America
A forza di gridare al lupo al lupo sono arrivati i leoni
Sinistra e destra, per anni, hanno drogato la retorica politica a colpi di “rischi per la democrazia”. La legge tal de tali non piace all’opposizione? Allora è un “rischio per la democrazia”. La riforma su questo e quell’altro prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio? Anche questa è un “rischio per la democrazia”. Le nomine dei vertici di società partecipate dallo Stato sovrarappresentano un partito? Beh, siamo inequivocabilmente di fronte all’ennesimo “rischio per la democrazia”.
E così, a forza di banalizzare il rischio democratico, a forza di personalizzare il conflitto, a forza di identificare la propria visione politica con l’idea stessa di democrazia, abbiamo assistito ad un progressivo sdoganamento di culture e movimenti politici un tempo inaccettabili.
A forza di gridare al lupo al lupo sono arrivati prima gli ippopotami, poi i serpenti e poi i leoni. E mentre l’ultimo arrivato faceva fuori il precedente, mentre i leader dei principali schieramenti di destra e sinistra dell’Occidente continuavano a sdoganare i “rischi per la democrazia”, un elettorato sempre più assuefatto a questa dialettica, senza nemmeno accorgersene, metteva sullo stesso piano forze politiche moderate con movimenti più estremisti.
In questo processo destre e sinistre hanno entrambe le loro responsabilità. A sinistra si è esagerato nel personalizzare il conflitto, nel rappresentare l’avversario come un nemico per la società, l’ordine pubblico e dunque la democrazia. A destra, viceversa, si è abusato del discorso sulle libertà, semplificando troppo una visione politica per forza di cose più complicata.
Nell’esasperazione del conflitto, la stampa partigiana e talvolta anche la magistratura militante, hanno fatto la loro parte. In certi casi portando avanti processi che si sarebbero risolti in ‘fatti che non costituiscono reato’ o impegnandosi in inchieste che tralasciavano i conti in rosso pur di parlare delle auto blu. Sia chiaro: chi scrive è per il taglio di tutti gli sprechi possibili ed immaginabili e per la lotta a qualsiasi forma di corruzione. Ma proprio per questo risulta difficile capire in base a quale logica 800.000€ (0,013€ a testa) di sprechi facciano più notizia di 80 miliardi (1.333€ a testa) di nuovi debiti contratti nei primi 7 mesi del 2016. O ancora in base a quale altra logica una stampa che ieri chiedeva il taglio del debito pubblico oggi, talvolta per partigianeria o per disinteresse, finga di non vedere quanto sia cresciuto quel debito.
E allora, per tornare al punto di partenza, la democrazia è in pericolo? No, ma si è molto indebolita. La sua debolezza, però, non dipende dalla Costituzione ma dalla confusione di ruoli tra controllori e controllati, tra poteri diversi. Se i giornalisti e i magistrati fanno politica anziché controllare, in maniera davvero indipendente, la politica, la democrazia non può funzionare al meglio. Viceversa se la politica ha voce in capitolo su giornalisti e magistrati, o se questi poteri tendono a influenzarsi per raggiungere altre finalità, è difficile che la democrazia funzioni al meglio.
Ma non solo. Se le principali forze politiche avessero davvero a cuore i “rischi per la democrazia” farebbero bene a smetterla di ululare al lupo al lupo ad ogni colpo di tosse.
@vitokappa
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