Enti locali

Da lombardo mi vergogno della Lombardia

13 Aprile 2020

Ah, il Covid-19 che rivoluzioni sta portando! Nelle nostre vite, nelle nostre coscienze e nelle nostre prospettive.

Ma il Covid-19 sta distruggendo anche miti, o luoghi comuni, che sino a oggi parevano intoccabili. Uno tra questi era un certo mito della cosiddetta “eccellenza lombarda”. In tanti campi, questo mito brillava ma in un settore era fulgido: in Lombardia la sanità era l’eccellenza delle eccellenze.

Ecco, il Covid-19 ha frantumato in poco più di un mese questa convinzione che ci hanno instillato – a noi lombardi – in oltre venti anni di destra imperante in questa Regione. Dalla sanità pubblica messa in concorrenza a quella privata dell’era Formigoniana (che, a dire il vero, conservava una certa competenza nelle tecnostrutture regionali), sino allo smantellamento della medicina di base – o di territorio – concretizzata dalle fasi leghiste di governo della Regione.

Il disastro umanitario e sociopolitico che si sta consumando in Lombardia è ormai sotto agli occhi di tutti: in sostanza la metà di tutte le criticità italiane connesse al Covid-19 – dai positivi ai ricoveri, dalle terapie intensive alle morti – sono in Lombardia. Molti hanno scritto e tanto è stato detto. Immagino che molto ancora si dirà e si scriverà.

Ma questa sera, udita l’ennesima conferenza stampa dell’assessore Gallera, ho provato un moto di ribellione.

Perché mi sono vergognato di sentire ancora una volta questo assessore che, con fare da piazzista, mescola brani di bieca propaganda emotiva da strapaese – facendo ascoltare le voci di nonni guariti dai malanni del virus – con l’enunciazione di dati senza dare nessuna seria motivazione qualitativa ma limitandosi solo a dire che a” Milano va troppa gente in giro, che nei cortili c’è troppa gente e che bisogna stare a casa”.

Ma perché non spiega per una dannata volta, questo assessore, da dove arrivano i nuovi positivi di ogni giorno? Lo avrà qualche dato sì o no? Saranno ospiti di Rsa, lavoratori di Rsa, operatori sociosanitari o bambini che giocano a pallone in cortile? Non è che con il dito si indica il povero cristo in cortile per non farci vedere il cielo di questa disfatta che sta in ben altri ambiti?

Ce l’hanno, questi signori, uno straccio di idea su una misera strategia che vada oltre quella del dire “state tutti a casa”, oppure siamo condannati a morire d’inedia per la loro inettitudine? Perché Zaia – dopo le fregnacce sui topi vivi ingollati dai cinesi e su polemicucce con il Governo – si è messo di buzzo buono e ha dato, grazie all’aiuto di esperti veri (vedi Crisanti), una strategia alla sua Regione e noi, ahinoi, abbiamo ancora una specie di imbonitore in tivù ogni sera e un altro che – come un bambino bizzoso – non sa fare altro che emettere ordinanze differenti rispetto al Governo?

Perché se in Veneto si son fatti consigliare da un virologo di chiara fama noi, in Lombardia, abbiamo chiamato un vecchio e passato ex capo della Protezione Civile – che tra l’altro si è ammalato di Covid-19 ed è scomparso dalla scena – per fare un ospedale in stile cinese che è vuoto come le linee strategiche di Regione Lombardia?

Se fossi un italiano di qualsiasi altra regione mi incazzerei come una bestia con “i lombardi”; perché di fatto la Lombardia – senza una strategia nel momento dell’emergenza e senza un altro straccio di strategia (se non quella delle televendite di illusioni nelle conferenze stampa) per il dopo – sta inchiodando il Paese. Se non ci fosse il disastro lombardo staremmo probabilmente tutti meglio.

Insomma, dall’alterigia nel sentirsi “locomotiva d’Italia”, con questa vicenda stiamo diventando il carretto dei monatti del Paese.

E io, da lombardo, mi vergogno della Lombardia.

 

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