America
Hillary Clinton ha la polmonite. E adesso?
Hillary Clinton ha la polmonite. Dopo un malore avuto ieri a New York nel corso di una commemorazione dell’attentato alle Torri Gemelle, la notizia è arrivata nella tarda serata attraverso una dichiarazione ufficiale del suo medico, secondo cui la malattia le sarebbe stata diagnosticata lo scorso venerdì. Adesso l’ex first lady sarà costretta ad interrompere le attività della sua campagna ed è già stato annullato il tour elettorale previsto in California.
Voci inquiete sulla salute dell’ex first lady circolavano da tempo, già da quando ricopriva il ruolo di segretario di Stato durante la prima amministrazione di Barack Obama (dal 2009 al 2013). Voci che erano prontamente riaffiorate all’inizio del 2015, quando diversi analisti e – soprattutto – avversari politici misero in dubbio le sue condizioni di salute, giudicandola per questo inadatta a ricoprire la massima carica statunitense. Lo staff di Hillary rispedì al mittente tutte le insinuazioni, mentre l’improvvisa discesa in campo di Donald Trump spostò l’attenzione della campagna elettorale su altro e la questione parve passare in secondo piano. Almeno fino a qualche mese fa, quando – ormai vinte le primarie repubblicane – il miliardario newyorchese ha iniziato un vero e proprio bombardamento contro l’avversaria democratica, rispolverando – tra l’altro – i dubbi sul suo stato di salute. Di nuovo, lo staff della candidata democratica ha fatto ripetutamente quadrato intorno all’ex first lady: fino a ieri, quando la verità è infine venuta indiscutibilmente a galla.
Il problema che si presenta è chiaro: che cosa succederà adesso? A ben vedere, bisognerà tener conto di due fattori. Innanzitutto, ovviamente la salute. Va da sé che, visto l’enorme potere incarnato dal presidente americano, la questione delle condizioni di salute dei candidati sia sempre stato elemento dirimente nell’ambito delle campagne elettorali statunitensi. Questo significa dunque che il partito democratico possa decidere di cambiare candidato? Difficile dirlo. Ma non è impossibile. Per quanto si tratterrebbe di una possibilità dirompente, non dimentichiamo che un mezzo precedente già esiste: nel 1972, l’allora candidato democratico George McGovern fu costretto a rinunciare al suo vice, Thomas Eagleton, dopo che alcuni giornali avevano dichiarato avesse sofferto di depressione e fosse stato curato con elettroshock. E – nonostante il cambio – McGovern venne quell’anno elettoralmente annientato di Richard Nixon.
Il secondo fattore che Hillary dovrà tenere in conto è poi quello della credibilità. Dopo aver trascorso mesi a sostenere di essere in gran forma, quanto accaduto ieri rischia di tramutarsi nell’ennesima tegola sulla sua corsa elettorale. L’ex first lady è da tempo perseguitata da una poco lusinghiera nomea di bugiarda (dal caso Bengasi allo scandalo Emailgate). Certo, la nuova notizia non migliorerà la sua posizione, visto che nelle ultime ore anche giornali tendenzialmente a lei vicini la stanno subissando di critiche, per la sua reticenza nel parlare chiaramente delle proprie condizioni di salute.
Dopo che, nelle ultime settimane, sembrava essere tornata a una marcia trionfale verso la Casa Bianca, Hillary ripiomba nell’incubo. La situazione pare capovolgersi di nuovo. Il tempo è poco. Novembre è alle porte. Lei torna ad essere politicamente vulnerabile. E Trump – c’è da giurarci – non si lascerà sfuggire questa occasione.
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