Africa
La Nigeria ha un presidente musulmano: la grande sfida dell’ex dittatore Buhari
Alla fine Muhammadu Buhari ce l’ha fatta. Dopo tre sconfitte nette (2003, 2007, 2010), è riuscito a vincere le elezioni in Nigeria con un risultato schiacciante, come testimonia la mappa pubblicata a fine articolo. Il leader dell’All Progressives Congress (Apc), di fede musulmana, ha conquistato oltre due milioni di voti in più rispetto presidente uscente, Jonathan Goodluck, che passa così alla storia come l’uomo che ha portato alla sconfitta il People’s Democratic Party (Pdp), il partito che ha governato la Nigeria per 16 anni ininterrottamente. La sua ammissione della sconfitta ha almeno salvato l’immagine internazionale: in caso contrario avrebbe potuto innescare una sanguinosa carneficina.
Proprio l’accettazione dell’esito elettorale ha sancito un momento importante per il completamento del processo democratico in un Paese che per anni ha visto susseguirsi una serie di colpi di Stato. E Buhari è stato presidente proprio dopo un colpo di Stato nel 1983 che rovesciò il governo di Shehu Shagari. Due anni dopo ha subito lo stesso trattamento dal generale Ibrahim Babangida. Il ritorno alla vita pubblica di Buhari è stato graduale e anche faticoso con la prima candidatura alla presidenza arrivata nel 2003. Ora, dopo tanta attesa, è il primo capo di Stato nigeriano che conosce una vera alternanza.
Il nuovo presidente è quindi una figura molto controversa. E non solo per il suo passato più remoto, quando era a capo di un regime. Fino all’inizio degli anni Duemila era anche sostenitore della shari’a negli Stati del nord, a maggioranza musulmana. Il ravvedimento è avvenuto negli anni, ma i suoi avversari lo accusano di avere simpatie per Boko Haram, il movimento islamista alleato dell’Isis nel jihad globale. Buhari ha sempre smentito la vicinanza con l’organizzazione guidata dal sanguinario Abubakar Shekau. Con il trionfo elettorale, il leader dell’Apc ha l’occasione di sradicare l’estremismo, ponendosi come interlocutore democratico nella lotta al terrorismo di matrice islamica. Anche perché la vittoria alle elezioni è maturata grazie al voto dei nigeriani di fede cristiana.
Il punto di forza del nuovo presidente è la sua autorevolezza in materia di sicurezza. I cittadini nigeriani gli hanno consegnato un mandato forte per riorganizzare l’esercito, indebolito dalla presidenza di Jonathan Goodluck, e soprattutto per combattere con forza la corruzione, che a sua volta alimenta la povertà concentrando tutta la ricchezza del Paese nelle mani di pochi. Ed è questa, in fondo, una delle cause principali che ha permesso a Boko Haram di arruolare miliziani. Piuttosto che la disperazione, in molti – specie nelle aree rurali del nord – preferiscono sposare la causa jihadista.
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