Turismo
Tutti in Albania?
Da qualche tempo, quasi ogni giorno i ‘giornaloni’ – ma anche tutti gli altri – dedicano almeno un articolo alla stagione turistica da ‘record’ dell’Albania. Reportage. Inviati. Pezzi su pezzi. Per raccontare come dall’altra parte dell’Adriatico – dirimpetto alla Romagna o alla Puglia – si stia vivendo un ‘boom’ vacanziero senza precedenti. Paragonabile a quello vissuto negli anni sessanta-settanta-ottanta da queste parti. Troppo ghiotta – d’altronde – l’occasione di tracciare un parallelo con le immagini di quell’8 agosto 1991 quando la nave mercantile ‘Vlora’ stracolma di gente in fuga dalla ‘Terra delle Acquile’ attraccò a Bari: oggi – seppur in un contesto diverso, ché di vacanze si stratta e non di sopravvivenza – siamo noi italiani a salire su un vascello e sbarcare di là. Pezzi su pezzi. Un giorno si e l’altro pure. Interviste agli italiani – siano turisti o chi in Albania è andato anni orsono, oculatamente, a investire – per celebrare, così si legge nei resoconti in bello stile, coste incontaminate, acque azzurrissime – tanto da far titolare, sobriamente, ‘Albania, le Maldive d’Europa’ -, parchi tematici all’avanguardia, buon cibo. Il paradiso dietro l’angolo, insomma. E contemporaneamente i ‘giornaloni’ – ma anche tutti gli altri – non lesinano articoli, pezzi su pezzi, sulla stagione turistica sottotono nel Belpaese. In Romagna, in particolare. Con il racconto, anzi la narrazione, di spiagge più vuote del solito, ombrelloni meno ambiti. I reportage sulle balere e le sale del ‘lissio’, con quel sottofondo ‘agrodolce’ che lascia sospesi tra passato (glorioso?) e presente (inglorioso?). Sulla ‘pensione completa’ che fu. Anzi no, ché c’è ancora. Ma non troppo, forse. Le polemiche sui chiringuitos in spiaggia, che toglierebbero clienti alle discoteche. E le discoteche che, al confronto con gli anni d’oro, lasciano un velo di tristezza nelle parole e nei pensieri degli ex patron o direttori di sala a rimpiangere, rivolti ai giornali, quegli anni formidabili. In cui la Riviera viveva, pulsante, giorno e notte. Notte e giorno. A perdifiato. Parole e pensieri che sembrano ‘ingialliti’ dinanzi al racconto scintillante dell’Albania. Che, tutto sommato, ha forse anche il suo senso. Già, perché a riversarsi sulle coste albanesi sono tanti italiani che corrispondono all’identikit del turista buono per la Romagna: gli italiani del ceto medio, quello che si assottiglia di anno in anno, se non di mese in mese, e che sta subendo le stilettate dell’inflazione, i rincari delle bollette, il mutuo a tasso variabile che schizza verso l’alto. L’aumento generalizzato dei prezzi – in ogni ambito e in ogni settore merceologico – che spinge, se non a tirare la cinghia, quanto meno a fare i conti con il bilancio. A rivedere le priorità, a partire dalle vacanze. Da passare, magari, su spiagge che in passato, molto probabilmente, non si pensava di prendere minimamente in considerazione. E che ora, a scorrere le cronache, paiono l’Eldorado. Magari è pure vero se un turista dice, ad un giornale locale romagnolo, “che, per una super cena dall’antipasto al dessert ho speso 30 euro ed eravamo in dieci, in agriturismo”. Noi, in cinque – mamma, babbo e i nostri tre ragazzini – in pizzeria, meno di 60-70 euro non si spende. Va a finire che ci hanno preso i ‘giornaloni’. Tutti in Albania?
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