Famiglia
È possibile riposarsi in vacanza con i figli?
L’estate si avvicina e per le famiglie con bambini si pone l’annuale problema: trovare una vacanza che diverta i piccoli consentendo agli adulti di riposarsi. Ma questo legittimo obiettivo è raggiungibile? Infatti, se è vero che oggi il settore turistico offre innumerevoli possibilità, è anche vero che venire incontro alle esigenze di un microcosmo complesso quale è la famiglia non è semplice.
Abbiamo chiesto un parere a Graziano Capponago del Monte, giornalista, socio Gist (Gruppo italiano stampa turistica) e co-fondatore dei blogmagazine www.SvizzerAmo.it e www.AustriAmo.it dedicati rispettivamente al turismo in Svizzera e Austria.
È così difficile per una famiglia organizzare una vacanza?
«Partendo dalla triste considerazione che i genitori in vacanza non si riposano, purtroppo non esiste una formula magica per una vacanza con bimbi piccoli. Dipende tutto dai genitori e dai bambini. Finché sono molto piccoli, i bimbi hanno solamente le esigenze primarie (mangiare, dormire, essere puliti) e si possono portare abbastanza facilmente quasi dappertutto, tenendo conto che il loro organismo non è ancora in grado di adattarsi a temperature estreme. Crescendo si aggiunge l’esigenza del gioco».
E quindi?
«Personalmente ritengo che il bambino debba essere stimolato nei limiti della sua capacità di concentrazione e sopportazione e questi limiti dovrebbero conoscerli solo i genitori. Si può anche portare un bambino in un museo, ma non si può imporgli di seguire un percorso storico-critico articolato. Non per nulla i musei più evoluti hanno una sezione dedicata ai laboratori per i più piccoli, dove si possono accostare all’arte giocando mentre i genitori fanno la propria visita».
Qual è la soluzione?
«Ci sono sempre più strutture In Italia e all’estero che si sono specializzate nel turismo familiare. Oltre a essere perfettamente attrezzate con tutto quello di cui potrebbero avere bisogno i bambini, creano programmi ad hoc con escursioni, merende, visite guidate eccetera che in molti casi possono coinvolgere anche i genitori. Per gli adulti c’è il vantaggio che, mentre i loro figli fanno gruppo e giocano tra loro seguiti da personale apposito, possono nel frattempo ritagliarsi un po’ di tempo per loro».
Esistono vacanze che sono per i bimbi solo in apparenza?
«Sì, il pericolo di sbagliare vacanza è sempre in agguato. Talvolta si può correre il rischio di sopravvalutare il bambino o di sovraccaricarlo. La vacanza studio in Inghilterra per imparare l’inglese e contemporaneamente fare uno stage di allenamento specifico per il rugby è di per sé un’ottima opportunità formativa, ma bisogna vedere se è quello di cui il bimbo ha veramente bisogno o se è solamente l’espressione dell’ansia e delle aspettative dei genitori».
Cosa pensi dell’aumento delle strutture ricettive che non ammettono bambini? Non è discriminatorio?
«Assolutamente no. E ne penso tutto il bene possibile. Così come esistono strutture solo per bambini (i Kinderheim o le classiche, care, vecchie, colonie) e, come ho già detto, sempre più alberghi si specializzano per le famiglie, trovo giusto che ci siano strutture solo per adulti dove potere rilassarsi senza essere costretti a subire gli inevitabili schiamazzi.
C’è da dire che, purtroppo, i genitori spesso sono peggio dei loro figli. I bambini sono bambini ed è giusto che giochino e si divertano, ma devono anche capire che c’è un limite di rispetto per gli altri e di educazione. E se viene tollerato che superino questo limite, la situazione diventa sgradevole e potenzialmente pericolosa. Allora, non è meglio evitare il problema a monte?»
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