America
Bernie Sanders: il candidato democratico anti-Clinton
«Fratelli e sorelle, ora non è il momento per pensare in piccolo» così un senatore di 73 anni del Vermont si è candidato alle primarie del Partito Democratico. Bernie Sanders è conosciuto in America per essere un socialista e ad aprile nessuno ha preso seriamente in considerazione la sua candidatura.
Oggi, alcuni sondaggi segnalano che Sanders ha recuperato su Clinton in Iowa e nel New Hampshire, i primi due stati in cui si andrà a votare. Dopo una prima fase in cui la cronaca politica si era completamente dimenticata di Sanders, ora potrebbe essere l’avversario più accreditato di Hillary Clinton. Da settimane, il senatore del Vermont, inaspettatamente, è riuscito a riempire i propri comizi di persone: oltre 2.500 persone in Iowa, 10mila persone in Wisconsin, 7.500 persone nel Maine e così via. Un bagno di folla che ha attirato tutti i maggiori media su Sanders che è determinato a guidare una “rivoluzione politica” sfidando Hillary Clinton.
Sanders sta raccogliendo i consensi di tutte quelle persone democratiche contrarie alla candidatura di Hillary Clinton e non solo. Ha attirato anche l’attenzione di tutta quell’area legata ai movimenti sociali americani come Occupy Wall Street. Alcuni attivisti, infatti, hanno lanciato un appello chiamato People for Bearnie in cui affermano che Sanders è il più forte candidato progressista in gara in questo momento, oltre ad essere la più audace alternativa allo status quo.
Bernie Sanders è nato a Brooklyn da genitori ebrei emigrati dalla Polonia. Dopo i suoi studi in Scienze Politiche, passò qualche tempo in un kibbutz israeliano. Inizialmente aderì al Liberty Union Party, un partito di sinistra che si opponeva fortemente alla guerra del Vietnam. Dopo una serie di sconfitte per farsi eleggere governatore e senatore del Vermont, lasciò nel 1979 il partito per diventare indipendente. Nel 1981 venne eletto sindaco di Burlington – la più grande città del Vermont – sfidando il sistema bipartitico americano e fu riconfermato per altri tre mandati. Nel 1991 è stato eletto deputato alla Camera dei Rappresentanti e venne riconfermato fino al 2007, quando decise di candidarsi al Senato e riuscì a farsi eleggere con oltre il 65% delle preferenze. Nel 2012 fu riconfermato per un secondo mandato con il 71% dei voti contro il suo sfidante Repubblicano.
Il senatore del Vermont ha attirato anche l’attenzione per le sue nette prese di posizione sulla disuguaglianza economica, sul cambiamento climatico e sul salario minimo. La sua idea di socialismo ricorda quella dell’ex primo ministro svedese Olof Palme. Sanders, in Italia, a mo’ di sfottò è stato definito come “vecchio rottamatore che vorrebbe trasformare l’America in una specie di Norvegia”. Non proprio uno sfottò per il candidato del Vermont che spesso ama confrontare le realizzazioni del Welfare scandinavo con l’iniquità della società americana. Durante la campagna elettorale, Sanders ha promosso la tassazione progressiva e il miglioramento dei servizi pubblici, soluzioni molto vicine a quelle di Elizabeth Warren, senatrice “di sinistra” del Massachusetts apprezzata dall’ala radicale del partito democratico. La sua ultima battaglia è di alzare il salario minimo a 15 dollari l’ora.
Nonostante il subbuglio che sta creando, il senatore che marciò con il Dr. Martin Luther King non ha quasi nessuna possibilità di vincere come un outsider alle presidenziali democratiche. Sanders ha dalla sua una buona raccolta di fondi dal basso e un discreto numero di seguaci: entrambi troppo pochi per vincere una competizione elettorale contro una macchina da guerra elettorale come quella messa in movimento da Hillary Clinton.
Sanders ha ottime possibilità di influenzare il dibattito politico statunitense e non solo. Attualmente la grande capacità della candidatura per una “rivoluzione politica” è stata quella di suscitare una notevole discussione a sinistra. Consapevole di ciò, Sanders ha definito la sua candidatura come un tentativo di costruire una pressione da sinistra. Gli esponenti della sinistra americana come Bhaskar Sunkara, fondatore di Jacobin magazine, vedono nella candidatura di Sanders, seppur con tutti i suoi limiti, la possibilità di solidificare i progressisti in un blocco elettorale coerente come è avvenuto con il Tea Party nel Partito Repubblicano. Bisognerà vedere se Sanders sarà capace di alterare la sostanza del dibattito durante le primarie Democratiche. La sinistra americana si pensa e discute attorno alla candidatura di Sanders. Se questo 73enne riuscirà a costruire una vivace campagna potrebbe portare un messaggio “vivo” ma sotto-rappresentato nella politica americana, come ha affermato Jamelle Bouie, che potrebbe contribuire ad articolare ed organizzare la sinistra americana fuori o dentro al Partito Democratico con l’effetto immediato di costringere la Clinton a spostare a sinistra il suo approccio su alcuni temi.
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