Africa

Perché è necessario seguire le elezioni in Nigeria

26 Marzo 2015

Di sicuro non seguiremo lo scrutinio attaccati alla tv (che non ne parlerà) o aggiornando spasmodicamente un sito. Al massimo ci sarà qualche titolo nascosto sul tema. Eppure le elezioni in Nigeria rappresentano un momento importante in questa fase storica, soprattutto per quanto riguarda la minaccia dell’islamismo; che in quei territori è rappresentato da Boko Haram, l’organizzazione guidata dal sanguinario Abubakar Shekau.

Il voto del 28 marzo – inizialmente previsto a febbraio e posticipato per ragioni di sicurezza – vede in campo 14 candidati. Ma i due veri sfidanti sono il presidente in carica, Goodluck Jonathan, 57 anni, del People’s Democratic Party (Pdp) e l’ex dittatore Muhammadu Buhari, 72 anni, a capo dell’All Progressive Congress (Apc). Il Pdp è il partito che governa la Nigeria ininterrottamente dal 1999. Goodluck Jonathan, prima della candidatura come presidente, era stato già vicepresidente. Il suo sistema di potere è quindi ben consolidato e l’obiettivo è la vittoria, evitando il ballottaggio.

L’ultimo mandato è stato però molto controverso, tanto che – per la prima volta in 16 anni – il risultato elettorale è in bilico. La crescita di Boko Haram è stata esponenziale negli Stati del Nord est. La roccaforte del gruppo jihadista è nel Borno, ma l’influenza è cresciuta anche altrove. Tuttavia, in una recente dichiarazione, il presidente ha sostenuto che gli islamisti saranno sconfitti in poche settimane. Un’affermazione che rischia di trasformarsi in un boomerang in caso di vittoria alle elezioni e di mancato sradicamento di Boko Haram.

Come evidenzia la mappa numero 1, Goodluck Jonathan con il Pdp ha la sua base elettorale tra i cristiani del sud della Nigeria. Al contrario il musulmano Muhammadu Buhari con l’Ape, reduce da tre sconfitte (nette) consecutive, può contare sull’appoggio sul nord a trazione musulmana. Il problema non è comunque riconducibile solo a una questione religiosa: la mappa della povertà (n.2) indica come al credo corrisponda anche la differente distribuzione della ricchezza e la discrepanza di istruzione. Da questo dato è evidente l’accusa rivolta a Goodluck Jonathan: ha favorito i cristiani per garantirsi l’appoggio elettorale, a discapito degli Stati settentrionali. L’impoverimento di quelle zone è così diventato l’humus per Boko Haram, che ha potuto arruolare miliziani tra i disperati degli Stati nord orientali, avviando uno spietato progetto di guerra. Tanto che ha finito per esportare il conflitto nel Ciad e nel Niger.

Mappa elezioni numero 1
Mappa numero 1, i partiti in vantaggio negli Stati . Fonte: Bbc

Dal punto di vista militare, il presidente in carica è anche responsabile della spaccatura nell’esercito: la sua scarsa esperienza in campo militare si è rivelata tragica. Quindi Muhammadu Buhari, presidente del regime militare tra il 1983 e il 1985, cerca di capitalizzare il malcontento. La sua carriera non è una garanzia di rinnovamento: la breve parentesi da dittatore negli anni Ottanta fu arrestata per un altro colpo di Stato. Buhari è stato poi in carcere fino al 1988. La sua prima candidatura è maturata solo nel 2003. Negli anni, nonostante le ripetute sconfitte alle elezioni, ha cercato di costruire un profilo alternativo al Pdp. Ma su di lui c’è grande scetticismo, in quanto i detrattori lo indicano come un “volto presentabile” dell’estremismo stile Boko Haram. A rafforzare questa tesi c’è un fatto: nel 2001 era schierato a favore dell’istituzione della shari’a negli Stati settentrionali della Nigeria. Ora ha smussato queste posizioni, dicendosi fautore della libertà religiosa. Il principale tema della sua campagna elettorale è comunque l’impegno per la sicurezza nazionale.

Mappa n. 2, povertà in Nigeria
Mappa n. 2, povertà in Nigeria. Fonte: Bbc

Il voto in Nigeria, dunque, è semplicemente fondamentale nell’ottica della guerra al jihadismo, sia da un punto di vista politico che militare. L’eventuale affermazione di Goodluck Jonathan richiederebbe uno sforzo notevole per cercare di ridurre le enormi differenze sociali (sempre che il leader del Pdp lo voglia davvero) e combattere, insieme a Ciad e Niger, i miliziani di Boko Haram. D’altra parte un ritorno al potere Muhammadu Buhari aprirebbe scenari nuovi. E farebbe comprendere se le sue intenzioni sono quelle di una pacificazione nazionale o di un’azione di favoreggiamento all’islamismo.

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