Enti locali

Lombardia: Girone Sanità?

24 Febbraio 2018

Silenzio elettorale con il botto sui problemi della Sanità. Anche la nostra lettera aperta a Pietro Grasso è rimasta disattesa, http://www.glistatigenerali.com/partiti-politici_salute-e-benessere/lettera-aperta-a-pietro-grasso/ salvo leggere alcuni passi della medesima nel programma elettorale di LeU. Nel manifesto programmatico di un altro Movimento, al punto 10, si legge “aumento delle risorse della sanità pubblica e riduzione delle liste d’attesa”. Già, se un lavandino perde, cosa fai? Aumenti la portata del rubinetto? Insomma il buio oltre la siepe. Tutte le altre forze politiche promettono di occuparsi di Sanità ma non sviluppano lo scivoloso argomento. Incertezze anche nel fronte lombardo, ottimamente segnalate in questo giornale da Silvia Bianchi ( 2 febbraio http://www.glistatigenerali.com/sanita/fare-uguale)

Infatti la campagna elettorale tace sul problema dei problemi: la Lombardia marcia vigorosamente verso la privatizzazione ad oltranza del SSR. Vecchia storia, da quando Formigoni si vantava di aver portato il bilancio della sanità lombarda in attivo (grazie al processo inarrestabile della assicurazione sanitaria forzata). Adesso nel mirino della Giunta tre milioni di Lombardi anziani cronici e ipercronici. Nota bene che il PIL regionale è massimamente devoluto alla salute (pubblica) e in Lombardia la fetta del bilancio regionale (23 miliardi e 781 milioni) è cospicua,  18 miliardi e 594 milioni vanno al sistema sanitario e 1 miliardo e 712 milioni alla spesa socio-sanitaria.

Nella Deliberazione N° X / 6551 Seduta del 04/05/2017, la Regione Lombardia prosegue la sua marcia inarrestabile verso la privatizzazione dell’offerta di salute. Infatti nel riassetto della patologia cronica e nell’ambito del Piano Nazionale della Cronicità (Accordo tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano del 15 settembre 2016) individua un percorso di riassetto della materia, mediante strutture (Presidi Ospedalieri territoriali e presidi socio sanitari territoriali (PreSST) e figure professionali quali il Gestore o il Medico di Medicina Generale, organizzato in forme associative come società di servizio o cooperative.

La delibera individua con precisione le caratteristiche del gestore:

….il Gestore è il titolare della presa in carico ed è la figura individuata per garantire il coordinamento e l’integrazione tra i differenti livelli di cura ed i vari attori; ● al Gestore, da individuarsi nelle strutture sanitarie e sociosanitarie accreditate a contratto o nel MMG organizzato in forme associative quali società di servizio o cooperative, spetta: ➢ la sottoscrizione del patto di cura con il paziente; ➢ la definizione del piano di assistenza individuale (PAI); ➢ la presa in carico proattiva con il paziente, anche attraverso la prenotazione delle prestazioni, il coordinamento dei diversi partner di rete; ➢ il coordinamento e l’attivazione dei nodi della rete erogativa necessari per l’attuazione del PAI; ➢ l’erogazione delle prestazioni previste dal PAI, direttamente o tramite partner di rete accreditati; ➢ l’implementazione di servizi innovativi, quali ad esempio la telemedicina, nell’ambito delle regole regionali; ➢ il monitoraggio dell’aderenza del paziente al percorso programmato; ● il soggetto che si propone come Gestore deve assicurare tutte le prestazioni e le fasi della presa in carico in proprio, cioè con la propria organizzazione, oppure anche mediante l’avvalimento di soggetti terzi (partner); in caso di  avvalimento di enti terzi, il Gestore resta l’unico responsabile della presa in carico e del Patto di cura con l’utente e non potrà mai delegare la titolarità e la responsabilità clinica e complessiva della presa in carico ad un soggetto terzo; in prima applicazione la filiera potrà essere integrata entro 180 giorni dalla manifestazione di interesse; ● i soggetti terzi possono essere individuati tra: ➢ erogatori (case di cura, unità d’offerta sociosanitaria, strutture ambulatoriali extraospedaliere) già contrattualizzati alla data di approvazione della DGR n. X/6164 del 30.01.2017; ➢ strutture accreditate alla data di approvazione della DGR n. X/6164 del 30.01.2017 ma non a contratto; in tal caso l’ATS ( Agenzia Tutela della Salute) le contrattualizza per l’erogazione delle sole prestazioni di cui il gestore si avvale (cd. contratto di scopo); ● nessun gestore può comunque indirizzare i pazienti verso strutture o centri accreditati, ma non contrattualizzati oltre il limite del 10% del valore complessivo della produzione stimata in relazione all’erogazione dei PAI relativi ai pazienti presi in carico; in casi particolari le ATS potranno prevedere un aumento del predetto limite fino ad un massimo del 20%

