati delle primarie repubblicane del Palmetto State è che la maggioranza dei votanti si riconosca nel bacino radicale: la somma dei voti di Trump, Carson e Cruz vale difatti ben il 62%.

Un bel grattacapo per l’area centrista. Area centrista che perde l’ex governatore della Florida, Jeb Bush: il quale, inchiodato al 7,9% delle preferenze, c’è rimasto secco e ha annunciato ieri sera il proprio ritiro dalla corsa. Toccherà adesso a Marco Rubio cercare di federare i moderati e tentare di allargare i consensi a destra: è ormai lui il candidato su cui verosimilmente punterà l’establishment e lui dovrà dunque arginare la forza di Trump e Cruz. Non sarà facile, visto il consenso esteso che l’estrema destra sembra attualmente avere. Ma non tutto è oro quello che luccica. Bisogna difatti considerare che gli elettorati di Trump e Cruz siano solo parzialmente sovrapponibili e che il blocco radicale (preso in toto) potrebbe alla fine rivelarsi più fragile di quello che sembra (tanto più se il miliardario e il senatore texano continueranno a farsi la guerra come nelle ultimissime settimane). E adesso occhi puntati al Nevada.

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