America
Gary Johnson si candida per la nomination del Libertarian Party
La corsa per le presidenziali del 2016 ha un nuovo concorrente: il miliardario Gary Johnson ha appena ufficializzato la propria candidatura alla nomination del Libertarian Party (fondato nel 1971). Ex governatore del New Mexico (dal 1995 al 2003), ha a lungo militato nelle file più libertariane del Partito Repubblicano. Una simpatia per il libertarianism, che Johnson ha mostrato non soltanto durante il mandato governatoriale (avendo tendenzialmente attuato programmi di tagli alla spesa pubblica e riduzione delle tasse) ma anche sul versante elettorale: in occasione delle primarie repubblicane del 2008 diede il proprio appoggio al libertariano Ron Paul (anch’egli candidato per il Libertarian Party nel 1988). Una vicinanza politica forte, caratterizzata tuttavia da alcune differenze: se il libertarianism di Paul si è difatti sempre contraddistinto per visioni conservatrici sul fronte etico (in parte derivategli dal proprio maestro intellettuale, Murray Rothbard), quello di Johnson ha via via evidenziato notevoli aperture su svariate questioni (a partire dalla legalizzazione delle droghe).
Sceso in lizza per la conquista della nomination repubblicana nell’aprile del 2011, Johnson incontrò subito forti difficoltà ad emergere e – soprattutto – a raccogliere fondi. Questa crisi, accompagnata da polemiche con l’establishment del partito, lo portò ad abbandonare l’Elefantino, schierandosi con il Libertarian Party a novembre dello stesso anno. Conquistatane la nomination, le elezioni generali si conclusero relativamente bene, per un partito abituato a percentuali minime, con l’1.0% di voti popolari: il secondo miglior risultato nella sua storia (precisamente dal 1980, quando Ed Clark conquistò l’1.1%).
Oggi Johnson ci riprova. Nel suo discorso programmatico ha attaccato duramente repubblicani e democratici: entrambi rei, secondo lui, di aver creato e continuato ad alimentare un “capitalismo clientelare”. Sostanzialmente malato, iniquo e in contraddizione con quel libero mercato da sempre caro alla tradizione libertaria ortodossa. E difatti, precedentemente, aveva ravvisato come nell’attuale pletora di candidati alla nomination repubblicana non comparirebbe una figura autenticamente libertarian. Fatto grave, cui il miliardario afferma di voler porre rimedio.
Tuttavia la domanda che inevitabilmente sorge a questo punto è: ma Gary Johnson nutre veramente la speranza di conquistare la Casa Bianca? Domanda legittima ma decisamente mal posta. Che non tiene conto di un elemento fortemente rilevante: un elemento che caratterizza generalmente i partiti minori del panorama politico statunitense (dai verdi ai comunisti): il loro elevatissimo tasso di idealismo. Un idealismo riscontrabile soprattutto per quanto concerne il Libertarian Party, i cui elettori medi rivendicano costantemente con orgoglio il fatto di votare per la difesa di un principio e non in vista di una vittoria politica. Insomma, Machiavelli non è di casa. Chapeau! E tanti auguri!
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