America
Non è solo Harris vs. Trump. I Repubblicani verso il controllo del Senato
A novembre molto difficilmente i Democratici manterranno il controllo del Senato americano, conquistato nel 2020 e ulteriormente rafforzato alle elezioni di mid term del 2022.
Anzi, a poco meno di tre mesi dal voto, l’esito decisamente più probabile è quello di una maggioranza repubblicana. Anche il pareggio, infatti, sembra poco probabile.
In un precedente articolo dello scorso maggio avevo riassunto la situazione.
In sintesi: in ballo ci sono 34 seggi senatoriali. 33 seggi di “classe 1” al rinnovo per la scadenza naturale di fine sessennio e 1 seggio di “classe 2” resosi vacante per le dimissioni del Senatore che lo deteneva.
Ben 23 dei seggi in scadenza sono oggi detenuti dai Democratici e solo 11 da esponenti repubblicani.
Non ci sono dubbi su cosa accadrà nelle elezioni in tutti e 11 gli Stati che esprimono un Senatore repubblicano (GOP) in scadenza.
Tutti i sondaggi indicano, infatti, come certo il rinnovo del mandato di (tra parentesi è indicato per ciascun senatore lo Stato e l’anno di prima nomina):
– Sen. Roger Wicker (Mississippi, 2007)
– Sen. John Barrasso (Wyoming, 2007)
– Sen. Deb Fisher (Nebraska, 2012)
– Sen. Ted Cruz (Texas, 2012)
– Sen. Rick Scott (Florida, 2018)
– Sen. Josh Havley (Missouri, 2018)
– Sen. Kevin Cramer (North Dakota, 2018)
– Sen. Marsha Blackburn (Tennessee, 2018)
Tutti i sondaggi disponibili confermano che tutti e 8 questi Senatori non avranno alcun problema a confermare il loro seggio il prossimo novembre.
Analoga conferma appare scontata per Sen. Pete Ricketts (Nebraska, 2023) nella “special election” per il seggio cui è stato designato provvisoriamente dal Governatore dello Stato per sostituire Sen. Ben Sasse (2014), dimessosi a fine 2022 per assumere la carica di Presidente dell’Università della Florida.
Negli altri due seggi senatoriali attualmente detenuti da esponenti GOP (Indiana, Utah) il senatore in carica (“incumbent”) ha deciso di non candidarsi a un nuovo mandato. Ma anche per questi due seggi “open” l’esito appare scontato. Vediamoli in dettaglio.
– Indiana.
Esce di scena dopo un solo mandato Sen. Mike Braun (2018) che ha deciso di candidarsi alla carica di Governatore dello Stato (e a novembre è certo di essere eletto). Il GOP candiderà Rep. Jim Banks, al Congresso dal 2017 dopo aver servito dal 2010 nel Senato dello stato. Un esponente molto conservatore e strettamente legato a Donald Trump, come mostra il fatto che fu uno dei 126 membri della Camera che sottoscrisse nel 2020 il documento inviato alla Corte Suprema per contestare l’esito delle elezioni presidenziali. I DEM hanno annunciato la candidatura della psicologa Valerie McCray, molto sostenuta dalle organizzazioni sindacali dello stato, ma sostanzialmente senza alcuna speranza di vittoria.
– Utah.
Esce di scena dopo un solo mandato Sen. Mitt Rommey, candidato repubblicano alle elezioni presidenziali del 2012 dove venne sconfitto da Barack Obama. E’ un altro degli esponenti del “vecchio GOP” a lasciare la scena. Uno dei sette Senatori GOP che votarono contro Donald Trump – con la sua rinuncia, dopo quella di Sen. Ben Sasse, dimessosi nel 2022 e quelle di Sen. Richard Bur (NC, 2004) e Sen. Pat Toorney (PA, 2010) che non si sono ricandidati nel 2022, rimarranno in Senato solo Sen. Susan Collins (Maine, 1996) e Sen. Bill Cassidy (Louisiana, 2014) il cui seggio scadrà nel 2026 e Sen Lisa Murkowski (Alaska, 2002) rieletta per un nuovo mandato nel 2022.
Il GOP lo sostituirà con Rep. John Curtis, al Congresso dal 2017. Si tratta di un esponente considerato moderato e centrista (in passato è stato registrato come democratico) che non ha sostenuto (uno dei pochi) Donald Trump nelle primarie 2024 ed esprime posizioni politiche abbastanza simili a quelle di Sen. Mitt Romney. Non avrà alcuna possibilità di vittoria la candidata DEM, Caroline Gleich attivista ambientalista, sciatrice ed alpinista: vincere l’Everest, come lei ha fatto nel 2018, è decisamente più facile che conquistare il seggio senatoriale dello Stato.
