Turismo

I luoghi di Primož Trubar, padre della letteratura slovena

1 Luglio 2016

Maja Slivnjak è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:

 

Primož Trubar è un personaggio poco noto in Italia, ma nel mio paese gode di grandissima fama. Non a caso era effigiato nella banconota da 10 talleri, e oggi compare nella moneta da un euro della Slovenia (oltre che in una speciale moneta da due euro coniata per il 500° anniversario della sua nascita). Ma chi era costui?

Sorgenti della Sava (foto di Alan Kosmač, Sidarta d.o.o. www.slovenia.info)

Trubar nacque nel 1508 non lontano da Lubiana. Per la precisione a Rašica – Velike Lašče, minuscolo villaggio rurale che oggi ospita, in ciò che resta della fattoria dove Trubar era nato, un museo con galleria e laboratorio tipografico. Il futuro riformatore religioso era un giovane di grande intelligenza, e fu mandato a studiare tedesco, italiano e catechismo prima a Fiume, cittadina adriatica oggi in Croazia, poi a Salisburgo. Infine, per la continuazione dei suoi studi, venne spedito a Trieste.

A Trieste Trubar fu uno dei pupilli del vescovo Pietro Bonomo, umanista destinato a una fulgida carriera imperiale, ed entrò in contatto con vari intellettuali europei, incluso Erasmo da Rotterdam. Ordinato prete, fu inviato da Bonomo a Loka pri Zidanem Mostu, un grazioso villaggio sulla riva sinistra del Sava, il magnifico fiume che nasce in Slovenia ed è tributario del Danubio. Quindi si recò a Vienna, per completare i suoi studi, ma nel 1530 preferì tornare in Slovenia, per predicare il Vangelo.

Ritratto del riformatore

Proprio in quel periodo Trubar si avvicinò sempre di più al protestantesimo. Era una scelta pericolosa, dato che la Slovenia faceva parte dei territori della Casa d’Austria, dove il cattolicesimo era l’unica religione tollerata. Costretto a lasciare Lubiana nel 1547, nel 1550 scrisse i primi due libri della storia in lingua slovena: il Catechismo e l’Abecedario.

Trubar è considerato “il padre dello sloveno scritto”; naturalmente esistono documenti in lingua slovena antecedenti al suo lavoro, ma si tratta principalmente di testi di carattere giuridico o religioso, per poche decine di pagine. Obiettivo di Trubar era far sì che la parola di Dio arrivasse alle masse contadine della Slovenia rurale, che non essendo in grado di parlare il tedesco (o l’italiano) erano tagliate fuori dalla Bibbia di Lutero, pubblicata per la prima volta nel 1534.

Chiesa di Javorca (foto di Janko Humar www.slovenia.info)

Del resto Trubar parlava correttamente tedesco, italiano e sloveno, e nelle sue prediche poteva esprimersi tanto nella lingua di Dante, che in quella di Lutero o nella sua. Si definiva un “amico del popolo sloveno”, inclusi i suoi esponenti più umili, i contadini e i bambini, e agiva seguendo l’insegnamento di San Paolo: “Ogni lingua darà lode a Dio”. Nonostante gli esili a cui fu costretto, riuscì a pubblicare 22 libri in sloveno e due in tedesco, e lavorò fino alla sua morte, nel 1586 nei pressi di Tubinga, bella città storica nel Baden-Württemberg.

A distanza di mezzo millennio dalla sua morte, Trubar è ricordato con affetto da tutti gli sloveni, siano essi cattolici, protestanti o non-credenti. Nella seconda metà degli anni ’80 la TV slovena gli ha dedicato un telefilm di grande successo, e dal 2010, per volontà del Parlamento sloveno, l’8 giugno è il giorno di Primož Trubar.

 

In copertina in alto, lapide dedicata a Trubar, padre della letteratura slovena. Maja Slivnjak, autrice del testo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.

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