Africa

Laudata sì santa demagogia

19 Giugno 2015

Papa Francesco ha dato vita alla sua prima enciclica diffusa ampiamente in lingua italiana. Essa riprendendo elementi della cultura medievale si dedica soprattutto alla difesa del creato dal degrado e dalla corruzione morale e ambientale. Con passo leggero il Papa affronta con un lieve ritardo di almeno 50 anni, i grandi problemi ambientali del nostro secolo egli indica con decisione molte cause che hanno provocato il degrado ambientale del pianeta e i rischi di una ulteriore crisi.

Il Papa ha ragione. Il mondo va precipitando verso situazioni auto-distruttive che occorre fermare prima che sia troppo tardi. Le grandi associazioni ambientaliste hanno salutato con applausi la nuova enciclica del Papa che porta all’ambientalismo un aiuto molto importante ripercorrendo il secolare cammino dei seguaci di San Francesco.

Ovviamente sfuggono al Papa alcuni particolari, del resto marginali, come il fatto che il colonialismo, alla base della crisi africana e non solo, sia stato iniziato da sacerdoti missionari che percorrevano l’Africa cercando, e generalmente riuscendo, di cambiare la religione dei popoli autoctoni nel nome del cristianesimo cioè della religione della progressiva società occidentale. Dietro a loro poi milizie, soldatesche e avidi operatori commerciali. Per altro tutto questo dovrebbe essere finito da circa 40 anni e la ricca Africa avrebbe dovuto spontaneamente svilupparsi. Ma proprio in questi 40 anni è avvenuto il peggio fino alla disgregazione sociale della maggior parte degli stati Africani che provoca l’enorme ondata migratoria che sta investendo l’Europa d’altronde quello che non può sfuggire al Santo Padre è che alla base del degrado generale sta l’enorme aumento della popolazione mondiale quadruplicata negli ultimi anni. Questo fatto, come il Papa ha acutamente osservato, provoca l’inurbazione di massa, l’abbandono delle campagne e i derivati fenomeni di violenza e di mancanza di solidarietà. Ciò è stato originato dal progresso della medicina che ha limitato di molto se non addirittura annullata la mortalità infantile ma per contro non c’è stata nei paesi in via di sviluppo una equilibratrice educazione contraccettiva impedita da pregiudizi religiosi.

Il Santo Padre, affondando poi nella politica economica la sua analisi, indica nelle Banche la causa dello sviluppo disumano della moderna società capitalistica e critica il loro salvataggio avvenuto all’inizio della recente crisi. Il Banchiere cattolico Giovanni Bazoli che da anni, partendo dalla Banca Cattolica del Veneto, si è industriato di conquistare (riuscendoci) il sistema delle banche italiane ha subito reagito dichiarando che le Banche Italiane non erano state salvate da nessuno. Naturalmente non può sfuggire a Bazoli il fatto che se le grandi Banche Americane fossero fallite al loro seguito sarebbero fallite tutte le Banche del sistema occidentale ivi comprese le sotto-capitalizzate Banche Italiane: tutto ciò avrebbe influito drammaticamente sul sistema industriale creando enormi masse di disoccupati privi di mezzi di sostentamento.

Dunque l’enciclica sottintende una precisa e moderna proposta, quella del ritorno all’economia biblica dove la giustizia sociale non era garantita così come il progresso scientifico ma, si pensa potesse essere difesa una vita serena e lontana dall’ansia del successo. Per far questo cioè un ritorno ad un economia agricola pre-industriale occorre una diminuzione drastica della popolazione mondiale cosa che i paesi islamici del Medio Oriente hanno cominciato già a fare, per altro, partendo dai cristiani.

Alcuni hanno visto in questo scritto le idee, i risentimenti e le frustrazioni del popolo sudamericano nei confronti degli Yankees. Tutto è possibile ma questa enciclica non rappresenta la prima enciclica papale che tratti argomenti economici: Leone XIII aveva più volte esortato i cattolici a fondare banche e istituti di credito.

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