I 49 seggi detenuti dal GOP saranno quindi sicuramente confermati.
Aspettarsi sorprese nelle 11 elezioni indicate è assolutamente inutile.
Sono tutti stati GOP nei quali è certa anche la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali.
Non altrettanto vale per i DEM che sono chiamati a confermare ben 23 seggi conquistati nelle elezioni del 2018.
Vediamo la situazione prima di scendere nel dettaglio.
– 12 Senatori DEM “incumbent” non avranno problemi di riconferma;
– anche 3 dei 6 seggi “open” (il Senatore uscente non si ricandida) vedranno la vittoria sicura del candidato DEM;
– l’esito è al momento incerto per 7 seggi senatoriali (tra cui due seggi “open”);
– è, invece, sostanzialmente certo il passaggio al GOP del West Virginia dopo che Sen. Joe Manchin (2010) ha annunciato il suo ritiro.
La situazione, quindi, del nuovo Senato USA vede, al momento, il GOP sostanzialmente certo di poter contare su 50 Senatori (che equivalgono alla maggioranza in caso di vittoria alle elezioni presidenziali) con i DEM al momento fermi a 43 seggi.
Rimandando ad un prossimo articolo l’analisi delle competizioni in cui i DEM non sono sicuri della conferma del seggio ecco l’elenco dei senatori DEM che saranno riconfermati e dei tre nuovi senatori DEM che possono contare sull’elezione a novembre.
L’elenco dei 12 “incumbet” DEM che vinceranno le elezioni per un nuovo mandato vede nomi importanti:
– Sen. Maria Cantwell (Washington, 2000)
– Sen. Amy Klobuchar (Minnesota, 2006)
– Sen. Sheldon Whitehouse (Rhode Island, 2006)
– Sen. Bernie Sanders (Vermont, 2006, indipendente)
– Sen. Kirsten Gillibrand (New York, 2009)
– Sen. Chris Murphy (Connecticut,2012)
– Sen. Mazie Hirono (Hawaii, 2012)
– Sen. Angus King (Maine, 2012, indipendente)
– Sen. Elizabeth Warren (Massachusetts, 2012)
– Sen. Martin Heinrich (New Mexico, 2012)
– Sen. Tim Kaine (Virginia, 2012).
A questi 12 senatori certi della riconferma si aggiungeranno sicuramente i candidati di:
– California.
Sen. Laphonza Butler, che era stata nominate nel 2023 a ricoprire il seggio lasciato vacante dalla “regina del Senato”, Sen. Dianne Feinstein (al Senato dal 1992 alla sua scomparsa il 29 settembre 2023) lascerà il posto a Rep. Adam Shift (al Congresso dal 2000) che non avrà problemi a sconfiggere il candidato GOP, l’ex giocatore di baseball professionista Steve Garvey.
– Delaware
Sen. Thomas Carper (2000) ha annunciato il suo ritiro dopo quattro mandati consecutivi annunciando il suo sostegno alla DEM Rep. Lisa Blunt Rochester che è stata la prima donna e la prima afro-americana a rappresentare il Delaware al Congresso (eletta la prima volta nel 2016). A contrastarne la nomina per il GOP sarà un manager, Eric Hansen, che non ha alcuna speranza di successo.
– New Jersey.
Qui la situazione è più complicata anche se alla fine prevarrà il candidato DEM.
Il Senatore in carica per i DEM Sen. Bob Menendez (2006), che aveva annunciato la sua candidatura per un quarto mandato, è stato condannato lo scorso 16 luglio per corruzione in un processo federale. Nonostante le pressioni del partito perché si ritirasse dalla politica ha deciso di candidarsi per un nuovo mandato come indipendente. I DEM hanno designato come candidato Rep. Andy Kim, eletto al Congresso dal 2018, dopo una fortissima contrapposizione con Tammy Murphy, moglie del Governatore DEM dello Stato, Phil Murphy e storicamente molto vicina politicamente ad Al Gore. Il candidato GOP, Curtis Bashaw, un imprenditore immobiliare, non ha alcuna speranza di successo, nonostante la candidatura di Sen. Bob Menendez come indipendente sicuramente attrarrà una quota di elettori DEM.
15 seggi sicuri, quindi, per i DEM.
Le altre competizioni tutte “in salita”.
Nel prossimo articolo analizzeremo la situazione delle competizioni per i seggi di Arizona, Michigan, Montana, Nevada, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin i cui esiti sono al momento considerati incerti e del West Virginia che quasi sicuramente passerà al GOP.
Devi fare login per commentare
Accedi