America
Cruz e Sanders non mollano
Nuovi risultati elettorali in America. Tra i repubblicani, Donald Trump vince in Louisiana e Kentucky, mentre il senatore texano Ted Cruz conquista Kansas e Maine. Marco Rubio ormai latita. Per quanto si tratti in gran parte di Stati minori, questo risultato pone in luce alcuni elementi interessanti.
Innanzitutto il miliardario newyorchese sembra confermare una debolezza strutturale nei caucus, i quali – contrariamente – risultano sempre più terreno fertile per Cruz (che proprio sui caucus sta costruendo la sua attuale fortuna, a partire da Iowa e Alaska). Laddove il miliardario è per ora riuscito a sfondare soltanto in quelli di Nevada e Kentucky, mostrando migliori performance con il sistema delle primarie. Un dato che mette in evidenza come l’elettorato ultraconservatore (che nei caucus generalmente trova fortissima espressione) non gradisca più di tanto il magnate newyorchese, il quale probabilmente appare troppo trasversale e non eccessivamente vicino alle posizioni dell’ultradestra. Per quanto Trump si confermi dunque capace di pescare copiosamente tra i bacini evangelici, non risulta ciononostante in grado di assumerne saldamente la leadership, che al momento parrebbe restare in mano a Ted Cruz.
Un Ted Cruz che sta via via facendosi sempre più pericoloso: nonostante non eguagli il magnate in termini di delegati e abbia perso nello Stato oggi più corposo e tradizionalmente evangelico (la Louisiana), il senatore texano appare sempre più presentarsi come l’anti-Trump. L’unico in grado di inseguire il miliardario newyorchese. Un dato interessante, che consente due considerazioni. In primo luogo, il rafforzarsi di Cruz a destra, porterà prevedibilmente Trump a proseguire la strategia di riposizionamento al centro, portata avanti nelle ultime settimane (dalla sanità all’immigrazione). In seconda istanza, la resistenza di Cruz potrebbe portare l’elefantino a puntare su di lui come candidato per la Casa Bianca: per quanto si tratti di un’ipotesi abbastanza blanda. Non dobbiamo dimenticare che in Senato Cruz ha sempre mantenuto un atteggiamento critico verso i colleghi repubblicani e lo stesso establishment del partito: ragion per cui, non è che risulti poi molto più amato di Trump dalle alte sfere del GOP. Quelle alte sfere che stanno nervosamente aspettando il 15 marzo: quando si voterà in Florida. Uno spartiacque cruciale. Se, come sembra dai sondaggi, Marco Rubio non riuscirà a vincere neanche lì, la sua candidatura tramonterà definitivamente. E allora potrebbe nuovamente spuntare il nome di Mitt Romney: potenzialmente più inclusivo di un Cruz ancora eccessivamente schiacciato sulle posizioni dell’ultraconservatorismo religioso.
Acque parzialmente agitate anche per i democratici. Hillary trionfa facilmente in uno Stato meridionale come la Louisiana ma perde nei caucus di Nebraska e Kansas. Si tratta di due vittorie non decisive per il rivale, Bernie Sanders, ma comunque sufficienti per permettergli di rimanere in corsa. Ancora una volta l’ex first lady conferma il suo predominio nei territori del Sud. Un predominio che tuttavia tende a farsi vacillante man mano che ci si sposta al Centro e a Nord. E il vecchio Bernie si sta rivelando un osso più duro del previsto.
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