P.A.
Le mele, le pere, i media e i furbetti delle crociere
Secondo un recente rapporto dell’Ocse un quindicenne italiano su quattro è un “analfabeta matematico”. Anche gli adulti del bel paese, tuttavia, non sembrano cavarsela benissimo coi numeri.
Di certo non quelli che lavorano nelle Autorità Portuali di Genova, Savona e La Spezia e per Ligurian Ports Alliance, la sigla sotto cui i tre enti si presentano ai maggiori eventi del settore portuale per promuovere il territorio, ultimo in ordine cronologico ma primo per importanza il Seatrade appena chiusosi a Fort Lauderdale, la più celebre fiera al mondo dedicata alle crociere. Magra consolazione, neppure tanti giornalisti e lettori di giornali devono avere grandi affinità con l’algebra delle elementari.
Anche quest’anno, infatti, il comunicato stampa di LPA in arrivo dalla Florida si apriva con la roboante dichiarazione attribuita ad un inconsapevole (speriamo) Lorenzo Forcieri, presidente di turno dell’associazione (oltre che dell’AP spezzina ed ex sottosegretario con Prodi): “La Liguria da sola copre l’11% del traffico crocieristico mondiale”. Perbacco, davvero niente male per una regione con 1,5 milioni di abitanti e 250 km di costa. E infatti ecco subito l’immediato e meritato rimbalzo su agenzie di stampa e media (ad esempio qui, qui e qui).
Nessuno dei quali, però, dando eco alla sparata, si è disturbato a chiedersi cosa diavolo significhi l’11% del traffico crocieristico mondiale. Che sia ligure più d’un crocierista su 10 nel mondo? Del resto dove è nato Cristoforo Colombo? Ai liguri andar per mare piace! Che una nave da crociera su dieci sia costruita in Liguria? Diamine, il Rex l’han ben costruito a Sestri Ponente, no? O che, fra tutti gli imbarchi e gli sbarchi di crocieristi che salgono e scendono dalle navi che girano in tutti i millemila porti del mondo, ben uno su dieci avvenga in Liguria?
Ovviamente nulla di tutto ciò. La cifra propagandata dai tre porti liguri in tour negli States è infatti del tutto insensata, una sonora scempiaggine essendo un rapporto fra mele e pere, fra due grandezze cioè che non c’entrano nulla l’una con l’altra.
Sorvolando sull’opportunità di confrontare (senza chiarirlo) numeri provenienti da fonti diverse e per di più ufficiose (argomenti già quasi da liceo), al numeratore LPA ha messo i 2,58 milioni di passeggeri movimentati (che si sono imbarcati, hanno sbarcato o sono passati in transito) nel 2015 nei porti liguri e al denominatore i circa 24 milioni di biglietti venduti dalle compagnie crocieristiche nel mondo nel 2015. Una divisione evidentemente assurda che non a caso dà un risultato assurdo, sebbene così mediaticamente spendibile.
Per avere un confronto più sensato, ancorché mediante un metodo grossolano e fortemente approssimativo, basterebbe, ipotizzando del tutto arbitrariamente che la crociera media preveda 6 scali (fra imbarco, sbarco e transito), dividere i 2,58 milioni per 144 milioni (=6×24), che fornirebbe un già più realistico 1,8%. Poco meno di due su cento imbarchi/sbarchi/transiti nei porti scalati da navi da crociera nel mondo avviene in Liguria. La Liguria, cioè, copre l’1,8% del traffico crocieristico mondiale.
Ora, l’errore è certamente grave, ma emendabile se lo studente alla successiva occasione mostra di aver capito il concetto. Il problema vero è che nel caso della divisione fra pere e mele delle crociere liguri c’è una perseveranza dell’errore che sa di diabolico (si veda fra l’altro qui, qui e qui), perché la cosa la si era già fatta notare in passato ai contabili di LPA e, anche in questa occasione, si è domandato se per caso nel comunicato non ci fosse un refuso.
Domanda inutile, la pubblicità non è una scienza esatta e, come mostra l’eco ottenuta sulla stampa, raccontare panzane tali da far impallidire chiunque abbia svolto nella vita operazioni di calcolo più complesse di un confronto fra i prezzi delle mele al mercato è evidentemente una strategia commerciale vincente. Di imparare, del resto, non si finisce mai, o quasi
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