Trasporti

Ryanair e l’incubo della pubblicità

11 Luglio 2018

Come tanti, soprattutto in questi giorni, ho preso un volo Ryanair.

Premetto: secondo me i fondatori della linea aerea lowcost dovrebbero essere insigniti del Premio Nobel per la Pace. Hanno avvicinato il mondo, sopratutto giovane, hanno accorciato le distanze, hanno permesso a tutti di volare, hanno fatto scoprire luoghi sconosciuti, e non da ultimo hanno svelato l’assurdità di altre compagnie (vedi, che so, Alitalia) che chiedevano e chiedono 1200eu per volare da Roma a Milano.

Detto ciò, oltre le mille restrizioni insopportabili, l’uso disinvolto del personale, le file interminabili, i bagagli da portarsi sulla testa e altre amenità, ci sono caratteristiche che rendono il volo Ryanair un mezzo incubo. Gli annunci. 

Già gli aeroporti, come le stazioni, si sono trasformati in giganteschi outlet, ma ormai il viaggio rischia di perdere qualsiasi alone romantico per trasformarsi, sempre di più, in una forma pigra di shopping. Il “viaggiatore” non è più Ulisse, figuriamoci: semmai è diventato un bravo consumatore da inseguire in ogni istante, anche quando va a fare pipì, con invasivi e pervasivi messaggi promozionali. Sali in aereo e scattano gli annunci.

Ci sono naturalmente quelli d’obbligo, ossia le necessarie istruzioni di sicurezza. Ma la crew Ryanair sembra una band di un concerto rap. Parlano continuamente.

Assiepati nei posti scomodi, tra i passeggeri c’è chi vorrebbe dormire, chi leggere un libro, addirittura qualcuno si attrezza per vedere un film al computer o al cellulare (come faranno, mi chiedo). E invece no. Fioccano gli annunci che nemmeno alla Stazione centrale di Milano. Volume altissimo: magari hai appena chiuso gli occhi e salti sulla poltrona. Cominciano con gli annunci culinari: tramezzini, panini, lasagne, caffè espresso, caffè espresso caldo, caffè espresso freddo, cappuccino macchiato caldo, cappuccino macchiato freddo, caffè americano, caffè americano caldo, caffè americano freddo… Prezzi, sconti, pacchetti, offerte. Passa il carrello, ti rilassi. Provi a chiudere gli occhi. Zac! Sveglia! Partono gli annunci della lotteria! Un milione di euro e poi giù l’elenco dei premi. Comprate comprate e sosterrete anche nobili cause.

Il tutto ripetuto in dodici lingue, compresi russo, berbero, greco antico e moderno, latino e  cinese mandarino : vorresti darglielo tu il milione di euro per farli stare zitti. Ma il volo ormai è il regno della pubblicità senza scampo. Finita la lotteria è la volta del dutyfree. Profumi, acqua di colonia, eye-liner, deodoranti, detergenti, disinfettanti, anticalcare: tutto! E per ogni prodotto il prezzo, e per ogni prezzo lo sconto, e per ogni sconto l’invito a comprare, e per ogni invito a comprare in inglese c’è subito dopo quello in italiano, e poi quello in spagnolo, e poi quello in tedesco…

Quando finalmente senti la voce del comandante (a volume stavolta bassissimo) che annuncia l’atterraggio imminente: sei devastato, i timpani perforati, non hai dormito, ti sei definitivamente isterizzato, hai speso 300 euro per un the bollente, un profumo dell’orrido HugoBoss, e dieci biglietti della lotteria. E ovviamente non hai vinto. All’atterraggio scattano le trombe: siamo arrivati in anticipo, per fortuna. Pronti al prossimo volo.

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