Turismo
I last minute che non fanno bene al turismo e ai ristoranti
Le restrizioni decise dai nostri governi, soprattutto dal precedente, spesso comunicate last minute, hanno ulteriormente penalizzato alcuni settori tra cui: impianti sciistici e indotto turismo invernale, ristoranti in continua balia del colore delle regioni, deciso spesso in meno di 48 ore e, di recente, il turismo pasquale, in quanto l’ultima ordinanza del 2 aprile estende fino alla fine di aprile le limitazioni dell’ordinanza del 30 marzo, ovvero, per tutti coloro che rientrano anche dai Paesi della UE, il tampone prima di tornare, quarantena di 5 giorni e tampone dopo la quarantena. Un tentativo per scoraggiare la partenza?
Questi sono solo alcuni esempi, ne esistono molti altri.
Piani di Bobbio, nota stazione sciistica della Valsassina in provincia di Lecco, vanta in passato 350mila presenze stagionali, patisce nella stagione 2019/2020 un importante calo, ma è nella stagione 2020/2021 che rimane completamente ferma.
Racconta Matteo Concari titolare del Rifugio Stella: “Abbiamo preso in gestione l’attività nel novembre 2019, sostenendo importanti investimenti per la ristrutturazione che oggi consta di 25 posti letto, oltre a 70 coperti circa. Dal 7 marzo 2020 siamo stati costretti a chiudere, per riaprire nei mesi di luglio e agosto, poi da settembre 2020 ad oggi non abbiamo più riaperto. Con la promessa di riaprire abbiamo acquistato le derrate alimentari necessarie all’attività, che sono state poi tutte buttate, si sono salvate solo le bevande, che però vanno in scadenza in questi giorni. E’ stato poi necessario fare il carico di GPL per affrontare la stagione, anticipando un altro costo importante. Non abbiamo beneficiato di nessuno sconto sull’affitto dell’immobile, tranne l’agevolazione del 30% come credito di imposta. Dipendenti in cassa integrazione e i collaboratori stagionali lasciati a casa. Invece gli impianti delle vicine stazioni della valle come i piani di Artavaggio e Pian delle Betulle, hanno continuato a funzionare, in quanto considerati trasporto pubblico, mentre gli impianti di risalita dei Piani di Bobbio fanno parte di una società privata e sono rimasti chiusi. Per quanto riguarda i ristori, tutti sanno com’è andata.”
Non ci vuole molto a prendere coscienza di quanto sia stato penalizzato l’intero settore, che comprende tutti gli impianti sciistici e l’intero indotto.
Dalla montagna ci spostiamo in città, dove i ristoranti hanno subito un grave danno economico. L’altalenarsi di comunicazioni in merito alle aperture o chiusure hanno causato problemi analoghi a quelli sopra descritti: cibo buttato, investimenti per adeguare la riapertura alle nuove norme, mancati ristori, dipendenti in cassa integrazione etc. Non tutti sono riusciti ad organizzarsi per l’asporto, che ha solo in parte compensato le perdite, vuoi per la posizione geografica o semplicemente perché non hanno i mezzi necessari per farlo.
Racconta Maurizio Galligani, titolare de La Refezione a Garbagnate Milanese, ristorante con cucina di alto livello. “Da marzo 2020 a marzo 2021 abbiamo subito un calo del 55%. Le mancate riaperture, promesse in precedenza per non so quante volte, ci hanno fortemente penalizzato. Il nostro ristorante ha una clientela abituale medio alta, che si aspetta qualità e profondità del menù proposto. Non possiamo riaprire con un’offerta ridotta e deludere le aspettative dei clienti, sia in termini qualitativi sia di assortimento. La gente, stanca di restrizioni, appena ne ha avuto la possibilità è venuta a trovarci, con la voglia di assaporare i piatti a cui erano abituati. Quindi, anche con la dovuta attenzione, non siamo riusciti a limitare più di tanto gli acquisti, con il risultato di vedere sprecati ingredienti costosi, letteralmente buttati. Un locale come il nostro non può essere considerato alla stregua di un interruttore ON/OFF, bisogna programmare l’accensione degli impianti, dei frigoriferi, delle strutture in cucina, per non parlare del personale con la cassa integrazione, non puntuale come sappiamo. Non abbiamo potuto approfittare del servizio di asporto perché la nostra clientela e la nostra offerta non si prestano a questo tipo di ristorazione. Nessun contributo alla riduzione del canone di locazione. Non sappiamo se ci sarà ancora il credito di imposta. I ristori? solo mance per ora…”
Il mondo della ristorazione è ampio, come è ampia l’offerta. I ristoranti di categoria media, situati in zone centrali delle città, hanno cercato di organizzarsi con l’asporto, cosa tutt’altro che semplice, per chi non è abituato. Logistica, qualità dei piatti, packaging, ordini programmati, approvvigionamenti mirati, diventa un altro mestiere a cui alcuni dei nostri ristoranti si sono dovuti adeguare, con risultati non sempre soddisfacenti, solo per limitare i danni causati dalle mancate aperture. Senza dimenticare che anche le città non sono popolate come in era pre-covid; lo smart working, la cassa integrazione, il lavoro a distanza tengono lontani i lavoratori dal posto di lavoro, mancano i consumatori quindi, ci sono pochi clienti.
Curioso infine come il turismo anche nei paesi della UE sia stato inizialmente concesso, ma poi scoraggiato con la girandola di tamponi e quarantene. Forse per mettere una pezza al malcontento degli operatori turistici nazionali che non potevano ospitare nessuno.
Racconta Mauro Rossetti, consulente turistico milanese: “I pacchetti viaggio per le Canarie, comprensivi di alloggio e voli charter, sono stati messi in vendita un mese prima delle vacanze pasquali. Non è corretto affermare che, chi ha scelto questa destinazione, l’avrebbe cambiata con una meta Italiana, anche se fosse stato possibile. Non è stato elegante inserire restrizioni e complicazioni pochi giorni prima della partenza. In questo caso si è creato disagio ai viaggiatori, che oramai avevano prenotato, deludendo gli operatori del turismo nazionale che hanno visto i turisti recarsi dalla Lombardia in Spagna, mentre gli veniva negato di recarsi ad esempio in Liguria.”
Ci sarebbero altri settori duramente colpiti di cui raccontare esperienze dirette, mi riferisco agli ambulanti, ai parrucchieri ai centri estetici, a tutte le attività commerciali in genere. Avremo modo di riparlarne.
Sono convinto che, appena ci sarà la possibilità per molte attività di riaprire, queste raccoglieranno fatturati importanti, a mio avviso superiori al periodo pre-pandemia. I consumatori, almeno quelli che ad oggi non hanno perso il lavoro avranno voglia di uscire, di incontrarsi e quindi di consumare, cosa a cui da tempo non erano più abituati. Chi ha avuto la possibilità di mantenere il reddito ha giocoforza risparmiato, la voglia di tornare a vivere e la possibilità di spendere aumenterà i consumi, anche se le vendite perse purtroppo resteranno tali.
Photo by La Victorie on Unsplash
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