Governo
Vendita di ITA Airways, ora si fa sul serio
Con il minor clamore possibile il governo Meloni sta portando avanti l’ingresso di Lufthansa nel capitale di ITA Airways, la linea aerea ora al 100% statale che a fine 2021 ha preso il posto di Alitalia, senza però riuscire a rimediare ai suoi terribili risultati economici.
Paradossalmente è proprio il governo “sovranista” che si sta rassegnando al processo di concentrazione in atto in Europa fra le ex compagnie di bandiera e alla realtà delle perdite a cui ITA Airways da sola non saprebbe mai sfuggire. L’accordo con il gruppo che, oltre alla compagnia aerea tedesca, controlla anche la svizzera Swiss, l’austriaca Austrian, la belga Brussels e altre realtà minori è stato annunciato a fine maggio, ma è soltanto dalla scorsa settimana che possiamo prenderlo sul serio. Durante l’assemblea che ha approvato i disastrosi risultati di bilancio 2022 il MEF ha confermato il presidente del consiglio di amministrazione Turicchi e nominato come consiglieri due anonimi funzionari dello Stato, estromettendo l’amministratore delegato fin lì in carica Fabio Maria Lazzerini da qualunque posizione e risolvendone “consensualmente” il rapporto di lavoro. Lazzerini aveva appena percepito un bonus di 300.000 euro per il merito di aver firmato un bilancio in grave perdita, in un anno in cui la quasi totalità dei concorrenti ha fatto invece profitti enormi, perché la voglia di volare post Covid ha superato largamente l’offerta ancora ristretta, portando il prezzo dei voli a livelli mai visti da tempo.
Che Lazzerini, dipinto da alcuni articoli di stampa come “esperto di trasporto aereo”, ma in realtà mai andato oltre l’incarico di venditore capo dei biglietti Emirates in Italia, remasse contro e cercasse in ogni modo di far saltare la vendita parziale a Lufthansa, per rimanere in sella il più a lungo possibile, era noto, ma né il ministro Giorgetti, né Lufthansa hanno mai fatto un plissé. Si pensava tuttavia che sarebbe rimasto a capo della linea aerea fino al momento in cui l’Unione Europea darà o negherà il suo assenso alle nozze e Lufthansa, se sarà un sì, nominerà il nuovo amministratore delegato.
I conti però vanno troppo male e il timone, pardon la cloche, passa a qualcun altro. Lufthansa non vuole irritare Bruxelles anticipandone le decisioni, ma possiamo presumere che “suggerirà” le decisioni alla compagnia aerea italiana, per limitare il più possibile il bagno di sangue in corso.
Dal punto di vista politico dobbiamo notare che Giorgetti sta cogliendo al balzo l’opportunità di liberarsi di una linea aerea che a destra infiamma molti cuori, ma che nessuno del settore crede che potrà mai operare senza perdite, mentre siamo arrivati all’ultima tranche dei sussidi autorizzati dalla UE, dopo i quali ci sarebbe da scegliere fra la chiusura o nuovi aiuti di Stato non autorizzati e lo scontro con Bruxelles. I Tedeschi vogliono provare a raddrizzare la situazione e altro non può fare il governo che cedere una quota di minoranza della compagnia insieme al comando, anche se per anni la maggioranza del consiglio d’amministrazione resterà al MEF e dunque Lufthansa non potrà fare rivoluzioni.
Meloni ha scelto di mantenere buoni i rapporti con l’Unione Europea, perché tanti altri dossier sono ben più rilevanti della rimpicciolita compagnia di bandiera e con la Germania ovviamente, dove però i più sono convinti che l’acquisto sia una mossa sbagliata per Lufthansa, che prova a convincere gli scettici ricordando come l’Italia sia il suo terzo mercato per importanza, dopo quello interno e gli USA e quindi almeno provarci sia una sorta di obbligo.
Non si capirà mai l’infatuazione per il vecchio amministratore delegato del suo grande sponsor storico Franceschini, a cui Lazzerini deve tutto e che ha buona parte della responsabilità dei miliardi che Alitalia prima e ITA poi hanno inutilmente sperperato. I numeri sono sempre stati impietosi e avrebbero dovuto aprirgli gli occhi, salvo che non si pensi che, a Roma, la linea aerea debba e possa funzionare come ATAC, la municipalizzata del trasporto locale e AMA, quella della raccolta rifiuti, entrambe ai vertici mondiali di inefficienza e dissipazione di denaro publico.
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