Turismo
I luoghi di Ivan Grohar, genio ribelle dell’arte slovena
Maja Slivnjak è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:
Ci sono artisti capaci di conferire a una nazione slancio, orgoglio di sé e forza spirituale. Ivan Grohar, uno degli esponenti di punta dell’Impressionismo sloveno, fu uno di costoro. Con altri pittori di punta come Rihard Jakopič, riuscì a plasmare l’identità non solo artistica, ma culturale e sociale del popolo sloveno, celebrando attraverso i suoi dipinti i paesaggi e la gente di quella che, allora, era una semplice provincia dell’Impero austro-ungarico.
Grohar nacque nel 1867 a Spodnja Sorica, villaggio rurale dell’Alta Carniola. Oggi il piccolo centro celebra con fierezza l’illustre concittadino: la casa dove nacque è stata trasformata in una sorta di museo, e anche la chiesa locale, dedicata a San Nicola, custodisce alcune delle prime opere dell’artista. In ogni caso, l’artista era troppo povero per studiare; per sua fortuna lo prese a benvolere il parroco del paese, Anton Jamnik, che gli permise di studiare la pittura a Kranj, sotto la supervisione dell’artista cattolico Matija Bradaška.
Dopo Kranj Grohar si recò a Zagabria, a concludere il suo apprendistato presso Spiridion Milanesi, pittore abbastanza in voga nei Balcani. Ancorché molto giovane, già allora Grohar era uno spirito creativo insofferente a ogni forma di coercizione, e pertanto non stupisce che si trovasse molto male sotto le armi, durante il servizio di leva. Fuggito in Italia, Grohar visse un periodo da vagabondo, senza una lira in tasca. Alla fine dovette fare ritorno in Austria-Ungheria, a scontare una breve pena e a terminare la naja.
Nel 1892 Grohar si giocò il tutto per tutto, e chiese alla Dieta provinciale della Carniola un sussidio per studiare arte a Graz. Fu fortunato, la sua richiesta venne soddisfatta. Dopo due anni di scuola di pittura nel capoluogo della Stiria, che allora era una città quasi più slovena che austriaca, Grohar tentò di nuovo la sorte, provando a entrare alla prestigiosa Akademie der bildenden Künste di Vienna. Purtroppo non venne ammesso, dato che non aveva ancora terminato la scuola a Graz, ma sembra che gli esaminatori rimanessero a bocca aperta dinanza alla perizia tecnica e al talento del giovane.
Nel 1896 aprì un atelier a Spodnja Sorica, e riprese gli studi presso la celebre scuola d’arte di Anton Ažbe, pittore sloveno che ebbe tra i suoi allievi anche altri grandi impressionisti sloveni quali Rihard Jakopič, Matej Sternen e Matija Jama, nonché artisti russi come Wassily Kandinsky, Igor Grabar, Ivan Bilibin. Diventato amico proprio di Jakopič, che alla fine del XIX secolo era il più influente pittore della Carniola, nel 1900 divenne membro (e tesoriere) dell’Associazione artistica slovena (SUD).
Come tesoriere del SUD Grohar si cacciò di nuovo nei guai, dato che prese a prestito un po’ del denaro dell’associazione. Dopo aver scontato un breve periodo in carcere partì alla volta di Vienna, che allora era non solo capitale di un immenso impero ma uno dei fulcri della vita culturale europea. Lì partecipò, con altri grandissimi nomi dell’impressionismo sloveno, a una mostra presso la galleria Mietke, che gli procurò elogi e denaro.
La fama di Grohar crebbe. Negli anni a venire espose le sue opere, oltre che alla Secessione di Vienna, anche a Belgrado, Cracovia, Trieste, Varsavia, Berlino e Londra. Nel 1911 era però di nuovo al verde, ma grazie a un intervento dell’amico Jakopič ottenne un sussidio di 2000 corone per un viaggio di studio in Italia. Purtroppo non ce la fece a partire: si spense di TBC all’ospedale statale di Lubiana. Nonostante questo, sarebbe passato alla storia, e il suo quadro più famoso, Il seminatore, rimane un’icona della cultura slovena.
Immagine di copertina in alto: Il seminatore. Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.
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