Turismo
Inghilterra, Belgio e le occasioni mancate di Italia.it
Se una notte d’inverno un viaggiatore arrivasse in Italia – proprio come nel romanzo di Italo Calvino – si troverebbe di fronte ad alcuni singolari vicoli ciechi, scenari incompiuti e nonsense ancor prima di iniziare il viaggio. L’Italia è tendenzialmente una meta turistica molto desiderata ma non così tanto acquistata. Che sia una tragica fatalità? Ovviamente no. Proviamo a capire meglio. Partiamo da una doverosa premessa: la nostra vita quotidiana – lavorativa e ludica – è profondamente intrecciata e condizionata dalle nuove tecnologie, dalla rete web e dai social networks. Erik Qualman – autore di Socialnomics – ha raccontato (e visualizzato) in maniera molto efficace la social media revolution. I suoi video sono tra i più visti e i suoi libri sono dei best sellers. E’, infatti, un dato di fatto che molto spesso scelgo dove andare, cosa mangiare e che film vedere attraverso il web grazie a recensioni, immagini, commenti e feedback trovati in rete. Attraverso la rete e i suoi utenti decido se un prodotto o un luogo mi interessa o meno. Il turismo non è certo immune da queste dinamiche. Anzi, al contrario, è uno dei settori che beneficia maggiormente dal web marketing, dal digital storytelling e dai social media. Come riporta il blog di Four Tourism, la compagnia canadese Leonardo – specializzata in digital marketing e visual storytelling – sottolinea che i turisti del nuovo millennio sono (e saranno) prevalentemente giovani in viaggio più volte all’anno, iperconnessi tramite dispositivi mobili, affamati di informazioni reperite continuamente in rete, alla ricerca di valore aggiunto e unicità dell’esperienza, a caccia di valutazioni di altri utenti e amanti della comunicazione visuale tramite immagini e video. Di fronte a questo scenario, cosa succede al nostro viaggiatore in partenza per l’Italia? Beh, di certo, non ha vita facile nell’approcciare la destinazione Italia. Senza prendere in considerazione il tema “hardware” di servizi e infrastrutture, pensiamo a tutta la parte “software” ovvero a tutta la quantità d’informazioni e possibilità che non sono presenti su internet, non sono messi a sistema, non sono tradotti e indicizzati per il mercato estero. Manca una visione d’insieme che renda fruibili luoghi, destinazioni, prodotti ed eventi in primis via web. Questo consente, infatti, una promo commercializzazione della destinazione ‘Italia’ anche attraverso la ridefinizione di un’immagine e di un brand. E’ interessante citare il ‘caso’ Belgio. Un paese privo di una forte identità turistica. Un paese che ha sapientemente investito – tra le altre cose – nel brand delle birrerie trappiste oltre a mettere a sistema e digitalizzare percorsi tematici e possibili luoghi d’interesse turistico. Gli esempi potrebbero proseguire numerosi. A mio avviso è particolarmente significativo il confronto tra il portale Visit England con i suoi contenuti, le proposte, la sua grafica fortemente visuale e il portale Italia.it . Quest’ultimo è stato al centro di un certo dibattito e di una significativa polemica per la quantità di investimenti assorbiti, per i ritardi accumulati e per gli scarsi risultati ottenuti (oltre che per la discutibile qualità di contenuti e scelta di immagine). La prossima settimana l’Ufficio Comunicazione della Camera dei Deputati, in collaborazione con l’intergruppo parlamentare per l’innovazione, organizza il barcamp #CameraConVision per discutere il futuro del turismo italiano e raccogliere idee dai partecipanti. Che sia un primo passo? Lo speriamo proprio. Oltre a raccogliere idee e proposte dal basso, servono persone e competenze pronte a guidare l’innovazione e la cosa non è per niente scontata in questa ‘Leopolda’ italiana del turismo.
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