Turismo

I luoghi di Rihard Jakopič, rivoluzionario dell’arte slovena

11 Agosto 2016

Maja Slivnjak è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:

 

Rihard Jakopič è uno dei più grandi artisti della storia slovena. Come nel caso della Kobilca, voglio citare il giudizio che dà di lui la Galleria nazionale della Slovenia (Narodna galerija): “non soltanto un eccellente pittore, ma anche un uomo che seppe integrare l’arte in un più ampio contesto sociale”. Uomo di grande carisma, Jakopič fu l’artista di punta dell’Impressionismo sloveno, uno dei movimenti creativi più innovativi del primo Novecento mitteleuropeo.

Jakopič nacque il 12 aprile 1869 in un sobborgo semi-rurale di Lubiana, Krakovo. Fuori dai confini sloveni Krakovo non è molto famoso, ma nel mio paese è noto come la Montmartre di Lubiana. E in effetti si respira un’aria di creatività, anarchia e vitalità in questo sobborgo un po’ bohémien, antico centro di pescatori fluviali dove sono ancora numerosi gli orti e i giardini. E forse non è una coincidenza che il padre di Jakopič fosse un ricco commerciante di prodotti agricoli. La madre invece era una donna dolce e premurosa, che si ammazzava di fatica per badare agli otto figlioli.

Krakovo nel 2010 (foto di E. Kase www.slovenia.info)

Dopo la scuola secondaria, Jakopič andò a studiare pittura alla Akademie der bildenden Künste di Vienna, una delle principali accademie d’arte d’Europa. Nonostante una brusca interruzione causata da un’improvvisa malattia, riuscì a riprendere gli studi, che portò avanti a Monaco, prima alla Akademie der Bildenden Künste e poi alla scuola d’arte di Anton Ažbe, pittore sloveno che ebbe tra i suoi allievi anche altri grandi impressionisti sloveni come Ivan Grohar, Matej Sternen, Matija Jama, nonché artisti russi del calibro di Wassily Kandinsky, Igor Grabar, Ivan Bilibin.

foto di Rihard Jakopič prima del 1919 (Avgust Berthold)

Tornato a Lubiana, Jakopič si diede da fare per rivitalizzare la scena artistica nazionale, ad esempio contribuendo a fondare la Società d’arte slovena. L’apprendistato non era però finito: dopo un anno a Škofja Loka, piacevole cittadina dell’Alta Carniola, Jakopič andò a studiare all’Accademia d’arte di Praga, allora vivacissimo centro culturale dell’Impero austro-ungarico, nonché cuore pulsante del revival panslavista.

Nel 1906 l’artista tornò definitivamente a Lubiana, e in poco tempo divenne una vera e propria celebrità. Merito anche della grande generosità: per esempio nel 1908 fece costruire, a sue spese, la prima galleria d’arte pubblica slovena: il Padiglione Jakopič nel parco Tivoli. Progettato dal noto architetto Max Fabiani, sino al 1962 il Padiglione sarebbe stato uno dei luoghi più importanbtu della cultura slovena.

Inverno (1904)

Con il collega Sternen lanciò una scuola di pittura assai apprezzata. Ancora, fu tra i fondatori della Galleria nazionale della Slovenia, uno dei primi membri dell’Accademia slovena delle scienze e delle arti, il principale sponsor della “primavera di Novo Mesto”. Fu, soprattutto, un artista vigoroso e prolifico: di lui ci rimangono oltre un migliaio di dipinti e più di 600 disegni.

Fu senz’altro un artista capace di reinventarsi, passando dall’impressionismo di inizio secolo (di cui fu indiscusso esponente di punta) a un espressionismo energico, cromaticamente carico e dalle pennellate molto intense. Quando morì, nel 1943, se ne andò un genio.

Il velo verde (1915)

 

In copertina, “Večer na Savi” di Jakopič. Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.

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