Beni comuni
Machu Picchu e il paradigma della storia come cacatoio turistico
Machu Picchu, Perù, 15 gennaio 2020. Sei visitatori di diversa nazionalità decidono di gingillarsi tra le rovine Inca spostando massi, causando smottamenti e defecando nel tempio dedicato al culto del Dio Sole. In un sito archeologico, tra i più grandi e stupefacenti del mondo, considerato patrimonio inestimabile dell’umanità.
Non di tutta l’umanità, a quanto pare. Ci sono ampi segmenti di umanità, quelli più aggiornati e in confidenza col futuro, che dei resti delle civiltà precolombiane e, in generale, di tutto ciò che li ha preceduti non sanno cosa farsene.
Si, ok, quelle pietracce saranno pure lo sfondo ideale per un selfie suggestivo; aggiungici la scarpinata e il masticare foglie di cocaina; “esperienza”; tutto molto figo. Ma vuoi mettere omaggiare il Dio Sole con le proprie feci? Perché farsi scappare una simile occasione?
Ecco, coloro che appartengono ai suddetti segmenti di umanità diseredata, perché priva di patrimonio culturale, “ragionano” pressapoco così. La loro visione della storia è asintotica rispetto al concetto di cacatoio turistico. Abituati come sono ad aumentare la realtà con il supporto della tecnologia e non, invece, con l’ausilio di strumenti di decifrazione del presente, tra cui, guarda un po’, ci sarebbero proprio la conoscenza storica, l’osservazione consapevole del lascito e altri blablabla da polpettone moralistico predigitale.
Riassumendo, ci pare di capire che per costoro, cioè per i vandali defecanti (in atto e in potenza), il presente non nutre alcun bisogno di rendersi presentabile agli occhi della storia. Esso, semplicemente, si limita a non considerarla, di default, degna di attenzione.
Un presente storicamente impresentabile, senza fili, cordless. Scaturigine di una realtà “aumentata”, dicevamo, che aumenta, quasi per determinismo scellerato, diminuendosi, alleggerendosi, svuotandosi del passato, cioè di ciò che conferisce peso e sostanza al tempo. Al tempo individuale, al tempo collettivo. A qualsiasi temporalità non a uso e consumo.
Nessuno scandalo, dunque, se qualcuno decide di evacuare tra le rovine Inca o se, ad esempio, parte la caccia ai pokemon ad Auschwitz, laddove l’umanità tutta, quella diseredata e quella ereditiera (nel senso di cui sopra), si illude di andare a contemplare l’irripetibile.
Lo scandalizzarsi, col suo retrogusto perennemente ipocrita, è ormai alla stregua di un cimelio retorico, serve solo per coprire il fabbisogno apocalittico giornaliero del misantropo distratto medio, condannato all’oblio dal presente destoricizzato e dall’annessa promessa di stupidità puntualmente mantenuta.
A conti fatti, l’incuria, a qualsiasi livello, è nel DNA della nostra epoca. Gli esempi sarebbero sterminati. Perché proprio il turista, cioè il peggiore “tra tutti gli esseri umani insopportabili” a detta di Wilde, dovrebbe fare eccezione?
Rassegnamoci, siamo decisamente in ritardo per lo scandalo. Possiamo solo adottarlo come rifugio feticistico degli sconfitti. E, a questo proposito, dobbiamo riconoscere che tra i tanti approcci fetish possibili quello allo scandalo potrebbe rivelarsi un inutile spreco di perversione. Molto meglio imparare a convivere con certe notizie e tenere a freno ogni rantolo di sdegno, potrebbe allungarci la vita. Una vita destoricizzata, post-culturale, idiota, perfetta.
Oppure, per qualche misterioso motivo (dicesi ottimismo della volontà), potremmo sperare che i ritardatari della storia, alla fine, mangeranno il dessert e che ha ragione Borges quando sostiene in versi che “Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire. Chi è contento che sulla terra esista la musica. Chi scopre con piacere un’etimologia. Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi. Il ceramista che premedita un colore e una forma. Il tipografo che compone bene questa pagina, che forse non gli piace. Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto. Chi accarezza un animale addormentato. Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto. Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson. Chi preferisce che abbiano ragione gli altri. Queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo”.
Devi fare login per commentare
Accedi