America
Giuliani alla Giustizia? Dopo tanti dilettanti, Trump pensa all’usato sicuro
Rudy Giuliani nuovo ministro della Giustizia? Il rumor, riportato dal sito Axios.com, sta circolando con una certa insistenza nelle ultime ore. Secondo fonti interne alla Casa Bianca, Donald Trump starebbe infatti considerando di rimpiazzare l’attuale ministro, Jeff Sessions, con l’ex sindaco di New York. Un cambio radicale, insomma, ma – a ben vedere – non propriamente inatteso. Sono settimane che i rapporti tra il presidente e Sessions risultano tesissimi, a causa del comportamento ambiguo tenuto da quest’ultimo in relazione allo scandalo Russiagate. Senza poi dimenticare che, sin dai primi mesi di vita dell’amministrazione, il nome di Sessions abbia rappresentato una fonte di imbarazzo per il nuovo inquilino della Casa Bianca: il senatore dell’Alabama appartiene infatti ad una delle ali più conservatrici del Partito Repubblicano ed è stato in passato accusato di razzismo. Non a caso la sua fu tra le nomine maggiormente osteggiate dai democratici al Senato.
Proprio per questo, l’eventuale scelta di Giuliani rappresenterebbe una virata netta dell’amministrazione Trump. Come Sessions, anche l’ex sindaco è stato tra i primi sostenitori del miliardario già ai tempi delle primarie. Ma differentemente dal senatore dell’Alabama, Giuliani ha sempre militato nell’area maggiormente progressista del Partito Repubblicano: nonostante la sua fama di uomo d’ordine e sindaco dal pugno di ferro, Giuliani non ha mai sposato numerose delle istanze tipiche della destra americana (soprattutto sui temi eticamente sensibili). Un elemento che, non a caso, gli ha storicamente alienato le simpatie di buona parte della base repubblicana: soprattutto degli evangelici, che difatti ne boicottarono la candidatura alla nomination del Grand Old Party nel 2008.
In virtù di tutto questo, è chiaro come l’approdo dell’ex sindaco al Dipartimento di Giustizia determinerebbe alcune conseguenze non di poco conto. Non soltanto – al di là della valutazione ideologica – la poltrona di ministro andrebbe a una persona oggettivamente competente in materia giurisprudenziale (si tratta pur sempre di un ex magistrato). Ma, sul piano squisitamente politico, gli equilibri interni all’amministrazione potrebbero spostarsi lievemente a sinistra, attenuando così l’influenza dei suoi componenti più destrorsi (a partire da Steve Bannon). Un dato che, soprattutto per quanto attiene alla politica interna, potrebbe riservare qualche sorpresa nei prossimi mesi.
Il punto sarà adesso capire se il rumor sia destinato a trasformarsi in realtà. Le ragioni della sua fondatezza – lo abbiamo visto – non sono poche. Senza poi dimenticare la storica amicizia che lega Giuliani allo stesso Trump. Eppure attenzione. Perché l’ex sindaco è rimasto a bocca asciutta già una volta. Lo scorso novembre era infatti dato da molti analisti come papabile segretario di Stato. Tuttavia la cosa alla fine non andò in porto. E non si è mai capito del tutto perché. C’è chi parlava di un conflitto di interessi da parte dello stesso Giuliani. Chi sosteneva che le sue idee in materia di esteri mal si accordassero con quelle del miliardario. Chi citava invece faide interne alla nascente amministrazione. Una serie di ostacoli, insomma, che potrebbero seriamente compromettere un’eventuale ascesa del vecchio Rudy al Dipartimento di Giustizia.
Come che sia, una sua nomina alla fin fine non sarebbe una cattiva notizia. L’amministrazione Trump agisce ogni giorno di più in modo confuso e insipiente. Una squadra – salvo poche eccezioni – di dilettanti allo sbaraglio, che si sta scavando la fossa con le sue stesse mani (basti pensare alle sconclusionate strategie difensive sul caso Russiagate). Ebbene, in questo marasma, una figura come quella di Giuliani potrebbe dare concretamente una mano. Niente di miracolistico o di salvifico, per carità. Ma un pizzico di esperienza e di serietà, questo magari sì.
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