Turismo
I luoghi di Giuseppe Tartini, il genio del violino
Maja Slivnjak è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:
Di Giuseppe Tartini abbiamo già avuto accennato alcuni giorni fa, nel post sui tesori del Litorale sloveno. Il grandissimo violinista e compositore nacque infatti a Pirano, la perla adriatica della Slovenia, nel 1692. Per la precisione, il 12 aprile (dunque, era un ariete). Allora Pirano, come il resto dell’Istria e della Dalmazia, faceva parte della Repubblica di Venezia, e veneziana sarebbe rimasta sino al 1797, anno del trattato di Campoformio.
Il padre di Tartini era un ricco commerciante di origine fiorentina, la madre una nobile piranese; insomma, una famiglia colta e altolocata. Tartini venne inviato a scuola all’oratorio di San Filippo Neri, dove dimostrò presto grande intelligenza e talento; pertanto, i genitori vollero farlo perfezionare al Collegio dei padri delle scuole pie di Capodistria (Koper), dove si dedicò anche allo studio del violino.
Per Tartini la famiglia immaginava una carriera ecclesiastica. Una soluzione furba, dato che all’epoca si trattava di un modo sicuro per raggiungere una posizione di grande influenza. Oltre a studiare il latino, il violino e i testi sacri, in quegli anni di formazione Tartini si dedicò probabilmente anche alle belle arti, frequentando l’accademia piranese I Virtuosi, che riuniva il meglio dell’intellighenzia piranese.
La famiglia Tartini non era però onnipotente. Non riuscendo a fare del giovane un prete, lo mandò all’università di Padova, a studiare diritto. In effetti Tartini aveva tutte le carte in regola per eccellere come avvocato; era così portato per gli studi giuridici da avere abbastanza tempo libero per dedicarsi alla scherma, altra grande passione. Come molti studenti fuorisede di tutte le epoche, Tartini cercò di guadagnare qualche spicciolo dando ripetizioni di violino. Una delle sue allieve era una ragazza di alto lignaggio, e Tartini se ne innamorò perdutamente.
Il matrimonio segreto dei due fece infuriare i genitori di Tartini, ma soprattutto la famiglia della ragazza. Poiché la moglie era imparentata con il potentissimo arcivescovo di Padova, e Tartini temeva una rappresaglia, non ebbe altra scelta che abbandonare la città (e la moglie). Travestito da pellegrino, riparò a Roma, quindi al convento dei minoriti ad Assisi. Lì, sotto la protezione di un parente frate, poté darsi allo studio del violino, e grazie agli insegnamenti del grande compositore barocco Bohuslav Matej Cernohorsky iniziò a trasformarsi nel grande virtuoso che poi tutta l’Europa avrebbe ammirato.
Dopo aver ricevuto il perdono dall’arcivescovo di Padova, Tartini abbandonò il convento, e andò a lavorare ad Ancona, dove ebbe modo di scoprire il terzo suono (detto anche suono di Tartini). Furono quelli anni di grande crescita artistica per Tartini, che culminarono nella sua nomina a capo dell’orchestra di Sant’Antonio da Padova, e nella sua esibizione a Praga per l’incoronazione dell’imperatore Carlo VI nel 1723.
Tartini trovò anche il tempo e le energie per fondare la Scuola delle nazioni, un’eccellente scuola di violino dove si formò anche il compositore Antonio Salieri. E soprattutto, compose uno dei brani per violino più famosi: il Trillo del diavolo, che gli fu ispirato da un sogno.
Tartini morì a Padova nel 1770. In tutta Italia vi sono strade ed edifici intitolati a lui (ad esempio, il conservatorio di Trieste), ma la sua cittadina gli ha addirittura dedicato una piazza: la bellissima piazza Tartini, che un tempo era un mandracchio (porto minore) per le barche dei pescatori; al centro della piazza c’è una suggestiva statua di bronzo del violinista, risalente alla fine del XIX secolo, e a un tiro di schioppo, in Kajuhova ulica, c’è la casa di Tartini, dove sono esposti dei vecchi spartiti e delle lettere del grande violinista, la sua maschera funeraria e uno dei suoi violini. E d’autunno al tramonto, in piazza, si può sentire un violino suonare…
Immagine di copertina in alto: monumento a Tartini a Pirano (foto:Ubald Trnkoczy www.slovenia.info). Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.
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