Ambiente
L’UE rischia di dirottare sul gas i fondi per le rinnovabili
Nel luglio 2020 è entrata in vigore la “Tassonomia europea”, una lista delle attività economiche considerate ecosostenibili. Si tratta di una classificazione volta a indirizzare investitori, imprese e policy maker verso investimenti che contribuiscano attivamente alla transizione energetica e a proteggerli allo stesso tempo dal pericolo del greenwashing. Si fonda su sei punti: mitigazione dei cambiamenti climatici; adattamento ai cambiamenti climatici; uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine; transizione verso un’economia circolare; prevenzione e controllo dell’inquinamento; protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
Tutto questo al fine di “raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici dell’UE per il 2030 e gli obiettivi del green deal europeo”.
Una guida preziosa, potenzialmente. Ma come sempre dipende da cosa si sceglie di definire come sostenibile. A febbraio 2022 infatti la Commissione europea ha proposto una modifica alla lista delle attività che sono state considerate tali negli ultimi due anni: si tratterebbe infatti di aggiungere gas e fissione nucleare come fonti di energia verde. Da allora si è aperta una finestra di quattro mesi – di cui si avvicina quindi la scadenza – durante i quali il Consiglio e il Parlamento Europeo potranno bocciare interamente il provvedimento, con 353 voti contrari: in questo modo manterranno la tassonomia allo stato attuale. Mentre per farlo passare, e aggiungere quindi gas e nucleare alla lista degli investimenti green, basterà un silenzio-assenso.
La “Tassonomia europea” è, come dicevamo, una guida, non una prescrizione. Non impedisce a nessun privato di investire in fonti di energia non green, ma definisce che cosa lo è. Ora, per quanto riguarda il nucleare la questione è controversa. È vero che emette pochissima CO2, ma l’estrazione e il trasporto dell’uranio (il 40%, fra l’altro, arriva dal Kazakistan) non è certo indifferente sul territorio. Come ci raccontava il chimico industriale Leonardo Setti circa un mese fa in un’intervista “per alimentare una centrale nucleare con 40 tonnellate di uranio arricchito, dobbiamo smantellare 8 milioni di tonnellate di roccia. Si immagini che abbiamo 440 centrali nucleari nel mondo, moltiplichi per 8 milioni di tonnellate: ecco quelle sono le montagne che noi smantelliamo ogni anno per alimentare le centrali nucleari”.
La disponibilità di uranio, per l’uso che se ne fa ora, è per circa 80 anni. Meno se si dovessero costruire nuove centrali – e investire denaro e materiali in centrali che avranno comunque vita breve non è in sé un’ipotesi “sostenibile”. Il gas è addirittura un combustibile fossile: per quanto meno inquinante, fa sempre parte della famiglia di petrolio e carbone, quella da cui la transizione energetica cerca di allontanarsi.
Inserirli negli investimenti consigliati in quanto green sarebbe a dir poco fuorviante: per questo il 21 maggio alle 17.00 si terranno dei flash mob presso le sedi delle istituzioni europee di Milano e di Roma ma anche in Francia, in Germania, in Belgio e in Austria. A Roma l’appuntamento sarà in Piazza Sant’Apostoli mentre a Milano in Corso Magenta 61 e parteciperanno oltre venti sigle tra movimenti ambientalisti e associazioni.
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