Turismo

Impressioni ateniesi

21 Dicembre 2017

– Atene è bellissima e piena di gatti, ma piena davvero. Chiedo alla ragazza dietro al bancone dell’ostello se c’è una particolare ragione, lei mi sorride scuotendo le spalle e fa “we love cats”, considerando chiusa la questione. Reazione simile da parte della proprietaria dell’ostello, una ragazza truccatissima e vestita in uno stile a metà strada tra madame Bovary e un personaggio di ‘Gatto nero, gatto bianco’. “Also Istanbul is full of cats”, come se la cosa risolvesse la faccenda.

– Come spesso (ma non sempre) succede, il landmark principale della città risulta bello, ma di certo non la vetta dei vagabondaggi turistici armati di fotocamera compatta. File altrettanto compatte di nuche sorridenti si arrampicano sull’Acropoli, con mappa e bastoncini per gli autoscatti affollano le colonne e si confondono tra gli insulti delle gru e delle impalcature della manutenzione lasciate lì in mezzo ai templi, errore tra gli errori dei turisti coi vestiti troppo sgargianti.

– Il quartiere di Plaka, turistico e odoroso di pessimo souvlaki per boriosi croceristi, è noioso come ogni cartolina in 3d. Psiri è molto meglio: centinaia di negozietti, bazaar, il suono dei bouzoki e persone da ogni angolo di questa parte del pianeta – il proverbiale crocevia di culture che si compie – in tutto il suo splendore violento che può spaventare. Il rebetiko, equivalente greco del tango per gli argentini (ma quanto poco ne  sappiamo della Grecia? ed è qui a due passi) riecheggia in ogni vicolo e scandisce l’infinita galleria di bancarelle di qualsiasi cosa, con argenteria esposta affianco a coccodrilli imbalsamati.

 

 

– Tutto ha avuto inizio qui, sul serio. Non è solo uno slogan buono per quelle orribili campagne pubblicitarie pro-turismo. E loro ci tengono moltissimo a ricordartelo, e fanno bene. È un clichè orribile da scrivere in un articolo su Atene, ma qui la Storia ti circonda – mentre altre capitali europee si sforzano di sradicare gli scheletri dagli armadi, o sottolinearli in modi innaturali. La romanticizzazione del passato è propria di ogni sconfitta, la rimozione delle passate sconfitte è propria di ogni trionfo.

– La disoccupazione giovanile in Grecia è del 45,5%, più del 15% della popolazione è sotto la soglia di povertà estrema (che è diversa dalla povertà normale), in cinque anni il popolo greco ha visto andare in fumo un terzo del proprio potere d’acquisto e un quarto del proprio reddito. Tolstoj una volta scrisse riguardo la pena di morte: “ho visto a Parigi decapitare un uomo con la ghigliottina, in presenza di migliaia di spettatori. Sapevo che si trattava di un pericoloso malfattore; conoscevo tutti i ragionamenti che gli uomini hanno messo per iscritto nel corso di tanti secoli per giustificare azioni di questo genere; sapevo che tutto veniva compiuto consapevolmente, razionalmente; ma nel momento in cui la testa e il corpo si separarono e caddero diedi un grido e compresi, non con la mente, non con il cuore, ma con tutto il mio essere, che quelle razionalizzazioni che avevo sentito a proposito della pena di morte erano solo funesti spropositi e che, per quanto grande possa essere il numero delle persone riunite per commettere un assassinio e qualsiasi nome esse si diano, l’assassinio è il peccato più grave del mondo, e che davanti ai miei occhi veniva compiuto proprio questo peccato.” Per anni le classi dirigenti greche hanno sistematicamente mentito sui dati nazionali, in questo modo la Grecia è riuscita a entrare in Europa senza nessuna eurotax e in questo modo, per anni, generazioni precedenti a questa si sono assicurate il loro relativo benessere. Questo è un fatto. Ma mi perdonerete l’ardire (o magari no, non mi cambia molto), ma parafrasando Tolstoj e la sua pena di morte, applicando le sue frasi alla Grecia e all’austerità, mi viene da dire: “conoscevo tutti i ragionamenti che gli uomini hanno messo per iscritto nel corso di tanti secoli per giustificare azioni di questo genere; sapevo che tutto veniva compiuto consapevolmente, razionalmente; ma nel momento in cui tale spettacolo si verifica sotto ai tuoi occhi è possibile comprendere, non con la mente, non con il cuore, ma con tutto il proprio essere, che quelle razionalizzazioni sono solo funesti spropositi e che, per quanto grande possa essere il numero delle persone riunite e qualsiasi nome esse si diano, far ricadere su tutto un popolo le colpe di classi dirigenti e generazioni passate è il peccato più grave del mondo”. Ciò che è stato fatto al popolo greco è di una violenza immorale e frequentissima.

