America
Colombia : riuscirai a uscire dalle tue sabbie mobili?
Alla fine del mese scorso è stata presentato il rapporto della Commissione per la Verità e la Giustizia della Colombia [1]. Quest’ultimo concretizza l’impegno di porre le vittime al centro dell’accordo di pace, la chiave per gettare le basi della riconciliazione e della costruzione di una vera pace in Colombia. Queste basi ora devono essere implementate all’interno delle sabbie mobili in cui sopravvive il popolo del “cortile dietro casa” più sfruttato degli Stati Uniti.
“Presto capiremo che siamo una grande famiglia con zii, cugine, nonni e sorelle molto diversi da noi, ma che tutti possiamo sederci a mangiare una domenica, alla fine di una lunga settimana in cui si è creato un nuovo mondo, dove c’è stata tempesta, crisi, pianto e guerra, ma dove alla fine si potrà offrire la pace e la speranza di ciò che verrà. Il cambiamento è già iniziato [2]”, ci raccontava, pieno di emozione, Felipe Román Lozano, giovane colombiano, dopo i risultati delle elezioni presidenziali colombiane.
E Felipe Román Lozano no è sicuramente l’unico colombiano ad entusiasmarsi per gli ultimi cambiamenti avvenuti nel suo Paese, che vanno di pari passo con la pubblicazione del Rapporto della Commissione per la Verità e Giustizia.
Forse l’entusiasmo di Felipe non tiene conto che, anche se il cambiamento è iniziato, ora viene la parte più difficile.
Ora c’è bisogno che questo cambiamento che diventi realtà.
Ora inizia, per la società e le autorità dello Stato, il compito di diffondere e sviluppare le raccomandazioni del Rapporto della Commissione per la Verità, per ottenere la piena attuazione dell’Accordo di Pace e per sradicare la violenza dai territori: un lungo cammino, nella giungla oscura di una realtà sociale, appartenente a un sistema economico che poco ha a che fare con gli accordi di pace.
I crescenti livelli di violenza perpetrati da gruppi armati non statali e organizzazioni criminali nelle aree rurali della Colombia continuano ad avere un impatto devastante, in particolare su donne e bambini, popoli indigeni, afro-discendenti, leader della comunità e difensori dei diritti umani.
E non è solo l’ONU a dirlo in un rapporto pubblicato in questi giorni. Sono le madri, i padri, le sorelle e i fratelli delle vittime, che continuano a chiedere giustizia, una giustizia che continua a sembrare impossibile e utopica anche se il rapporto è già stato pubblicato.
Il governo entrante, che assumerà la carica il mese prossimo, dovrà dare priorità alla lotta contro questa violenza. E questo compito no è assolutamente evidente, o semplice.
Il governo entrante dovrà rispondere rapidamente alle famiglie delle vittime.
Il governo entrante dovrà risolvere rapidamente le sue promesse.
Non ha molto tempo. Perché il popolo colombiano è stato represso per quasi 500 anni, e non può più aspettare.
E una delle domande che ci poniamo insieme al penalista e difensore dei diritti umani Juan Trujillo Cabrera, della Fondazione Puniendi, è: come il governo riuscirà a mantenere le sue promesse ?
L’articolo 4 del decreto 588 del 2017 stabilisce che la Commissione per la Verità è un meccanismo extragiudiziale, pertanto le sue attività non avranno carattere giudiziario, né serviranno per l’imputazione penale dinanzi a qualsiasi autorità giurisdizionale.
La informazione ricevuta o prodotta dalla Commissione non potrà essere utilizzata dalle autorità giudiziali per attribuire le responsabilità dei colpevoli durante processi, non potrà nemmeno essere usata come prova.
La firma degli Accordi di Pace con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) nel 2016 ha favorito una diminuzione della violenza. Secondo l’Istituto di Studi per lo Sviluppo e la Pace (INDEPAZ), gli assassinati si sono ridotti da 12.665 nel 2012 a 1.238 nel 2016. Ciò nonostante, negli ultimi 2 anni, gruppi armati non statali e organizzazioni criminali, spesso connessi con attività illecite come il narcotraffico, hanno ampliato la loro presenza in diverse regioni della Colombia.
Le popolazioni indigene e afro-discendenti sono state costrette a partecipare ad attività illecite e ad abbandonare le loro forme di vita tradizionali, come la pesca e la caccia.
Questo è il caso del popolo indigeno Nasa nel dipartimento del Cauca, che sono stati a lungo oggetto di minacce e attacchi.
Solo nei primi mesi di quest’anno, quattro leader Nasa sono stati uccisi. La violenza, il narcotraffico e le industrie estrattive minacciano il loro modo di vivere e, più in generale, la loro sopravvivenza.
Il sistema capitalista in cui viviamo non facilita l’azione di un politico di sinistra.
In un mondo dove c’è la capacità di dare ad ogni abitante uno smartphone ma più di un terzo non ce l’ha; dove c’è la capacità di costruire abitazioni decenti per tutti gli abitanti ma sempre più aumentano i senza casa; dove vi è la possibilità di dare un sistema sanitario per tutti, ma questo continua a essere un lusso in troppi paesi; dove c’è la capacità di dare istruzione e in generale soddisfare tutte le esigenze anche culturali, artistiche, ricreative e di intrattenimento… ma il sistema capitalista lo impedisce perché altrimenti muore come sistema.
I bisogni della popolazione sono fonte di ricchezza per il profitto di una minoranza.
Come agire in modo equo in un mondo che ha un sistema così disuguale?
La tua speranza avrà ragione, Felipe Román Lozano, nonostante si continui a vivere in un sistema sociale che fa cadere ogni giorno sempre più uomini nella povertà estrema?
Potremo davvero sederci, un giorno, tutti insieme, i più ricchi e i più poveri, e mangiare uno accanto all’altro allo stesso tavolo?
Spero che tu abbia ragione, Felipe Román.
[1] Più informazioni: https://www.comisiondelaverdad.co
[2] La musica della speranza, Felipe Roman Lozano, 5 Luglio 2022, Ventuno News (https://www.ventuno.news/2022/07/la-musica-della-speranza/)
Foto di Felipe Roman Lozano, Bogotá, Colombia, 2022
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