Africa

Amedeo Mangone, dalla serie A ad allenatore in Sud Africa

19 Marzo 2024

Amedeo Mangone è un allenatore di serie B e D, con tanto di patentino UEFA PRO. Ex calciatore di serie B e di serie A, dove ha giocato al Bologna e alla Roma, con la quale ha vinto lo scudetto nel 2000-2001. Dal 2007 è allenatore, l’ho conosciuto perché mio figlio gioca a calcio e ce lo hanno consigliato come allenatore privato, ma oggi lui è impegnato su più fronti fra i quali allenare ragazzi in Sud Africa per portarli in Italia a fare i provini per le squadre non professionistiche.

Raccontaci come sei arrivato in Sud Africa?

In un periodo di pausa ho conosciuto Munya Maraire, ex corridore di atletica leggera, originario dello Zimbabwe, cresciuto in America con il sogno di aiutare i giovani atleti e sportivi in Africa. Nel 2002 Munya fonda il World Wide Scholarships un programma di borse di studio per giovani talenti africani. In questi 22 anni il WWS ha stretto partnership anche con importanti squadre di calcio e basket e con federazioni olimpiche in vari sport. Grazie a queste partnership i talenti sportivi hanno la possibilità di frequentare, in alcuni paesi africani, campi di coaching internazionali e di giocare su un palcoscenico internazionale. Munya mi invita a fare da allenatore in uno di questi camp dell’Accademia, sono stato sia a Johannesburg sia a Città del Capo, poco prima della pandemia. Sono poi tornato questo dicembre.

Qual è il tuo ruolo in Accademia?

Il mio compito, come quello di tutti gli altri coach dell’Accademia, è fornire delle tecniche di gioco e tattiche con metodologie italiane, totalmente diverse dal lavoro che fanno lì e contemporaneamente fare delle selezioni e dargli la possibilità di andare a provare a giocare in qualche squadra italiana non professionistica. Gli extracomunitari infatti per legge, se hanno più di 16 anni, possono andare a giocare solo in squadre non professionistiche, in serie C invece i giocatori extracomunitari non posso giocare, a meno che non arrivino da squadre di serie A o B. Quindi bisogna aprire un canale per la serie D e l’Eccellenza.

Come funziona esattamente?

Questi allenamenti sono a pagamento per chi vuole avere delle metodologie e tecniche altre rispetto a quelle del calcio africano. Stiamo attuando un programma per i ragazzi più meritevoli, che però hanno delle difficoltà economiche, per fargli fare gli allenamenti gratis, in modo tale di dargli un’opportunità. In Accademia si possono iscrivere ragazzi di tutte le età, attualmente però le tre annate sulle quali ci focalizziamo sono il 2004/2005/2006 perché sono i ragazzi che l’anno prossimo potrebbero venire in Italia a giocare, sia in serie D sia in Eccellenza, perché per legge sono obbligati a farli giocare, ovvero le squadre devono per forza avere un 2004, due 2005 e un 2003, se ne esce uno deve entrarne un altro della stessa età o più piccolo. Gli extracomunitari possono essere tesserati solo se hanno un tutore, se sono iscritti a scuola. Mentre nei professionisti è quasi impossibile. L’accademia si finanza con sponsor e con le quote degli allenamenti, perché quando riesci a mandare un giocatore in una società non professionistica non ricevi alcun soldo, ma la società si occuperà anche del sostentamento del ragazzo, oltre che della sua retribuzione.

È un progetto che mi piace molto perché vado a insegnare calcio a dei ragazzi che hanno voglia di imparare e poi perché diamo loro l’opportunità di andare a fare dei provini in squadre italiane o iscriversi a college americani. Ci tengo a precisare una cosa, noi non illudiamo i ragazzi, se chi partecipa agli allenamenti ha un certo talento e si impegna facciamo di tutto per creargli l’opportunità di venire in Italia e giocare in una squadra non professionistica; diversamente gli offriamo la possibilità di fare degli allenamenti con allenatori e/o ex calciatori italiani ed europei, come per esempio Shaun Bartlett, ex calciatore sud africano che ha giocato anche in Svizzera e in Inghilterra. Quando noi non siamo là, ci sono comunque degli allenatori locali formati, che fanno gli allenamenti tutto l’anno. Come per esempio l’ex calciatore Shaun Bartlett

Mangone con Bartlett a sinistra e Muraire al centro

Per te qual è l’aspetto più significativo di questa esperienza?

Prima di questa esperienza ho fatto l’allenatore per 6 mesi in Brasile e per due mesi in Cina, sia agli allenatori sia ai ragazzi. Quando Munya mi ha offerto questa possibilità ho accettato con grande entusiasmo, mi sono divertito molto ho trovato ragazzi e adulti molto disponibili. È un’esperienza che sicuramente mi riempie di orgoglio e allo stesso tempo mi arricchisce, sia dal punto di vista professionale, ma soprattutto personale. Oltre che in Sud Africa sono stato in Namibia, Kenya ed Etiopia, l’Accademia ha una grande risonanza e spesso arrivano al campo anche ragazzini piccoli, che in realtà non sono iscritti e che non hanno nessuna velleità di diventare giocatori professionisti, ma semplicemente vogliono giocare a calcio, come tutti i bambini. Quindi in quelle occasioni diamo la possibilità a tutti di fare l’allenamento e una partita. Arrivano magari senza le scarpe da calcio, con gli occhi lucidi e dargli questa opportunità è davvero molto gratificante. Siamo stati anche in quello che è definito “il ghetto” di Città del Capo, una zona molto povera, dove tutto è in mano al prete, abbiamo fatto gli allenamenti e per i ragazzi è stata un’esperienza bellissima, perché hanno avuto l’occasione di mettersi in mostra.

I bambini più piccoli sono molto “giocolieri” perché fisicamente sono prestanti, ma non hanno tattica e hanno poca concentrazione, quindi spesso conoscono il calcio perché lo vedono sui video e provano a fare tutte le acrobazie che vedono.

Hai già in programma di tornare?

Sono in partenza, ancora per il Sud Africa, per capire se ci sono dei ragazzi che si possono portare in Italia a fine aprile a fare i provini. In Sud Africa la scuola chiude in quel periodo. Se dovessero essere presi, cambieranno totalmente vita. L’Accademia comunque garantisce un supporto economico alle famiglie per aiutarli nel trasferimento del ragazzo in Italia. La società poi parteciperà alle spese di vitto, alloggio e iscrizione a scuola.

 

 

 

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