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Repubblica è diventata di destra in cinque minuti, il tempo di comprarla

26 Aprile 2020

Uno di sinistra lieta dovrebbe ambire a Zaia presidente del Consiglio. Con quale maggioranza è francamente un dettaglio. Zaia perché ha fatto, ha dimostrato, ha spiegato, perché ha protetto i suoi cittadini con competenza, com’era peraltro suo compito precipuo. Serve altro per mettere una croce sulla scheda o in questo Paese dobbiamo ancora rivendicare lo stucchevole dibattito sulle enormi differenze tra destra e sinistra, che quelli di sinistra mantengono in vita con il respiratore? Vogliamo persino illuderci che uno come Zaia, anche su altri argomenti molto delicati e divisivi della nostra vita come immigrazione, lavoro, diseguaglianze sociali, potrebbe mantenere un insospettabile equilibrio. Che è poi ciò che si chiede alla politica.

Non ci siamo ammattiti. E peraltro non vogliamo ripudiare storie, appartenenze, sofferenze, popoli di riferimento, oggi che è appena passato il 25 Aprile. Ma l’altro giorno è successa una cosa epocale. È accaduto che in cinque minuti, secondo più secondo meno, la sinistra abbia perso il suo giornale-cattedrale. Giriamola pure, che fa ancora più male. È successo che un conservatore, con una facilità irrisoria – stile mettere soldi, vedere cammello – ha conquistato la storica roccaforte della sinistra, pappandosi la Repubblica di Barbapapà. È bastato alzare l’asticella dal micragnoso 0,25 di De Benedetti babbo, che voleva lucrare sugli affetti, a 0,46 per azione Gedi, che i fratelloni (senza timoniere) Mdb e Rdb hanno calato le braghe, infiocchettando la creatura, poi consegnata come il più anonimo dei pacchi Amazon sulla collina torinese.
Fin qui, potremmo ancora parlare di un normalissimo trasferimento aziendale, seppur clamoroso trattandosi comunque di Repubblica. Ma il bello arriva adesso. Il giorno 23, data ufficiale del trasferimento del pacchetto azionario, il cda Exor si è riunito e in pochi minuti ha deciso che in Italia il dibattito di cui sopra – destra/sinistra, cos’è la destra, cos’è la sinistra – Gaber permettendo, assumeva i tratti scandalosi della normalità, mancando la radice del problema. In un minuto ha congedato Verdelli, il direttore di sinistra, e il minuto successivo ha nominato Molinari, direttore ultraortodosso. Non è caduto nel tranello ingenuo di mantenersi ruffiano e politicamente corretto, posizionando un direttorino di sinistra, garantendosi pace sociale e apprezzamenti salottieri. No, Elkann ci ha piazzato l’osso.
Comprarsi la storica cattedrale di sinistra, facendola diventare di destra. Ci è voluto poco, pochissimo. Non ha trovato muri, il nuovo azionista, né sacchi di sabbia o mitragliette sui torrioni. No, è entrato con le chiavi della nuova casa e ha trovato la sinistra già a gambe aperte. Come è potuto accadere? Sarebbe riduttivo, persino insultante, mettere in carico le “colpe” di un’epoca che muore a due giovanotti disprezzati dal padre, che a loro volta non amavano l’editoria quanto lui (che peraltro gli aveva lasciato il giocherello). Che ne potevano, rispetto a un mondo che è andato progressivamente scomparendo, che non ha mantenuto le sue promesse, che non ha più mostrato una vera identità? Già, ma poi qual era l’identità del popolo di sinistra, ammesso che ci fosse un’identità e anche un popolo?
In realtà, è la sinistra ad avere ucciso Repubblica. Possiamo anche essere sinceri, sino alla sgradevolezza? Ok. In questi ultimi anni Repubblica è stata mantenuta in vita dai sovranisti nostrani, dalla loro volgarità, dalle loro oscenità corporali. Da quel clima, da quel modo di pensare di una certa Europa. Sono questi soggetti che hanno allungato la vita di quel giornale, cristallizzandolo in una ipotetica area politica delineata. Ma non ci fosse stato Salvini, non fosse nato il fenomeno Salvini, Repubblica sarebbe stata svenduta, anima e suppellettili, già da molto tempo. Vogliamo parlare del biennio renziano in cui Ezio Mauro ha sostanzialmente piegato il giornale agli umori del giovanotto, vogliamo dire che all’interno delle redazioni non volava una mosca, pur tra mille malumori, perché il direttore aveva imposto la sua affettuosissima e indiscutibile linea? Sappiamo com’è finita tutta la storia.

La sinistra non ha ucciso solo Repubblica. Ha ucciso soprattutto quei motivi, quelle buone ragioni, per cui dirsi orgogliosamente di sinistra. Né poteva essere sufficiente consegnare al giornale di riferimento una linea in cui la stella polare era semplicemente: siamo tutti contro l’orrendo Salvini. E che linea era? Repubblica, e qui non si ragiona nemmeno per paradossi, avrebbe dovuto semmai “fare” il giornale proprio sulla sinistra, pungolando, attaccando, mettendone a nudo debolezze e inconsistenze. Così avrebbe guadagnato in autorevolezza, se non proprio in lettori.

Invece ha guardato con sdegno solo le vergogne del “nemico”, e il risultato finale è che adesso un destro molto perbene, non certo l’osceno guazzabuglio legaiolo, ti si è comprato.
E anche sui motivi che hanno spinto Elkann a mettere le sue mani e i suoi soldi (ha una liquidità infinita) su Repubblica, sradicandola dalla sua terra naturale, qualcosa si può dire. Intanto hai comprato una storia e che Storia. Non c’è prezzo quando vedi la possibilità di conquistare un pezzo importante della vicenda di un Paese, soprattutto se è il tuo. E se poi ha una storia culturalmente profonda, decisiva, persino snob, esattamente quei sentimenti che la destra ha sempre sofferto. In altri tempi, quando pareva irraggiungibile, lo avresti semplicemente considerato un sogno. O un azzardo. È quello che ti manca in collezione e che non potrai MAI avere. Ma se a un certo punto, laggiù al fondo intercetti una lama di luce, osservi la debolezza del tuo interlocutore, e soprattutto realizzi che puoi arrivare a stravolgere la storia della sinistra volgendola a tuo favore, non c’è 0,46 per azione che tenga, l’avresti forse pagata anche molto di più, quella creatura.
La sinistra non ha solo ucciso Repubblica. Ha consentito che il nemico le entrasse in casa e facesse razzia dei gioiellame. Alla fine, solo un dolore estremo come questo può produrre una reazione. Ma su tempi lunghi, probabilmente. Adesso, se passa Zaia, voti Zaia.

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