Africa

L’Africa nelle mire dei giganti dell’informatica

8 Ottobre 2021

La notizia l’ha diffusa il Fatto Quotidiano ma, in realtà, la testata si è limitata a svelare il proverbiale segreto di Pulcinella.

L’Africa, il Continente Nero, ospita 1,3 miliardi di abitanti e presenta un tasso di crescita medio a doppia cifra ormai in maniera stabile e duratura. Buona parte della sua popolazione è giovane, meno attratta dall’Occidente rispetto alla generazione che l’ha preceduta e molto – ma molto – attenta alle nuove tecnologie. Non dobbiamo dunque stupirci del fatto che Google stia pensando di digitalizzare il continente e che voglia farlo il più presto possibile, per sbaragliare la concorrenza e anticiparla in quello che, secondo molti analisti, diverrà presto uno dei più redditizi mercati mondiali per l’informatica.

Foto di Foundry Co da Pixabay

Internet sottomarino

La mossa della grande G, che dovrebbe concludersi non prima del 2026, sarà un cavo sottomarino chilometrico, capace di collegare l’Africa all’Europa e trasmetterle in questo modo una connessione alla rete internet.

Lo scorso mercoledì 6 ottobre, Sundar Pichai, amministratore delegato del colosso con sede a Mountain View e della gemella Alphabet, ha svelato il progetto in una esauriente conferenza stampa. L’ad ha affermato che l’investimento di Google, dalla durata quinquennale, sarà copioso e il suo valore complessivo si attesterà intorno al miliardo di dollari. A opera terminata, l’azienda potrà vendere i suoi servizi nella regione esattamente come già fa in quasi tutte le altre zone del mondo.

Il cavo subacqueo sarà denominato Equiano. Esso partirà dal Vecchio Continente e attraverserà isola di Sant’Elena,  Nigeria, Namibia e Sudafrica. In seguito al posizionamento del cavo sarà possibile garantire agli africani una maggiore velocità di navigazione – sensibilmente superiore a quella di cui oggi può godere il Continente Nero – e dei costi di connessione inferiori.

L’installazione del cavo non è che un primo passo. La strategia del colosso informatico prevede un ampio pacchetto di investimenti in Africa. Google vuole essere il motore della transizione digitale africana, tramite il supporto di startup locali – si prevede un esborso di 50 milioni di dollari per aiutarle a spiccare il volo – e microprestiti di una cifra pari a 10 milioni di dollari da suddividere tra piccoli imprenditori di Ghana, Kenya e Nigeria. In futuro dovrebbe essere avviata anche una partnership tra Google e Safaricom per offrire smartphone governati dal sistema operativo Android a prezzi ridotti rispetto a quelli di mercato in Occidente.

Il gigante americano aveva preso di mira l’Africa già qualche anno fa, ponendosi l’obiettivo di avviare all’imprenditoria digitale circa 10 milioni di aziende e giovani lavoratori africani. Al momento, si riscontrano due grandi ostacoli alla diffusione di internet nel Continente Nero: da una parte l’accesso alla banda larga è fruibile da non più di un terzo della popolazione; dall’altra i cellulari di ultima generazione, capaci di navigare in rete, sono poco diffusi fuori dalle capitali e dai principali centri urbani.

Chi ci guadagna?

Che l’Africa sia un mercato promettente è fuor d’ogni dubbio. Circa la metà della popolazione continentale ha un’età inferiore ai 18 anni – parliamo di circa 662 milioni di persone, metti o togli –  ed è dunque assolutamente attratta da internet, come lo sono tutti i loro coetanei in giro per il mondo. Riguardo alla connessione di tutte queste persone sono stati fatti grandi progressi negli ultimi anni ma è innegabile che la velocità di connessione e comunicazione non sia ancora “accessibile, affidabile e utile per ogni africano” come ha detto lo stesso Sundar Pichai.

Sostenere la trasformazione digitale, assicurando migliori connettività e accesso all’Africa è un’intenzione lodevole. D’altra parte, l’operazione può diventare un business gigantesco per Google, che può aprire un nuovo mercato. Naturalmente, presto vi si inseriranno anche tutti i suoi principali concorrenti ma già partire in pole position, come hanno intenzione di fare a Mountain View, può comportare un non trascurabile vantaggio strategico per chi ci arriverà per primo.

Foto di Doug Linstedt su Unsplash

La corsa alle infrastrutture in Africa è ormai partita. Così come imprenditori – principalmente asiatici e cinesi – stanno (ri)costruendo città, metropoli e poli produttivi nel Continente Nero; i leader del digitale stanno puntando all’infrastruttura digitale. La globalizzazione ha molte facce e quella delle multinazionali che vedono nell’Africa grandi possibilità di guadagno è una delle più note, in fin dei conti è quanto abbiamo già visto in decenni di colonizzazione. Questa volta, almeno, auspichiamo che possano guadagnarci qualcosa anche gli africani, quantomeno giungere ad avere la possibilità di affacciarci sul mondo dai propri smartphone ad una velocità degna dei progressi della tecnologia, esattamente come fanno già i loro coetanei nel Primo e Secondo Mondo.

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