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Ryanair, Always Getting Bigger

23 Aprile 2016

Le conferenze stampa di Ryanair si susseguono apparentemente senza grandi novità e sempre con l’insistenza sul programma Always Getting Better, con cui la linea aerea ha rivoluzionato se stessa, abbandonando la tirannia che esercitava sui passeggeri e abbracciando invece politiche sempre più “normali”, mentre dall’altro lato le compagnie aeree tradizionali andavano sempre di più imitando le low cost, mettendo sedili più stretti a bordo, facendo pagare l’imbarco delle valigie per le tariffe più basse, rendendo disponibile l’acquisto di biglietti di sola andata. La “Sunday Rule”, per cui se non si passava fuori il sabato sera, segno distintivo del turista, il prezzo saliva alle stelle, è praticamente scomparsa e, complice il petrolio ai minimi, le tariffe sono diventati alla portata di quasi tutti.

Ryanair non vende più biglietti a prezzi ridicoli, cercando poi di pescare in fallo il viaggiatore che non rispettava le sue regole trappola e appioppargli supplementi salatissimi, non vola più solo da aeroporti abbandonati e fuori mano, il passeggero che va per affari non la disdegna più, anche perché la copertura è talmente elevata, la concorrenza è così forte che i vettori tradizionali si sono rintanati nei loro hub fortezza, dove godono degli slot per anzianità e attirano soltanto il traffico premium e quello che per arrivare a destinazione deve fare scalo.

Con la dimensione cresce il peso politico e dobbiamo prendere nota della promessa fatta dal ministro Delrio di cancellare l’incremento di 2,50 euro delle tasse d’imbarco, che vengono sostanzialmente usate per pagare la cassa integrazione degli ex dipendenti Alitalia, un trattamento de luxe che dura dal 2008, all’80% dello stipendio senza alcun limite d’importo e che si pensava di poter scaricare sui passeggeri all’infinito.

Ryanair è l’unico vettore o quasi degli aeroporti più piccoli e ha avuto buon gioco nel minacciare di sospendere i voli, cosa che porterebbe questi aeroporti alla chiusura e il settore turistico circostante all’età della pietra. Le comunità locali si sono ribellate alla scelta, per ora invero soltanto sulla carta, di porre limiti più stringenti di quelli UE ai sussidi che in un modo o nell’altro a Ryanair arrivano e il Ministero si è dovuto piegare, sconfessando scelte che erano state fatte soprattutto per favorire l’ingresso di Etihad in Alitalia.

Il motivo è presto detto: Ryanair dichiara 31 milioni di passeggeri annui in Italia, più di quelli di Alitalia ormai e punta ai 50 milioni in pochi anni, mentre l’ex compagna di bandiera serve soltanto Roma Fiumicino, Milano Linate e poco più. Ryanair ha una copertura a tappeto, guadagna molti soldi mentre Alitalia continua a perderne e le sue minacce di abbandonare un aeroporto, cui seguirebbero inevitabili licenziamenti, sono credibili perché effettuate già molte volte in Europa, di solito fino a che le autorità locali non vanno a Canossa dall’abilissimo Michael O’Leary, boss di Ryanair.

La prossima puntata si giocherà sui transiti, Ryanair sperimenterà la possibilità di voli in connessione a Barcellona e a Londra Stansted e se il suo sistema riuscirà a sopportare il peso di questa complicazione, la sua potenza di fuoco crescerà ancora. mettendo sempre più in crisi i tanti vettori figli dell’epoca delle compagnie di bandiera, che dovranno probabilmente accettare di ricevere passeggeri Ryanair per i propri voli di lungo raggio, come farà probabilmente già Norwegian.

Alitalia è sempre in alto mare, Meridiana nella più nera tempesta, ma i suoi sindacati non accettano che i tempi sono cambiati per sempre, respingendo le offerte della Qatar che la comprerebbe in cambio di un accordo fra gli Stati che prevede anche una drastica riduzione degli stipendi.

L’era Ryanair prevede pochi soldi per tutti, dai lavoratori agli aeroporti, del resto biglietti a prezzi ridottissimi non permettono i margini di guadagno di una volta. È la concorrenza, bellezza o almeno è la fine delle rendite di posizione, un fenomeno molto doloroso per chi lo vive in prima persona, ma difficilmente contrastabile, soprattutto in un Paese come il nostro dove il peso della capitale e del suo aeroporto sono ridotti rispetto alla Francia. Centinaia di nuovi aerei arriveranno a Ryanair, pronta a spostarli nell’aeroporto che fa condizioni migliori e nello Stato più disponibile e oggi è in un certo senso una data storica, che segna la fine dell’identificazione fra Stato e Alitalia. Se questo vuol dire che la privatizzazione della nostra ex compagnia di bandiera è compiuta ben venga.

 

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