Turismo
La Valle dell’Isonzo, paradiso di freschezza
Maja Slivnjak è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:
Ci sono pochi posti, in Europa, più rinfrescanti della Valle dell’Isonzo. Chiunque voglia fuggire dalla calura che imperversa nelle città italiane non deve far altro che fare le valige, salire in auto e partire alla volta di Nova Gorica, e da lì puntare verso nord: destinazione Tolmin, Kobarid (Caporetto) o Bovec; tre posti magici, dove è possibile regalarsi una breve vacanza di qualità, bellissima ma low-cost (ed ecologica).
Protagonista indiscusso è il fiume che dà il nome alla Valle, ossia l’Isonzo, che noi sloveni chiamiamo Soča. Si tratta di un fiume splendido, le cui acque color smeraldo intenso affascinano da secoli artisti e poeti, e persino i registi di Hollywood: basti pensare che di recente un suo tratto è stato utilizzato come scenario per la battaglia finale di un kolossal fantasy.
Lungo ben 136 chilometri, l’Isonzo nasce in un molto posto speciale: la Val Trenta, una delle gemme del Parco Nazionale del Tricorno. E forse proprio il luogo d’origine dell’Isonzo, intriso di leggende e racconti antichissimi (su tutti, quello del camoscio dalle corna d’oro, l’Auricorno), contribuisce al fascino di un fiume cantato da poeti grandissimi come Giuseppe Ungaretti e Simon Gregorčič, nonché dal goriziano Ivan Crico. Come scriveva il Nobel Ungaretti in “I fiumi”: “Questo è l’Isonzo/e qui meglio/mi sono riconosciuto/una docile fibra/dell’universo.
Se l’Isonzo e la valle sono stati cantati da Ungaretti, è perché il poeta combatté qui, come tanti soldati italiani e austro-ungarici (sloveni inclusi), durante la Prima Guerra Mondiale. Le 12 battaglie dell’Isonzo, inclusa la tremenda battaglia di Caporetto, costarono ognuna la vita a migliaia di uomini: un’immane tragedia in uno dei luoghi più ameni e belli d’Europa. Oggi un Sentiero della pace collega i monumenti commemorativi più importanti dell’Alto Isonzo; si passa per le fortificazioni, le trincee e le cappelle di un tempo, i cimiteri di guerra austro-ungarici, gli ossari italiani e tedeschi… Si tratta di un percorso impegnativo, carico di pathos, ma ad addolcire la fatica provvede un paesaggio che è davvero stupendo.
La natura è stata assai generosa con la Valle dell’Isonzo. D’estate prati e boschi inondano di verde gli occhi dei viaggiatori, e profumano l’aria tiepida, addolcendola. Ci si può anche imbattere nelle capre e nelle mucche di qualche pastore, e nelle malghe e nei paesi è possibile assaggiare le specialità locali: i tipici formaggi di Bovec e Tolmin, per cominciare, che sono una vera e propria ghiottoneria; le patate e il pane fatto in casa, il latte e i dolci, ma soprattutto la trota marmorata, che è originaria proprio della zona.
Ma se la Valle dell’Isonzo è stata la prima località slovena a conquistarsi l’ambito titolo di EDEN (European Destinations of ExcelleNce), è grazie alle opportunità di sport e attività all’aria aperta che offre la zona, e in particolare il fiume Isonzo, che con le sue acque fresche (a dir poco) rigenera e tonifica chiunque osi immergervisi. La valle trabocca, letteralmente, di cascate rombanti e cascatelle vivaci, tonfani, forre, e in compagnia di una guida esperta i patiti dell’adrenalina possono cimentarsi in una discesa in kayak o in gommone, o magari fare un po’ di canyoning in uno dei tanti affluenti dell’Isonzo.
Io solo una volta, persuasa dal mio compagno Borut, mi sono arrischiata a provare il kayak, e devo dire due cose: 1) non lo rifarei più per tutto l’oro del mondo 2) è stata un’esperienza pazzesca, terrificante e allo stesso tempo divertentissima, da far rizzare i capelli in testa e da far urlare dall’entusiasmo; in certi momenti mi sembrava di essere tornata una bambina al luna-park, quando il confine tra lo spasso e il puro terrore è molto sottile, e il pendolarismo tra le emozioni è un trip che continua anche dopo che papà ti ha riportato a casa e la mamma ti ha messo a letto.
Un’esperienza meno avvincente, ma altrettanto appagante, è assaggiare l’acqua dell’Isonzo. È una sorsata di freschezza: buonissima, la si beve con estremo gusto, quasi con avidità, e si ha la sensazione di aver ingollato un elisir di lunga vita distillato dalle fate delle montagne. Io ogni volta che vado lì ci riempio non solo la borraccia, ma anche un paio di bottigliette di plastica, perché anche se l’acqua del rubinetto in Slovenia è una delle migliori al mondo, non credo che esista al mondo H2O migliore di quella della Valle dell’Isonzo.
Chi agli sport acquatici preferisci le attività di terra, ha solo l’imbarazzo della pesca. Ci si può dedicare, per esempio, alla pesca della già citata trota marmorata, con conseguente narrazione di epiche gesta alla “Il vecchio e il mare” per cena. L’escursionismo è un’altra opzione molto affascinante, anche perché immergersi nella natura incontaminata della Valle è un’esperienza indimenticabile per tutti, grandi e piccini.
Un altro modo per assaporare le bellezze della Valle dell’Isonzo è… ammirarle dall’alto. I cieli della zona infatti non sono solcati solo da falchi e rondini ma anche da deltaplani e piccoli aerei. Personalmente, soffro troppo di vertigini per provare il parapendio, ma amici che hanno avuto il coraggio (o l’incoscienza) di osare dicono che la vista è spettacolare, e l’esperienza indimenticabile. A me basta contemplare (dalla terraferma) i riflessi color smeraldo dell’Isonzo, e ascoltare i rumori, a volte gentili a volte fragorosi, dell’acqua. Tutto questo basta a riempire di gioia, e di amore per la vita, e a spazzare via le preoccupazioni della quotidianità.
In copertina in alto, il fiume Isonzo (foto di Domen Grögl, www.slovenia.info). Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.
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