America
Gli eroici spaventapasseri dell’America profonda
“Ricordo la mattina che entrammo in auto a Long Beach, il rumore del rimorchio pieno di mobili sulle irregolarità dell’asfalto, il sole che mi baciava gli occhi, mentre il profumo dell’oceano, nuovo e sconosciuto, mi prometteva una nuova vita di felicità. Una promessa mantenuta, accidenti…” Sono le parole di Jeff Hanna, un 15enne di Detroit, la cui famiglia si sposta in California, nel 1962, per seguire il nuovo lavoro del padre.
Jeff strimpella banjo e chitarra, e la famiglia lo manda a studiare in un liceo in cui si insegna anche musica, sicché lui, pochi mesi dopo, ha una band di “jug”, ovvero il country suonato senza amplificazione, con il washboard (la tavola per bucato) al posto della batteria, la caccavella (lo sturalavandini nel cestello del ghiaccio) al posto del basso, ed il kazoo (come Edoardo Bennato agli inizi) al posto dei fiati. Siccome sono amici, lui e Jimmie Fadden si alternano tra chitarra e bucato, ed il loro migliore amico, Bruce Kunkel, al kazoo. Come spesso accade, mentre suonano in strada, li nota John McEuen, che suona malino banjo e chitarra, ma conosce qualcuno alla Liberty Records, e quindi procura a tutti un contratto discografico che nessuno di loro ha ancora 18 anni.
Il nome della band lo sceglie Jimmie: Nitty Gritty Dirt Band – che vuol dire Band della Sporcizia a Grana Grossa. Questo perché i ragazzi vogliono suonare musica tradizionale in modo nuovo, anche perché nel modo vecchio è troppo difficile, e non sono (ancora) capaci. I tecnici della Liberty ci mettono del loro, e ci aggiungono suoni psichedelici propri della West Coast americana, che in quegli anni celebrava i Jefferson Airplane ed i Grateful Dead. L’effetto è dirompente: il primo tour promozionale della NGDB, che gira l’America, principalmente in posti di provincia, suonando nel pomeriggio alla radio locale per invitare i cittadini a venire la sera, è un successo travolgente. Ovunque vengono trattati come i liberatori dopo secoli di schiavitù.
Il motivo è semplice: l’America della maggioranza silenziosa, quella contadina degli Stati centrali, considerava gli hippies come una malattia insopportabile, il rock’n’roll come la mano del diavolo sulle ragazzine del villaggio, la musica folk come il lezioso incedere di una società operaia industriale che loro conoscevano e capivano quando la cantava Woody Guthrie – e già allora, spesso, reagivano malissimo, costringendo Woody a fughe precipitose. Sono contadini rozzi e conservatori, gente abituata a stare da sola per mesi, per poi impazzire ai rodei ed alle feste in cui si suona la buona vecchia musica bluegrass: violino, banjo, e ritmo battuto con i tacchi degli stivaletti delle donne e dei camperos degli uomini.
Racconta Jeff: “Per loro eravamo degli spaventapasseri, e ci prendevano rozzamente in giro, perché vestivamo in tutto e per tutto come la generazione folk californiana, di cui loro avevano sentito parlare, ma non avevano mai visto. Pensavano che fossimo degli sfigati divertenti, e non facevamo la corte alle loro ragazze – e questo bastava per renderci simpatici”. Va da sé che, a forza di girare la provincia, si finisce a Nashville, cuore della musica country, e si iniziano a conoscere i grandi eroi del passato di quella musica – quelli che consideravano Elvis Presley come l’Anticristo che aveva posto fine alle loro carriere nazionali, ricacciandoli alle province da cui venivano.
Per sei anni e tre album NGDB rimane questo, tentando a volte di inserire strumenti elettrificati, migliorando la tecnica, litigando tra loro (Jimmie Fadden: “il fatto che non rimorchiassimo mai ragazze minava l’umore di tutti, e dopo un po’ sbronzarti dopo il concerto non ti basta più”), finché la band decide di fare sei mesi di pausa a Nashville e ragionare sul futuro: sono ormai adulti, sono musicalmente dei professionisti, cominciano ad essere invitati a partecipare alle registrazioni di dischi altrui, hanno abbastanza soldi in tasca per permettersi un anno sabbatico.
A Nashville, ogni pomeriggio, veniva qualche musicista a strimpellare con loro. Gente che era stata, anni prima, in vette alle hit-parade americane, musicisti eccezionali ed oramai dimenticati. Racconta Jeff: “Non so a che punto sia nata l’idea, è stato un po’ per volta, ed è cominciato quando abbiamo iniziato a registrare con il mangianastri alcune canzoni suonate con questi giganti del passato. Più suonavamo con loro, più ne venivano da noi, eravamo diventati una sorta di capolinea spirituale”.
Ad un certo momento la cosa diventa seria: perché non registriamo, tutti insieme, ma davvero tutti tutti, un disco delle vecchie grandi canzoni con un nuovo stile, ma fedele al passato? L’idea piace ai discografici, che mettono a disposizione una sala di registrazione per sei mesi, valutando che sarà un lavoro difficile scegliere poi 12 canzoni per un disco. Diventa un disco triplo, un monumento insuperabile, un capolavoro di quelli che nascono una volta ogni secolo, forse. Alcune cantanti bluegrass vengono qui a cantare per l’ultima volta, tutti sono travolti dalla gioia di stare insieme, dall’impressione di fare qualcosa di importante, dalla voglia di esistere e fare in modo che tutti se ne accorgano. Alla fine “Will the circle be unbroken” (il cerchio non si spezzerà mai) diventa uno dei dischi più venduti della storia della musica americana, una pietra miliare con un effetto straordinario, perché rende nuovamente attuali sonorità che il folk cittadino aveva oramai cancellato dalla storia.
La Nitty Gritty Dirt Band suona ancora, e Jeff (che è l’artista che ha scritto il numero più grande di canzoni del mondo – quasi 400) è ancora il leader, insieme a Jimmie ed a John. Hanno tutti più di 70 anni, ma testimoniano ancora degli eroi che hanno conosciuto, amato e con cui hanno suonato concerti indimenticabili. Nel frattempo i loro figlio suonano insieme in una nuova band di folk elettronico, ma va bene così, sono i tempi che cambiano. Ma se volete ascoltare la vera voce della vecchia America, allora esiste un solo, unico ed insostituibile disco da ascoltare – e la canzone scritta per dare un titolo a tutto, cantata in coro da 50 angeli della provincia degli Stati Uniti, vissuti quando Kerouac era ancora un ragazzo e la tragica storia di Easy Rider era ancora la fotografia di cosa avresti incontrato se avessi traversato il paese sulla Route 66.
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