– La facoltà di Architettura di Atene è un posto meraviglioso. Ci capito per sbaglio mentre cerco altro. Entro e mi perdo in mezzo a file indiane di colonne doriche e ricordi delle scuole medie; architravi e imponenza. Tutti gli edifici sono ricoperti di graffiti, scritte, murales contro la “crisi”, i tecnocrati di Bruxelles e il fantomatico Potere – qualsiasi cosa esso sia. Il contrasto è contemporaneamente affascinante e orribile. Ai miei occhi banali riassume la Grecia di oggi. Lo stereotipo realissimo della ‘culla della civiltà’ e della ‘porta tra culture’ ricoperto dalla polvere confusa della furia del mondo e dei suoi stravolgimenti.

 

 

– “C’hanno rubato il futuro” dicono molti miei coetanei il cui presente è una quotidiana birra al Pigneto senza troppi patemi sul futuro. Qui stanno messi giusto un po’ peggio, e si lamentano la metà di noi. Siamo dei fighetti, e loro, che Dio li benedica, finita l’Università non faranno i creativi.

– Sarà per quella vecchia storia dell’avere problemi col concetto di autorità, ma qualcuno deve spiegarmi il motivo per cui questa cosa qui

 

 

dovrebbe avere più dignità di quest’altra cosa qui.

 

 

Ovvero: (tenendo sempre ben presente il suo essere una vittima di mancanze di senso altrui, più in alto) come fa un uomo a svegliarsi, lavarsi, radersi e andare a stare fermo con la faccia seria per sei ore per lavoro (incidentalmente in questo momento sono ad Atene e quindi parlo di un poveretto coi pon pon alle pantofole, ma vale anche per quelli con la mimetica e il pennacchio a Roma, o la parrucca di Marge Simpson e l’accappatoio rosso a Londra, e così via, l’elenco è potenzialmente infinito).

– L’ouzo è per I fighetti. I veri uomini bevono tsipourro.

– È francamente imbarazzante quanto poco ne sappiamo di una cultura così importante, affascinante, simile e geograficamente vicina alla nostra. Siamo fratelli e non ci parliamo neanche a Natale. La prima volta che entro in una chiesa ortodossa a Atene mi si apre un mondo. Forse neanche loro ci tengono poi tanto ad avere a che fare con noi, per questo la Chiesa Cristiana Ortodossa è autocefala (‘autocefala’ è una parola bellissima che significa “con un proprio capo”. È una parola così bella che la ripeterò: autocefala.)

 

 

– Il quartiere anarchico di Exarchia è una Kreuzberg con senso d’esistere. Amano poco i turisti, esattamente come nei quartieri alternativi di Berlino schiavi della gentrification e così alternativi da essere loro a decidere le tendenze a cui l’Europa si adegua. Exarchia è piena di immigrati afghani, siriani, palestinesi, senegalesi, iracheni, iraniani; hanno trovato rifugio qui dalla violenza equamente distribuita in Occidente e Oriente. Non sono gli “immigrati” vestiti bene che organizzano vernissage a Friedrichsein, sono i figli della fame che si confondono coi greci figli della crisi economica. Le povertà sono tante, la fame è una sola. Loro lo sanno senza razionalizzarlo, e si aiutano a vicenda. Non più schiavi di quella infinita e patetica gara a “chi è più puro” (che ha smesso di avere senso da almeno cinque anni), “chi sta qui da più tempo”, ecc. Nel proprio essere ritrovo di sconfitti, Exarchia ha molta più ragion d’essere di tutti i quartieri antagonisti e alternativi d’Europa. Non puoi fare foto, ma se ti dimostri un minimo aperto e conciliante poi ti si aprono portoni. E scopri angoli pieni di iniziative e progetti meravigliosi 

– Un amico mi ha chiesto di domandare agli ateniesi se conoscono i Cavalieri dello Zodiaco e i loro combattimenti negli antichi templi greci. L’ho fatto: quelli a cui ho chiesto non hanno mai visto i Cavalieri dello Zodiaco. Pessima infanzia.

 

 

– Faulkner una volta ha scritto “the past is not dead, is not even past”.

– Autocefala.

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