Turismo
Neonazionalismo: i primati? Se li inventano adesso anche i giornali
Nella più orientale delle Isole Cicladi, Amorgo in italiano, Amorgós in greco, sull’estremità settentrionale dell’isola c’è un monastero del VI secolo a picco sul mare, dedicato al Theológos, San Giovanni Evangelista. Nelle giornate limpide d’inverno dal suo cortile si gode una vista mozzafiato sugli arcipelaghi delle Cicladi e del Dodecanneso, fino alla lontana, ma non troppo, Patmos, l’isola del soggiorno definitivo dell’apostolo dove si dice abbia subito la visione che racconta nell’Apocalisse. Non differentemente attraverso la porta del tempio di Apollo, nel porto di Nasso, Náxos in greco, l’isola dove il mito vuole che Dioniso abbia raccolto e fatto sua compagna l’infelice e gemente Arianna abbandonata da Téseo, nelle giornate l’impide si può vedere l’isola di Delo, l’ombelico delle Cicladi e del Mondo, dove il mito racconta che la dea Latona partorì i due gemelli, generati dal seme di Zeus, Apollo e Artemide. Nella stessa isola di Amorgo, proprio a picco sul porto di Katápola, c’è l’antica fortezza minoico-micenea di Minoa, e poco oltre, sulla costa nordorientale dell’isola, il famosissimo monastero della Chozoviótissa, Salvatrice. Ausiliatrice, del X secolo, edificato a circa 350 m. a strapiombo sul mare, Le Corbusier ne fu impressionato, e vi prese ispirazione per edifici similmente visionari. Tutto questo in un’isola poco più grande di Capri, allungata nell’Egeo tra le coste del Peloponneso e dell’Anatolia. Ma ogni angolo della Grecia è ricco di memorie e di monumenti. Quattro secoli di dominazione ottomana e di rapine genovesi e veneziane non sono riusciti a cancellarne le tracce.
Né minori emozioni provoca un viaggio nella penisola Iberica, dove il confluire, mescolarsi di diverse civiltà ha generato un paesaggio e innalzato monumenti d’insuperata forza e bellezza. Ma che serve enumerare, ricordare, uno per uno i luoghi e le memorie indimenticabili dei paesi d’Europa? Da Stoccolma a Palermo e Malta, da Mosca a Lisbona, da nord a sud, da est a ovest, l’Europa è un territorio di infinite e diversissime meraviglie. Desta perciò sorpresa, e sconcerto, che un quotidiano che conoscevamo attento alle diversità del mondo, come la Repubblica, abbia potuto pubblicare, sabato 20 giugno, sul Robinson, a firma di Corrado Augias, un articolo inaspettatamente sciovinistico, provinciale, e mi si permetta, disinformato, dal titolo “Italia dove? Basta puntare il dito”. Ma ciò che toglie il fiato è il sottotitolo, tratto, pur troppo, da una frase scritta dallo stesso Augias nel corpo dell’articolo: “Togliete alla Francia Parigi o Londra all’Inghilterra e resterà poco. Ma se a noi togliete Roma resta un mondo”. Ora, il punto non è misurare la quantità di bellezza posseduta da un paese confrontata con la quantità di un altro paese. Ma rendersi conto che viaggiare è prima di tutto un’esperienza, un viaggio di conoscenza. Si viaggia non per trovare ciò che ci somiglia ma per cercare ciò che non ci somiglia. E chiuderei qui la brutta disavventura. Non senza osservare, en passant, che un articolo simile su qualche foglio francese avrebbe fatto subito strillare ai sovranisti nostrani: ecco qua di nuovo lo sciovinismo francese che fa bella mostra di sé. E’ proprio vero che a conoscere il mondo non basta guardarlo: prima dell’occhio che vede, bisogna avere educato nel cervello l’occhio curioso che esplora. E quest’occhio interiore deve avere imparato ad attingere agli archivi della storia. E forse, ancora prima, agli archivi della geologia. Come mi meraviglierei, se no, a guardare le cascate dell’Inguazú o il deserto del Sahara?
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