Ambiente
La guerra ai poveri comincia sul bagnasciuga
“Aiutiamoli a casa loro”. Noi ci scherziamo un po’, su questa cosa, ma dovete capirci: viviamo da sempre in cittadine di 10, 20, qualche volta 30 mila abitanti che ogni estate triplicano. E non c’è spazio, non ci sono servizi, non ci sono parcheggi. Non riesci più a entrare nei negozi, anche comperare un litro di latte è una gara di resistenza.
Fin da piccoli abbiamo imparato a temere questa entità mitologica, “il milanese”. Che per noi sono tutti milanesi, anche quelli di Bergamo, Lugano, Pinerolo o Trento. Ma per noi è “il milanese”, non quello reale, ovvio, ma quello dello stereotipo: arrogante, ostenta il denaro, si comporta da padrone. E poi, santo cielo, quelle “e” così aperte, birrètta, pizzètta, spiaggètta, barchètta…
Insomma, invoco la legittima difesa, che va tanto di moda. E del resto cosa possiamo fare, noi che abbiamo la grazia e il tedio a morte di vivere in provincia ? Siamo gente di scoglio, un po’ selvatica, e soffriamo di non essere abbastanza europei; ci prendiamo qualche patetica rivincita: mangiamo focaccia anche di martedì, e mettiamo la foto su Facebook, con lo sfondo del mare; mandiamo ai nostri amici di oltre appennino la foto dalla passeggiata di Nervi bella da fare male, mentre andiamo al lavoro, e aggiungiamo: “Tutto bene, in tangenziale ?”
Però, quello che è scherzo un po’ sciocco, sta diventando una realtà triste e molto preoccupante: sono molte, ormai, le località turistiche della riviera ligure, e di tutto il modo, che denunciano il sovraffollamento e studiano misure per impedirlo. Niente di male, in sé: chiunque viva in un luogo turistico sa quali storture produca sul territorio. Lo snaturamento e la gentrificazione dei quartieri, se parliamo di città; l’assalto con cemento e cazzuola a ogni metro quadro di terreno, se parliamo di paesi.
Il problema, qui da noi, è che il nemico non è quello. Il nemico, dichiarato, aperto, sono i poveri. Quelli che spendono poco, o nulla, e hanno la pretesa di stendere il loro asciugamano OVS sulla sabbia. Quelli che vengono in pullman, a pochi euro, per fare una giornata al mare. Eh no, loro no !
C’è un sindaco del ponente ligure che dichiara al Corriere: “Arrivano con gli autobus ? Allora li fermiamo al casello, facciamo salire i vigili, e chiediamo i documenti a tutti ! Così passa almeno un ora e mezza, e vedrete che la prossima volta ci penseranno, prima di venire !”. L’odio di classe, in purezza.
Perché di fronte ai soldi, state sicuri, ci si inchina rispettosi. Alle Cinque Terre, per dire, dove il sovraffollamento è davvero un problema di incolumità pubblica, quelli che non vogliono fare nulla sono i commercianti: pur di vendere una bottiglietta d’acqua in più, vanno bene anche i turisti che rantolano stravolti negli angoli. E siamo sempre pronti a costruire, asfaltare, cementificare, anche dove non serve, anche dove ci sono migliaia di case sfitte.
Ma devono spendere, consumare, pagare. Se non lo fanno, beh, allora davvero “aiutiamoli a casa loro”. Se ne stiano nei centri commerciali, hanno anche l’aria condizionata, cosa vengono a rompere le balle.
E le spiagge che siano chiuse, recintate, ferocemente private. Qualcuno propone che anche le spiagge libere abbiano un ticket d’ingresso; “libera”, ma a pagamento: non si sa se davvero il degrado ne sarebbe sconfitto, certo la logica subisce una bella botta.
Ormai è il “Briatore pensiero” che muove le politiche turistiche dalle nostre parti. Sì, ho scritto “pensiero”, e senza ironia. Perché c’è una logica feroce, esplicita, argomentata. L’idea che il territorio, il mare, il sole, l’aria, siano beni che hanno un prezzo. Che devono essere fruiti da chi può pagare, e in modo diverso a seconda di quanto può spendere.
Qualche anno fa un ligure malinconico come Montale scriveva “… tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza, ed è l’odore dei limoni”. In fondo era un ottimista:i poveri, per molti sindaci, devono annusare solo nei supermercati.
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