Nasce anche in Italia l’editore Amazon: è la morte dell’editoria?
Anche nel nostro paese nasce Amazon publishing, la divisione editoriale del colosso americano dell’ecommerce, martedì 3 novembre usciranno in italiano i primi otto libri già pubblicati negli Stati Uniti.
I primi titoli – disponibili a 9,99 euro in cartaceo e 4,99 euro in ebook – sarano in vendita solo attraverso la piattaforma Amazon e non verranno distribuiti in libreria.
Su La Lettura di domenica scorsa, Alessia Rastelli ha intervistato Alessandra Tavella editor e referente per l’Italia della divisione Amazon Publishing che ha svelato i progetti e le strategie del nuovo editore.
Il modello di business è semplice e probabilmente vincente: prezzo di copertina basso, distribuzione solo attraverso la piattaforma Amazon, grafiche moderne e accattivanti, titoli scelti in base ai gusti dei lettori.
Perché Amazon, a differenza degli altri editori, ha un valore aggiunto inestimabile: conosce i propri clienti grazie ai dati raccolti con l’ecommerce e altre attività (come l’acquisizione nel 2013 del sociale network Goodreads).
Se dall’azienda di Seattle questo è considerato come un punto di forza, è in realtà un dramma per il mercato editoriale. Nei prossimi anni si svilupperà un’editoria sempre più orientata sui gusti dei lettori – già oggi assistiamo a questo fenomeno con le principali case editrici – estremizzando le dinamiche commerciali e abbandonando totalmente il lavoro di ricerca, di studio e, perché no, anche di rischio, che caratterizza il mestiere dell’editore.
Un’editoria basata esclusivamente sulle indagini di mercato, sui dati di vendita:
“tra le nostre prime uscite in italiano, c’è il thriller Non ho paura del buio di Robert Dugoni, che aveva ottenuto oltre 8 mila recensioni positive – semplifica la editor – Nello stesso momento Norwegian Wood di Murakami ne aveva 547″.
E se un libro avesse ottenuto zero recensioni dai lettori ma fosse un autentico capolavoro?
L’arrivo di Amazon nel mercato editoriale italiano sembra essere, dalle premesse, un’occasione persa. Anzitutto per la scelta di esordire con otto titoli stranieri, l’ennesima umiliazione per la nostra letteratura (tra otto novità non era possibile trovare almeno due validi autori italiani?) e, in secondo luogo, perché da una struttura con le potenzialità uniche al mondo come Amazon ci si aspetterebbe un lavoro di ricerca sulla qualità dei testi piuttosto che un’estremizzazione delle logiche di mercato.
“Il pericolo del modello Amazon – sottolinea giustamente Alessia Rastelli – portato all’estremo è che tutti nel mondo finiascano per leggere gli stessi libri, scelti base a criteri commerciali”.
Dopo le abitudini alimentari, l’abbigliamento, il cinema e la televisione, anche in letteratura si sta compiendo l’omologazione globale, l’azzeramento delle diversità delle culture con tutti i pregi ad esse collegate. Amazon publishing è l’esempio più evidente di questa tendenza, addio bibliodiversità.
FONTE: Cultora
2 Commenti
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Prima di pubblicare le notizie sarebbe bene informarsi, se si vuole fare i giornalisti. Nell’intervista del Corriere Lettura, Tavella ha detto chiaramente che Amazon cominciava con 8 titoli tradotti e in capo a un mese sarebbero usciti gli italiani. Io sono una di quelli: ho pubblicato con Amazon publisher il 1° dicembre #Scarlatto veneziano, un giallo storico. Inoltre, come fa lei ad affermare che non c’è stato lavoro di ricerca sulla qualità dei testi? Il mio libro, per esempio, è stato passato al setaccio prima del sì, e si tratta di un libro che, prima della stesura, mi è costato un anno di ricerche storiche, e in Storia sono laureata, e non ero nemmeno al mio primo libro. Perciò posso affermare che anche la lavorazione editoriale è stata accuratissima. Ho letto alcune opere di “colleghi” e le ho trovate molto buone, e io sono una lettrice vorace ed esigente. A proposito di case editrici, lei parla del lavoro di ricerca e studio degli editor? Ma lei legge quello che molte anche importanti case editrici danno alle stampe? Spesso mi trovo tra le mani libri dove non riesco ad andare oltre le prime pagine, libri che spariscono dalle librerie nel giro di pochi mesi, libri pieni di errori. Potrei fare un elenco, evito per correttezza. Dirò solo che, in un giallo storico di una grande casa editrice, ho riscontrato 86 errori di storia nelle prime 100 pagine! Bel lavoro! Cosa c’è poi di scandaloso a tenere conto dei gusti dei lettori? Per Scarlatto veneziano ho ricevuto diverse recensioni (molto positive), e ho riscontrato nei lettori un’acutezza di giudizi che non si trova in tanti critici, che quasi mai leggono davvero un libro. Se in Italia i lettori sono in continuo calo la colpa non è certo di Amazon!
Assolutamente d’accordo con l’articolo, seguire i gusti del pubblico mediocre è deleterio sia per il libero pensiero che per il mondo dell’editoria.
Ci sono troppi libri che non sono degni di questo nome e tutto per seguire i gusti conformati di casalinghe frustrate e ragazzini con il cervello strafatto di internet e stupidità.
Mi dispiace, la letteratura e l’arte non devono essere a portata di tutti: bisogna anche fare lo sforzo mentale di approcciarsi alle opere e capirle davvero anziché diventarne usufruttori compulsivi.