Cooperazione

«Voi che applaudite al nome di Berlinguer, non dimenticate la sua lezione»

17 Dicembre 2014

Nel giorno di apertura del 39esimo Congresso della Lega delle Cooperative è intervenuto Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. Ecco il suo discorso.

«Oggi ci vuole speranza, c’è grande bisogno di speranza nella nostra società, e vi prego, noi tutti dobbiamo essere un segno della speranza. Voi siete un segno di speranza inventandovi di tutto per dare lavoro e speranza. Ma ci vuole anche il dovere della verità, e la voce scomoda della nostra coscienza. Il dovere della verità impegna la nostra coscienza. Auguro a me e a voi di essere sempre cercatori di verità, perché il cercatore di verità guarda i tanti passi importanti fatti in questi anni, ma anche le tante cadute. C’è certamente una coscienza sociale più diffusa della criminalità, e del fatto che c’è una criminalità economica, e c’è una legge che confisca i patrimoni a ogni mafia. Imperfetta, ma una legge c’è. c’è finalmente il proposito della confisca ai corrotti, che c’era già nella finnzaira del 2007, ma non è possibile arrivare fino in fondo senza ripristinare la legge sul falso in bilancia.

Tante cose belle le abbiamo fatte insieme, perché è NOI che vince, e non posso dimenticare il grande contributo che ha dato la vostra organizzazione con la nascita di molte cooperative che hanno liberate tante terre dalle mani dei boss.

Ma assieme alle cose belle, abbiamo da dire anche tante cose brutte, tanti mali culturali e sociali su cui dobbiamo interrogarci: perché molti pronunciano la legalità con la bocca, ma la legalità non può essere malleabile o sostenibile, e l’antimafia non può essere una carta che si tira fuori solo a seconda delle circostanze. Dobbiamo difenderci dal furto delle parole, perchè c’è una mafiosità diffusa che è il vero patrimonio delle mafie, ancora prima dei patrimoni economici. Esistono, certo, i poteri illegali, ma anche quelli legali che si muovono illegalmente. Non si sconfiggono le mafie senza sconfiggere la corruzione, il riciclaggio, certe lobby e certi poteri forti, e pezzi di massoneria. Sconfiggere le mafie è un dovere per ridare dignità alla vita di questo paese e di tutti. In troppe persone è ancora troppo lontana la coscienza del fatto che le mafie esistono e sono tornate forti nel nostre paese. Io vi ringrazio per questo invito

Se trovate qualcuno che ha capito tutto, che sa tutto, salutatemelo personalmente e cambiate strada, perché siamo tutti uomini piccoli. La legalità si fonda sul noi, sul dovere di tutti i cittadini, e ha il suo più alto riferimento dall’articolo tre della nostra costituzione. Ogni cittadino deve sentirsi responsabile di tutelare i diritti dell’altro, perché così facendo difende anche i propri. Le mafie non sono un mondo a parte, ma sono dentro di noi, vivono tra noi: e il problema più grave non è chi fa il male, ma chi lo lascia fare.

Sapete che è da 400 anni che parliamo di camorre, da 150 di cosa nostra, da 120 anni di Ndrangheta. Già Don Sturzo aveva scritto che i piedi della mafia erano in sicialia, ma la la testa era forse a roma, er aveva immaginato che la mafia avrebbe risalito la penisola e perfino scavalcato le alpi. Tutto questo male non deve farci dimenticare le cose positive, e il dovere di continuare a fare. Le mafie sono presenti ma noi gliel’abbiamo permesso. Chi ci aveva visto giusto era una ragazzina di 17 anni, provincia di Trapani, Rita Atria, che era testimone di giustizia e poi si è uccisa.

In questo contesto, non è strano ricordare che l’Italia è il paese che in questi anni è cresciuto meno economicamente e di più nelle diseguaglianze. E allora mi chiedo: a cosa servono le leggi e i saperi dell’econoia se non servono a migliorare la vita delle persone? Non è possinbile vivere in un paese con 6 milioni di poveri assoluti, dieci milioni di povertà relativa, 2,5 di neet, 1,5 di bambini poverissimi, 6 milioni di analfabeti, e siamo i peggiori per la dispersione scolastyica.

Le mie parole sono un atto d’amore. E dobbiamo chiedere impegno alla politica, ma dobbiamo farlo solo dopo che l’abbiamo chiesto a – e preteso da – noi stessi. Abbiamo bisogno di una cultura che promuova percorsi di vita e che educhi al cambiamento. Si parla tanto e giustamente di riforme. Ma lasciatemi dire che la prima vera riforma oggi, nel nostro paese, è un’autoriforma, una riforma di se stessi e delle nostre coscienze: la prima mafia è il puntare il dito senza fare mai autocritica, è la mncata ribellione all’impotenza.

Non posso dimenticare nel 1981 Enrico Berlinguer – voi che applaudite al suo nome, non dimenticatelo! – che cosa era la questione morale, il centro del problema-italiano. Sue parole verissime, come quelle di Antonio Dossetti, che aveva visto la costituzione calpestata.

Chiudiamo con due ultime parole, sull’etica. Che chiama in causa le nostre scelte quotidiane, interroga ogni giorno le nostre coscienze. Chi ci incontra trova i nostri comportamenti etici, nella quotidianità nei gesti, in tutto? l’Etica è il nutrimento della democrazia,m che vuol dire non fermarsi alle parole perché servono i fatti, e la libertà in corresponsabilità. L’etica è il primo argine all’illegalità, non è un obiettivo tra gli altri, e deve fare da sfondo a ogni progetto, investimento, scelta strategica. Siamo etici quando non cediamo a compromessi, anche piccoli, a prepotenze e scorciatoie che calpestano i diritti a vantaggio dei privilegi. Ogni passo indietro dall’etica, così intesa, è una porta che si apre alle mafie. Dobbiamo riflettere tutti, anche le nostre cooperative e associazioni, le banche, le associazioni. Tutti dobbiamo fermarci a guardarci dentro. Il denaro deve restare strumento e ponte per le persone, non può diventare il fine che uccide la dignità.

Non c’è una realtà che possa dirsi esente dal rischio, anche noi di Libera: ve lo dico con stima e lasciatemi dire affetto. Bisogna imparare il coraggio di rifiutare sempre il compromesso, prendere posizione, decidere da che parte stare di fronte ai bivi della vita. Non possiamo essere tiepidi o prudenti. Dobbiamo osare di più, proprio oggi: non può essere la magistratura a chiederci conto dei nostri errori. Lo dico per tutti noi, vale per noi quello che chiediamo sempre alla politica: iniziamo noi.

E allora, siate sereni: cacciate via le cose che non vanno, come avete fatto con fermezza. Non vengano meno mai le vostre radici, sono quelle che danno il valore di tutto questo, del bostro mondo. Il primo vero antidoto contro le mafie e la corruzione siete voi, è la vistyra storia e identità, i vostri valori. Queste fragilità non ci spaventano, non vi spaventino, ma diventino per voi un’occasione per andare avanti. E per ricordare che la soperanza, o è di tutti, o non è speranza.

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