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Turisti, viaggiatori o invasori? Viaggiare davvero ancora si può!
Gorazd Skrt, autore del post, è il fondatore di Lovely Trips, azienda che rappresenta regioni, destinazioni e prodotti turistici della Slovenia, dei Balcani e dell’Europa centrale. Questo post è sponsorizzato da:
Da qualche tempo infuria la polemica sull’invadenza del turismo contemporaneo. A Venezia come a Barcellona, in Nepal come a New York, il leitmotiv è più o meno sempre lo stesso: “i turisti sono troppi, qui sta diventando un luna-park, dobbiamo porre un freno a tutto ciò”. Ormai, si dice, non ci sono più viaggiatori, ma soltanto turisti. Turisti-invasori ultra-tecnologici, iper-attivi, ubiqui, che assediano a suon di selfie le bellezze naturali e culturali del mondo.
Io non credo sia così. Ovviamente comprendo le lamentele, ad esempio, dei veneziani. Una città splendida come Venezia, l’ex capitale di un impero mediterraneo unico nel suo genere, merita una sorte migliore di quella di affollatissimo museo-ristorante a cielo aperto. Qui è la collettività a doversi attivare, trovando soluzioni opportune, anche innovative (ad Amsterdam, ad esempio, stanno utilizzando i big data per elaborare delle strategie di re-indirizzamento dei flussi turistici). Ma è dalla seconda metà del XIX secolo che ci si lamenta delle invasioni, vere o presunte, di turisti in questa o quella città d’arte, nella tal spiaggia o nella tal montagna. E il punto fondamentale è proprio questo: la destinazione del viaggio.
Mi spiego. Se una coppia del Nord Europa vuole passare un weekend romantico a Venezia in occasione del Carnevale, è logico che troverà una piazza San Marco gremita. E se un single vuole fare quattro giorni di baldoria a Barcellona, è ovvio che si imbatterà in tantissimi altri single come lui. Ma i fine-settimana romantici si possono organizzare anche in città diverse da Venezia, Parigi o Roma; e ci si può dare alla baldoria anche lontano da Barcellona o Ibiza. Una volta il viaggiatore era colui che si spingeva in luoghi remoti ed esotici, come l’Amazzonia, il Deserto dei Gobi, la Siberia. Oggi il vero viaggiatore è colui che si spinge in luoghi belli ma inattesi, poco frequentati e per nulla alla moda, magari in periodi dell’anno (o persino della giornata) insoliti.
Un luogo da viaggiatore non è necessariamente un luogo lontano. Del resto, conosco milanesi che non sono mai stati a Brera o a vedere il Tesoro del Duomo di Monza, ma che sono assidui frequentatori di Tokyo o delle spiagge di Rio. Ne scrivevo qualche giorno fa: la Mitteleuropa, per esempio, è relativamente vicina all’Italia, ma è ancora quasi tutta da esplorare. Si tratta di un “continente nel continente” incredibilmente affascinante, grazie a una stratificazione millenaria di lingue, popoli, tradizioni, storie, culture. Londra dista da Milano un migliaio di chilometri, Maribor la metà: ma quanti milanesi hanno mai fotografato la vite più vecchia del mondo (che si trova, appunto, a Maribor), sono stati al Festival Lent, o hanno messo piede nella natura incontaminata delle Pohorje?
Per essere dei viaggiatori, in questo XXI secolo iper-capitalistico, si deve essere deve essere pronti a “prendere la strada meno battuta” (per citare Robert Frost): Pleven non è famosa come Barcellona, ma è estremamente suggestiva; l’Erzegovina non ha le infrastrutture della Svizzera, però è stupenda. Soprattutto, il viaggiatore del XXI secolo deve portare con sé, oltre allo smartphone e allo spazzolino da denti, qualcosa che avevano pure i grandi viaggiatori del passato: curiosità. Anziché rifugiarsi nella comoda prevedibilità delle destinazioni modellate per il turismo globale, il viaggiatore deve volersi buttare a capofitto in ambienti, città, spazi che non gli sono familiari, dove magari le indicazioni stradali sono in un alfabeto insolito, e lo smartphone prende poco. Deve aver voglia di assaggiare il kompot bosniaco, di passeggiare dove un tempo fu esiliato Ovidio, di ammirare opere d’arte di maestri dai nomi quasi impronunciabili (per un italofono).
Mi fanno sorridere quegli americani che si lamentano di quanto sia affollata di turisti l’Italia (per la cronaca: turista è sempre l’altro): Firenze è piena di turisti, Roma è piena di turisti, Napoli è piena di turisti, Venezia… non ne parliamo. E io gli dico sempre: anziché andare sempre nei soliti (bellissimi) posti, siete mai stati a Treviso? A Rieti? A Catania? A Ivrea? Voi che credete di conoscere a menadito l’Italia, avete mai assaggiato la scacciata con la tuma di Ragusa? Avete mai ammirato i Bronzi di Riace? Vi siete mai persi nella campagna piacentina? Conoscete i Colli euganei, conoscete il Trasimeno? Ecco, non bisogna pensare che, avendo visto il Danubio e assaggiato il gulasch in qualche osteria di Budapest, si conosca la Mitteleuropa. È troppo grande per poterla conoscere in cento vite, figuriamoci in pochi giorni.
Gorazd Skrt, autore del post, è il fondatore di Lovely Trips, azienda che rappresenta regioni, destinazioni e prodotti turistici della Slovenia, dei Balcani e dell’Europa centrale. Questo post è stato sponsorizzato da Lovely Trips. La foto ritrae uno scorcio della Bosnia.
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