P.A.

Dove vai se il passaporto non ce l’hai? Il delirio di Milano e Monza

7 Marzo 2023

Ho avuto un colpo di fortuna. Nello scorso dicembre durante il ponte di Sant’Ambrogio mi sono concesso cinque giorni di vacanza in una località extra UE. Non viaggiando da tempo, causa tenera età dei miei figli e successivamente l’impedimento dovuto alla pandemia, mi sono accorto che i passaporti di noi adulti erano scaduti. A fine luglio ho prenotato on line un appuntamento in questura per dotare l’intera famiglia, composta da quattro persone, di nuovi lasciapassare necessari oltre Europa. I documenti sono arrivati poi nuovi di zecca a fine settembre. Da quel momento in poi, per molti aspiranti viaggiatori affamati di vacanza, sono iniziati seri problemi che hanno portato alla rinuncia del sogno di passare qualche giorno in località esotiche o semplicemente nel Regno Unito.

Mi riferiscono amici che a Milano e provincia non si riesce nemmeno a fissare un appuntamento con gli uffici preposti al rilascio del documento.

Riferisce il Ministero dell’Interno che il fatto è stato determinato da una forte domanda dovuta a pluralità di cause, come la fine delle restrizioni post covid, la Brexit e la difficoltà di ricevere in tempi ragionevoli anche la carta d’identità, tanto che il passaporto viene richiesto anche solamente per disporre di un documento di identità, “chissà mai, mi potrebbe servire anche per un viaggio più lungo…”

Pare, denuncia Assoviaggi, che il problema abbia fatto saltare 80mila viaggi con una perdita di circa 150 milioni di euro subite dalle agenzie di viaggio. Sarebbe facile pensare alla coppietta che cambia destinazione rimandando il sogno esotico a data da destinarsi, ma qui si tratta di interi viaggi di gruppo saltati in un Paese come il nostro che è stato l’ultimo in Europa a eliminare le restrizioni ai viaggi.

Il caso di Monza è eclatante. Il quotidiano locale, MonzaToday, riporta il 23 gennaio scorso che per ottenere l’agognato documento ci vuole quasi un anno. Il primo appuntamento libero è per il 3 novembre 2023, data in cui è possibile presentare i documenti, per poi sperare di avere il passaporto un mese circa dopo, quindi a fine anno. Non tutti i cittadini sono consci del problema, molti prenotano la vacanza con il rischio di ricevere il passaporto quattro o cinque mesi dopo averla prenotata, con conseguenze immaginabili.

Ad aggravare il problema c’è poi lo stato d’ansia che colpisce noi italiani, appena si intravedono rischi di approvvigionamento per qualsiasi cosa (ci ricordiamo il saccheggio di alcuni prodotti durante la pandemia?) ecco che cerchiamo di accaparrarcela, anche se non serve, quindi tutti a richiedere il passaporto, anche chi da Milano si deve recare in vacanza al lago D’Orta.

Si è cercato di mettere una pezza con gli open day, aperture straordinarie senza appuntamento, che inevitabilmente si sono trasformati in nuovi ingorghi. A Torino gente in coda a partire dalle tre di notte e alle 10 del mattino l’ultimo in coda era il numero 90. Poi ci sono anche i furbetti che cercano di aggirare i tempi di attesa, visto che il documento si può avere in tempi brevi per ragioni di studio, lavoro e anche turismo, basta avere la copia del biglietto aereo, quindi ecco schizzare le richieste per la Gran Bretagna oppure voli Low-cost, solo per un week end.

Oggi tutti i nostri dati sono noti: anagrafici, dove viviamo, quanto guadagniamo, quanto spendiamo, quante tasse paghiamo, (non ridete, mi riferisco a chi le paga) dove ci rechiamo… Tutto è tracciato, è mai possibile assistere ad una tale situazione?

Non sorprende quindi se il (CDEI) Consumer Empowerment Index ha pubblicato un’iniziativa promossa da Euroconsumer e Google che classifica l’Italia come il Paese meno performante per quanto riguarda i servizi digitali di Governo e Pubblica Amministrazione rispetto a molti altri Paesi europei.

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