Africa
Africa e Asia: gli elefanti sono a rischio estinzione
In un secolo in Africa il 90% degli elefanti è scomparso ed in Asia anche il loro habitat ormai compromesso ne mette a rischio la sopravvivenza. Una situazione di grave pericolo che non può essere ignorata
Nel continente africano come in quello asiatico, vi è una situazione di grave pericolo per gli elefanti che rischiano seriamente l’estinzione. Solo in Africa, infatti, negli ultimi 100 anni, il 90% di questa specie animale è scomparso, ed il bracconaggio assai diffuso in quella controversa terra, ne uccide circa 20 mila esemplari ogni anno. La tendenza non sembra essere diversa, nemmeno in Asia, dove recenti ricerche, hanno evidenziato come oltre due terzi dell’habitat naturale degli elefanti sia stato irrimediabilmente compromesso in tutto il continente.
Stando a quanto diffuso dagli studi condotti dalla Iucn (l’Unione mondiale per la conservazione della natura) gli elefanti africani, di due specie differenti, ossia quello di savana (Loxodonta africana) e l’elefante di foresta (Loxodonta cyclotis) correrebbero un rischio molto elevato di estinguersi. Si pensi che, poco più di un secolo addietro, si stimavano circa 12 milioni di esemplari, rispetto agli appena 415 mila di oggi. In terra asiatica, invece, la Cina, conta il disastro più considerevole in termini di distruzione, di quasi 94% dell’habitat per gli elefanti, seguita dalla nazione indiana con l’86%.
Sebbene in campo internazionale, operi il divieto di commerciare l’avorio, ricavato dalle loro zanne, per realizzare gioielli e preziosi di ogni tipo, purtroppo, gli elefanti sono ancora vittime di lusso del bracconaggio che li uccide spietatamente.
Fu nel 1989 che, la Cites, ossia la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione, venne firmata, per impedire il traffico di avorio, avendo raggiunto percentuali di atti di bracconaggio davvero agghiaccianti e per contrastare l’impressionante declino e sparizione delle mandrie di elefanti. Ad ogni modo, il bracconaggio non è più invasivo e pericoloso per la sopravvivenza delle specie animale in questione, della distruzione dell’habitat in cui muoversi. Sostituire, infatti, le rotte migratorie con distaccamenti di popolazione umana e costruzioni annesse, consegue l’unico ed impietoso risultato di devastare il Creato, ma anche le nostre aspettative di vita e di convivenza rispettosa con gli essere viventi che lo abitano.
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