America
A che punto è la guerra dei dazi?
Trump ha imposto dazi del 25% su tutte le importazioni da Canada e Messico e del 10% su quelle cinesi. Ma all’improvviso ha fatto dietrofront sul Messico, ottenendo però lo schieramento di 10mila soldati messicani a protezione del confine
Il commercio globale è finito sotto il tiro incrociato dei dazi scatenato dal presidente americano Donald Trump. Già durante il suo primo mandato (2017-2021), Trump aveva adottato una politica commerciale fortemente protezionista nota come “America First” che adesso ha scelto di intensificare. Essendo noto l’effetto nefasto dei dazi sul commercio globale – un punto su cui si registra un’amplissima convergenza tra gli economisti –, si teme ora un impatto negativo sull’economia mondiale.
Oggi, le principali borse mondiali, tra cui Tokyo, Francoforte, Parigi, Londra e Milano, hanno registrato perdite comprese tra il 2 per cento e il 3 per cento. Contestualmente, l’euro è sceso al livello più basso rispetto al dollaro americano dal 2022, mentre il prezzo del petrolio ha superato i 75 dollari al barile.
I dazi contro Canada, Messico e Cina
Il primo febbraio 2025 Trump ha firmato ordini esecutivi che impongono tariffe doganali del 25% su tutte le importazioni da Canada e Messico e del 10% su quelle provenienti dalla Cina. Inoltre, è stato introdotto un dazio del 10% sulle importazioni energetiche dal Canada, inclusi petrolio, gas naturale ed elettricità. Trump aveva giustificato tali provvedimenti con la necessità di proteggere l’economia statunitense, affrontare l’immigrazione illegale e contrastare il traffico di droga, in particolare il flusso dell’oppiaceo fentanyl. Ma ecco che a sorpresa questo pomeriggio è stato annunciato un congelamento per un mese delle misure contro il Messico.
In risposta il premier canadese Justin Trudeau ha annunciato misure di ritorsione del 2% sui beni statunitensi per un valore di oltre 100 miliardi di dollari. “Certamente non stiamo cercando l’escalation, ma difenderemo il Canada, i canadesi e i posti di lavoro canadesi”, ha dichiarato Trudeau spiegando che le tasse si applicheranno a beni di uso quotidiano come birra, vino, frutta, verdura, elettrodomestici, legname, plastica e altro. Trudeau ha avvertito che il conflitto commerciale avrà “conseguenze reali” per i canadesi ma anche per gli americani, tra cui perdita di posti di lavoro, costi più elevati per cibo e benzina, potenziali chiusure di stabilimenti di assemblaggio di automobili e accesso impedito a nichel, potassio, uranio, acciaio e alluminio canadesi.
La presidente messicana Claudia Sheinbaumavevq scritto su X che respinge “categoricamente la calunnia della Casa Bianca che accusa il governo messicano di avere alleanze con organizzazioni criminali”, parlando di prossime “misure doganali” contro Washington e accusando a sua volta i produttori di armi americani di fare affari con “questi gruppi criminali” in Messico. Stamattina, tuttavia, ha fatto sapere di aver concordato con il suo omologo statunitense la sospendere dei dazi. In cambio, il Messico schiererà 1omila militari al confine con gli Stati Uniti per prevenire il traffico di droga, mentre gli Stati Uniti si sono impegnati a contrastare il flusso di armi USA verso i cartelli del narcotraffico.
La Cina, invece, pur promettendo contromisure severe, sembra orientata a reagire con prudenza. Il ministero del Commercio cinese ha invece fatto sapere che presenterà una causa contro gli Stati Uniti presso l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) nonché l’adozione di “contromisure corrispondenti”.
Trump: “Non so quando ma presto i dazi colpiranno anche Bruxelles”
Trump ha criticato anche l’Unione Europea per pratiche commerciali ritenute sleali, minacciando ulteriori dazi se il blocco non aumenterà l’importazione di prodotti agricoli e automobilistici statunitensi. Nel 2023, secondo dati Eurostat, tutti i paesi europei hanno esportato oltre 503 miliardi di euro di beni negli Stati Uniti e ne hanno importati 347 miliardi.
In Italia sono oltre 40.000 le imprese che esportano verso gli Stati Uniti, con settori come la meccanica, la moda, l’agroalimentare e la farmaceutica particolarmente esposti. Secondo un’analisi di Confartigianato, l’Italia potrebbe essere tra i paesi più colpiti dall’applicazione di dazi USA sui prodotti europei, con una possibile riduzione dell’export superiore agli 11 miliardi di euro, pari a una diminuzione del 16,8 per cento rispetto agli attuali 66,4 miliardi di euro esportati negli Stati Uniti.
La prospettiva di nuove tariffe imposte sui prodotti europei e italiani importati negli Usa “preoccupa”, ha ammesso il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “È già accaduto in passato, lo ha fatto anche l’amministrazione Biden. È utilizzato come strumento di politica industriale da parte degli Usa per riportare delle produzioni negli Usa”. “L’Europa – ha affermato Giorgetti a margine di un incontro pubblico delle scorse ore – inizi a immaginare degli strumenti per difendere le produzioni che esistono in Europa e in Italia. Ci diano strumenti per difendere la nostra industria che altrimenti rimane stritolata dalla concorrenza che viene dall’Asia o dagli Usa”.
Secondo un approfondimento messo a punto dalla Farnesina, dopo una riunione presieduta dal ministro Antonio Tajani con alcuni rappresentanti del tessuto produttivo italiano, un ruolo importante potrebbe avere l’apprezzamento del dollaro sull’euro, verificatosi negli ultimi mesi, unito all’aumento delle scorte di merci da parte delle imprese americane. Anche misure tariffarie più elevate contro Cina e Messico potrebbero avere effetti opposti, aprendo spazi competitivi per il Made in Italy. In particolare, segnala la Farnesina, importanti opportunità per l’export italiano vengono dai mercati emergenti: Mercosur, India, ASEAN, Paesi del Golfo, Africa e Balcani. “La guerra dei dazi non conviene a nessuno. Anche perché i negoziati dovranno tenere conto dei legami Ue-Usa. Abbiamo idee e strategia per tutelare le nostre imprese con l’Italia che sarà il miglior ambasciatore Ue nel dialogo con Washington” ha dichiarato Tajani.
A livello europeo, la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea stanno sollecitando i 27 Stati membri a mantenere un fronte unito e a non negoziare le tariffe in modo individuale, al fine di affrontare efficacemente le sfide poste dalle nuove politiche commerciali statunitensi. Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che l’UE “si difenderà” se gli Stati Uniti imporranno tariffe aggiuntive, sottolineando l’importanza per l’Europa di reagire e affermarsi come una vera potenza. Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha evidenziato la necessità di cooperazione, pur affermando la forza dell’UE di fronte a possibili dazi statunitensi.
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