2.7.1 I presidi ospedalieri territoriali (POT) La l.r n. 23/15 definisce i POT quali “strutture multi servizio deputate all’erogazione di prestazioni residenziali sanitarie e sociosanitarie a media e bassa intensità per acuti e cronici, e di prestazioni ambulatoriali e domiciliari”. Sono strutture a valenza territoriale per la gestione ed erogazione di servizi di carattere sanitario, sociosanitario e sociale rivolti a pazienti cronici, prevalentemente complessi e fragili. Al fine di garantire il rispetto dei vincoli posti dal DM 70/2015, possono derivare dalla trasformazione complessiva di piccoli ospedali, da trasformazioni o riconversioni all’interno di presidi ospedalieri di ricovero e cura pubblici o privati già accreditati e a contratto, oppure essere realizzati ex novo, a condizione che ciò non comporti un aumento del numero di posti letto dell’assetto accreditato dell’erogatore o, in casi particolari e su motivato parere della ATS competente, dell’assetto complessivo di ATS…La presa in carico nel POT è prevalentemente rivolta a pazienti poli-patologici, anziani e fragili, spesso politrattati con rischio di eventi avversi da farmaci, caratterizzati da elevato rischio di riacutizzazione ed evoluzione di malattia, progressione della disabilità e compromissione della qualità della vita. Pag. 14 e 15  della Delibera.

Appare evidente che trattasi un processo di allungamento della filiera nell’offerta sanitaria e che in questa filiera sono incluse strutture private, convenzionate o a contratto atte ad aumentare la burocratizzazione del percorso sanitario, dalla diagnostica alla cura, e una conventio ad includendum di cooperative, associazioni, strutture private che concorrono, inevitabilmente aumentando la spesa sanitaria stessa.

Il budget per questa operazione di semi-privatizzazione della sanità lombarda rientra nel piano di investimento del SSL a riguarda circa 3 milioni di pazienti cronici, un terzo cioè di tutti i lombardi. Secondo Filippi (Quei tre milioni di malati cronici venduti ai privati, Left, 1° dicembre 2017), i numeri sono impressionanti: in Lombardia verranno istituite 8 Agenzie per la Tutela della Salute, saranno individuati 294 Enti gestori che a loro volta si appoggeranno a 1072 Enti Erogatori.

Indipendentemente dalla patologia, il paziente è obbligato a scegliere un unico gestore, e peraltro si corre il rischio di un’insufficienza del sistema alla domanda di salute. In tal modo i gestori potrebbero abbassare il livello qualitativo delle prestazioni incluse nel Piano di assistenza, forse anche di sotto dei LEA previsti dalla Stato oppure sottoporre il paziente alla richiesta della contribuzione out of pocket per pacchetti di prestazioni o per prestazioni estemporanee.

Più che prevedibile che in questo drammatico allungamento della filiera, entrino colossi privati della sanità e che tutto il percorso non sempre possa mantenere caratteristiche di trasparenza amministrativa, con possibili opacità che potrebbero costellare la filiera amministrativa e burocratica.

Un pericoloso precedente che potrebbe essere seguito da altre Regioni, dal Veneto alla Sicilia, idoneo a incrementare le sperequazioni tra cittadini malati e la forbice tra coloro che possono curarsi e quelli impossibilitati. E’ un Girone Sanità e chi si ammala è perduto, a scapito della elevatissima qualità dell’offerta di salute lombarda da sempre considerata un’eccellenza europea.

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