Africa
Uganda, lasciate che i gay mostrino il loro volto (senza essere impiccati)
David Kato Kinsule, uno dei più grandi attivisti ugandesi e padre del movimento LGBT in Uganda, è stato assassinato all’inizio del 2011, poco dopo aver vinto una causa contro una rivista che aveva pubblicato il suo nome e la sua fotografia identificandolo come omosessuale e chiedendone per questo l’assassinio.
A febbraio 2014 il governo di Yoweri Museveni ha approvato, senza che in Parlamento vi fosse il quorum necessario, una legge che prevedeva l’ergastolo per il “reato di omosessualità” e fino a sette anni di detenzione per chi era accusato di favoreggiamento, compresi gli avvocati che difendevano gli omosessuali. Mesi dopo, ad agosto, la legge è stata annullata dalla Corte Costituzionale, che l’ha definita «nulla e priva di valore». Ma ancora oggi l’omosessualità resta illegale ed è punibile con la detenzione, e l’Uganda resta un paese omofobo, in cui gli omosessuali sono vittime di minacce e violenze.
Nella primavera del 2014, subito dopo l’approvazione della legge, il fotografo Aldo Soligno è andato in Uganda. Let them show their faces – la sua mostra fotografica che sarà inaugurata a Milano mercoledì 7 ottobre presso la Galleria San Fedele, con il patrocinio della Città di Milano e del Centro Astalli/Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati – non insegue i momenti drammatici di chi si è visto isolato e privato di ogni libertà, ma racconta le storie di persone che quella legge ha forzatamente separato dal mondo.
In Uganda il movimento contro gli omosessuali è nato intorno al 2009 quando alcuni evangelici hanno iniziato a lavorare con il governo per scrivere una legge contro i gay. La prima versione della legge prevedeva addirittura la pena di morte per gli omosessuali.
Soligno ha scelto di mettersi emotivamente e visivamente dalla loro parte mostrando la solitudine e lo sconforto di vite trascorse nella paura e nell’ansia del carcere o della persecuzione anche solo per un semplice sospetto.
«Abbiamo scelto questa casa per via dei suoi muri alti. Siamo preoccupati della situazione che si è sviluppata contro la comunità omosessuale e questi muri proteggono noi e la nostra privacy», racconta M., che ha affittato una casa con altri quattro attivisti gay.
Ad un anno dalla vittoria sulla legge rafforzativa anti-gay, e nonostante le intimidazioni, gli attivisti hanno organizzato una manifestazione ad Entebbe, gli attivisti per i diritti degli omosessuali, dopo l’esperienza del primo Pride svoltosi in seguito all’annullamento della legge nell’agosto 2014.
Dopo aver visto come i principali tabloid del paese avessero continuato a sbattere in prima pagina centinaia di foto di omosessuali veri o presunti al titolo di “Impiccateli”, trasformando così il ritratto in uno strumento di persecuzione, Soligno ha deciso di creare una serie di “contro-ritratti” chiedendo agli attivisti ugandesi, mobilitati contro la legge anti-gay, di posare in un set buio con una lampada alle spalle, in modo che il loro volto potesse rimanere in ombra, per evitare di essere riconosciuti, denunciati e perseguitati.
Tali silhouette ci mostrano oggi volti che si offrono e si nascondono al nostro sguardo, che ci interpellano e al contempo obbligatoriamente spariscono. Le immagini del fotografo sono un forte atto d’accusa contro la politica discriminatoria del regime ugandese, ma al contempo divengono simbolo di tutte quelle situazioni politiche e sociali che impediscono alle persone di mostrarsi come esse sono. Non ci parlano infatti solo della tragica situazione degli omosessuali in Uganda, ma di tutte quelle condizioni di costrizione che spingono a nascondere “diversità”, paure e sofferenze dietro maschere socialmente “vincenti”. Sono fotografie che parlano «di solitudine e di dolore, di desiderio di libertà e di riscatto… la testimonianza diretta di persone che chiedono di essere riconosciute nella propria umanità, nel loro diritto di essere», osserva Andrea Dall’Asta sj, curatore con Gigliola Foschi della mostra.
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ALDO SOLIGNO – Let them show their faces
mostra a cura di Gigliola Foschi e Andrea Dall’Asta sj
Con il patrocinio di Città Metropolitana di Milano e di Associazione Centro Astalli
In collaborazione con Soleterre e Echo Photojournalism
Inaugurazione 7 ottobre 2015, h 18:15
(fino al 4 novembre)
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