America
Per battere Trump Biden ha bisogno di tutti, ma soprattutto di Ocasio-Cortez
L’unità è ciò che serve ai democratici americani per evitare il secondo mandato presidenziale di Donald Trump ma non è solo lo stesso avversario politico a compattare il partito, c’è infatti anche il medesimo scopo: trasformare il Paese. I modi per farlo servono a distinguere i programmi dei candidati delle primarie, suddivisi in maniera sbrigativa tra progressisti e moderati. Ora però in corsa è rimasto solo Joe Biden e l’unità è l’unico mezzo con cui tentare di vincere contro i repubblicani. Si tratta solo di un auspicio o lo spauracchio di altri quattro anni con Trump rappresentano un motivo sufficiente per presentarsi uniti al voto? In effetti non usa mezzi termini Bernie Sanders per descrivere l’attuale inquilino della Casa Bianca. Lo definisce il presidente più pericoloso della storia moderna. Lo fa in un video i cui, da remoto, parla con Joe Biden. “Chiedo ad ogni elettore democratico, ad ogni indipendente, ad ogni americano, chiedo anche a molti elettori repubblicani di supportare la tua candidatura che sostengo”. È il 13 aprile e i due sembrano davvero dalla stessa parte. Sanders parla dei rispettivi staff in contatto per creare task force in grado di affrontare le tante questioni aperte nel Paese, da un’economia che funzioni per tutti a un sistema educativo efficiente o cosa fare nei confronti del cambiamento climatico. Biden pubblica un tweet con una vecchia foto in cui entrambi appaiono sorridenti e usa come didascalia una sola parola, quella parola: unità. La stessa idea a cui rimanda un altro tweet, quello di Pete Buttigieg che qualche giorno dopo, pubblica tutti quelli che erano candidati alla Casa Bianca per i democratici. Nella foto tra l’ex sindaco di South Bend e Biden c’è Elizabeth Warren e poco dopo arriva anche il suo endorsement per l’ex vicepresidente. Lo fa con un video e un messaggio ben preciso: mai come in questo momento di crisi, è importante che il prossimo presidente ripristini la fiducia degli americani in un governo buono ed efficace. La persona in grado di farlo è Joe Biden, perché la sua carriera politica parla da sé, per la sua integrità, per l’empatia che trasmette. Warren aggiunge però che non si dovrà solo curare un Paese diviso ma ritrasformare e ricostruire una nazione e lei ha già visto farlo a Biden come vicepresidente di Obama. “C’è una cosa che apprezzo di lui, che ti dice sempre da che parte sta. Se non sei d’accordo, lui ti ascolterà, non ti sentirà solo, ma ti ascolterà con attenzione e ti tratterà con rispetto, a prescindere da dove tu venga”. E, a proposito di Obama, arriva anche il suo messaggio di sostegno a Biden, il più atteso e sentito, un video che, come sottolinea Gianluca di Tommaso, raggiunge un milione di visualizzazioni in 39 minuti su Twitter.
Biden affida a Medium la sua risposta. Scrive che la sua è una battaglia per l’anima della nazione americana e che non esiste partner migliore di Obama, che lui e Jill, sua moglie sono grati a Barack e Michelle Obama per il loro supporto e che essere vicepresidente è stato uno dei maggiori onori della sua vita. Ricorda che anche quando si è insediato il quarantaquattresimo presidente Usa c’era una crisi in atto ma quella attuale è una crisi sia sanitaria che economica. “Comprendere la paura, l’ansia e il dolore che tutti gli americani stanno sopportando, specialmente quelli che hanno perso i propri cari a causa di questo virus. Riconoscere l’eroismo di così tanti americani, inclusi medici, infermieri e operatori sanitari; primi soccorritori, vigili del fuoco e polizia; lavoratori nel settore alimentare e autotrasportatori. Lavorare con i governatori e i sindaci, non contro di loro. Riunire la nostra nazione unita in uno scopo comune”, scrive per chiarire come intende muoversi. “Il presidente Obama comprende, come me, che riusciremo a superare questa crisi. E poi non ricostruiremo solo questa nazione, ma la trasformeremo”, aggiunge. Non solo empatia dunque ma l’esperienza di chi già ha dimostrato di poter contribuire al cambiamento insieme a Barack Obama. Non solo auspici, ma un programma che sarà plasmato con i suoi ex competitor nella corsa alla Casa Bianca. Basterà a raggiungere l’indispensabile unità nel partito? Voteranno per lui gli elettori più progressisti? Inevitabilmente il pensiero va al silenzio di Alexandria Ocasio-Cortez che, nonostante l’endorsement di Bernie Sanders per Joe Biden, non ha seguito il suo mentore, anzi in un’intervista al New York Times ha affermato di non essere stata contattata dallo staff dell’ex vicepresidente. Politico scrive però che in seguito i contatti sono iniziati e che AOC, come ormai tutti conosco Ocasio, ha posto alcune questioni, immigrazione, assistenza sanitaria e cambiamenti climatici, che a suo parere aspettano soluzioni più nette. Pur consapevole di quanto sia importante supportare il candidato democratico alle presidenziali, per lei resta fondamentale capire come intenda affrontare questi temi. Lo fa perché vuole restare un riferimento per gli elettori più progressisti e per chi sognava soluzioni più radicali ai problemi che attanagliano gli Usa. Lo fa per continuare a far vivere il “not me, us” di Sanders, mostrando che quel noi non si è disperso ma può trovare in lei una voce autorevole in grado di negoziare e dialogare con il resto del partito. L’unità del sostegno per Biden passa anche da qui, dalla capacità di trovare una sintesi, altrimenti il secondo mandato di Trump potrebbe diventare sempre più probabile.
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