Governo
Turismo, al Mibact ed in Enit è assalto alla dirigenza
Le porte girevoli della politica e del suo sottobosco, si sa, accelerano il proprio moto rotatorio in momenti precisi. Innanzitutto all’inizio di una legislatura. E’, questo, il momento in cui schiere di trombati, raccomandati, amici e amici degli amici scaldano i motori per contendersi i posti al sole che verranno messi in palio dalla politica. Ma a movimenti interessanti si può assistere anche in coincidenza con il periodo immediatamente precedente la fine di una legislatura. Ossia in un quadro nel quale i politici sono sempre più in fibrillazione per l’imminenza delle elezioni ed i dirigenti ministeriali o di enti controllati dallo Stato cooptati dalla politica sono in crescente ansia per il proprio incerto futuro professionale. Ecco, anche in questo contesto caotico si possono creare, non di rado, le condizioni per finalizzare manovre dell’”ultimo minuto”. Come piazzare qualche amico del sistema in posizioni apicali o creare magicamente il luogo dove lo stesso amico possa fare un gran balzo di carriera.
Prendiamo ad esempio due casi, che stanno facendo discutere. Il primo riguarda la designazione, a sei mesi dalle elezioni, di un nuovo dirigente da 80mila euro lordi all’anno a capo della segreteria dell’alfaniana Dorina Bianchi, sottosegretario di Stato con delega al turismo. Il fortunato signore, catapultato nei ruoli della dirigenza del Mibact – tale Matteo Nevi -, proviene dalle file di Federturismo, associazione di Confindustria che in questi anni ha fatto spesso gioco di sponda con il ministero di Dario Franceschini. Scivolando talvolta in un collateralismo imbarazzante.
Al di là del discutibile tempismo del decreto di nomina di Nevi, regolarmente firmato dal ministro Franceschini, fa però soprattutto riflettere il fatto che a capo della segreteria di Dorina Bianchi, proprio da marzo di quest’anno, ci sia già una dirigente. Di qui la domanda, che può apparire strumentale, ma che in realtà è dettata da autentica curiosità: ma cosa faranno mai due dirigenti nella segreteria di un sottosegretario che, al pari di tante colleghe e colleghi di governo, è ormai in piena campagna elettorale? La risposta all’interrogativo è immaginabile.
L’altra vicenda, che affonda sempre nella materia del turismo e che tira nuovamente in ballo il ministero retto da Dario Franceschini, riguarda Enit. Il regolamento di organizzazione dell’ente deputato a promuovere l’immagine dell’Italia nel mondo, approvato dal Mibact – che controlla Enit – dopo mesi di tira e molla ed esemplificato nell’organigramma presente nel sito, parla chiaro: sotto la guida del direttore esecutivo operano tre direzioni. La direzione finanza, amministrazione e controllo è retta da Francesco Nucara, la direzione marketing digitale è retta dalla dimissionaria Roberta Milano, mentre la direzione vendita è ancora vacante.
Da un documento interno, di cui Gli Stati Generali ha potuto prendere visione, emerge però che sarebbe stata aggiornata la struttura organizzativa attraverso la creazione di una nuova direzione aziendale: quella per gli affari giuridici, affidata da ieri all’avvocato Massimo Perrino. Quest’ultimo proviene da Promuovitalia e, come racconta Wikispesa, è noto alle cronache perché “seguiva come esecutivo sul campo i progetti Lavoro e Sviluppo (L&S) – progetti da cui sono scaturite inchieste giornalistiche oltre che giudiziarie – , divenendo poi responsabile del servizio legale e come tale custode degli audit interni relativi all’accesso abusivo al sistema informatico e alla falsificazione delle fatture L&S”.
Anche in questo caso sorge una serie di interrogativi. La nuova direzione voluta da Enit, per il cui varo si sarà resa necessaria una deliberazione da parte del consiglio di amministrazione presieduto da Evelina Christillin, a cosa è funzionale esattamente? E il Mibact, chiamato come è a svolgere una costante attività di vigilanza sugli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione di Enit, è rimasto a guardare? Così parrebbe, visto che agli atti non risulta che il Mibact abbia sollevato eccezioni di sorta sulla decisione dell’ente controllato di dare vita ad una quarta direzione, benché non prevista dall’organigramma. È una vera stranezza che alla direzione generale del turismo presso il Mibact, a cui spetta l’esercizio della vigilanza sia sfuggito questo passaggio. Una stranezza spiegabile, forse, con il clima caotico che regna alla direzione generale turismo. La cui gestione targata Francesco Palumbo è unanimemente giudicata inconsistente.
Uomo con simpatie centriste, già dirigente cultura alla Regione Puglia, rottamato con l’elezione di Michele Emiliano, poi parcheggiato dalla politica, per un mesetto, a Roma Capitale, Palumbo – lo ricordiamo – arriva ai piani alti del Mibact grazie alla benedizione della potente Michela De Biase, seconda moglie di Dario Franceschini. La gestione della DG Turismo da parte di Palumbo si è caratterizzata, nei due anni di sua reggenza, per tre elementi cardine: lo svuotamento operativo della direzione, avvenuto per giunta senza che le sigle sindacali facessero almeno finta di opporsi; l’appalto di ogni progettualità a realtà controllate dal Mibact o società di consulenza, con la conseguente occupazione fisica degli uffici ministeriali da parte di personale esterno (prima di Invitalia, per il costoso piano strategico sul turismo, e da alcuni mesi di Ales per non ben precisati progetti); il numero impressionante di presentazioni ufficiali del piano strategico sul turismo, della cui concreta attuazione, a un anno dal varo, c’è ben poca traccia. Su questo aspetto, peraltro, si è concentrata maggiormente l’attività di Palumbo, che da mesi pare aver piegato il Piano a strumento di auto-promozione, ispirato dal suo mentore Francesco Tapinassi, dirigente al Mibact e soprattutto uomo con alle spalle esperienze in tema di turismo maremmano.
E forse sarà stata tutta questa frenesia comunicativa di Palumbo e soci, che, unita alle immaginabili – e fondate, aggiungiamo noi – preoccupazioni per il proprio futuro lavorativo, avrà fatto perdere di vista l’anomalia della nuova direzione aziendale sfornata dai vertici di Enit.
@albcrepaldi
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