Borsa

Roma mette un piede a Venezia, il Risiko degli aeroporti italiani

20 Settembre 2016

Finora era successo poco, l’accordo toscano di fusione fra gli aeroporti di Pisa e Firenze, le incursioni veneziane fino a quelli di Verona e Brescia, ma adesso è partita la valanga che potrebbe rivoluzionare l’assetto proprietario degli aeroporti italiani.

Atlantia, la holding della famiglia Benetton che controlla AdR Aeroporti di Roma, ha acquistato dal gruppo di private equity Amber Capital il 21,7% delle azioni di SAVE, il gruppo veneto quotato che controlla gli scali di Venezia, Treviso e di fatto anche Verona e Brescia. SAVE è a sua volta controllata da anni, con un po’ di ingegneria finanziaria e tanto aiuto da parte delle ora deboli banche venete, dalla Finint di Enrico Marchi e Andrea De Vido. Quest’ultimo però ha perso molti soldi speculando sulle obbligazioni di Banca Etruria (pensavate che fossero rimaste fregate solo le vecchiette?), le banche gli chiedono di rientrare e deve monetizzare l’investimento aeroportuale.

Marchi non avrebbe alcuna intenzione di mollare l’osso, ma ora si trova in azienda il gruppo di Ponzano Veneto, di dimensioni ben superiori e desideroso di prendere il controllo degli aeroporti sotto casa. Amber Capital ha venduto ad un prezzo di poco inferiore a quello di Borsa, ma strappando il riconoscimento di un conguaglio, se Atlantia dovesse lanciare un’OPA su SAVE nei prossimi tre anni, “eventualità di cui non è a conoscenza” recita l’accordo, ma che è più che probabile.

La trama di questa appassionante serie TV prevede una strenua difesa da parte di Marchi, che salvato l’onore cederà le armi e le azioni, passando alla cassa per godersi una ricca pensione. E vissero tutti felici e contenti, con il gruppo Benetton a controllare il primo e il terzo polo aeroportuale italiano, a Roma e nel Veneto.

La campana suona anche per il secondo polo, quello lombardo. Le trattative per una fusione fra SEA (Malpensa e Linate) e SACBO (Orio al Serio) parevano arenate ed erano usciti di nuovo dal cassetto piani per il mantenimento dell’indipendenza bergamasca, tramite una joint venture appunto con SAVE per gestire l’aeroporto fantasma di Brescia Montichiari. Il neosindaco milanese Sala sembrava freddo sul fidanzamento fra le due società aeroportuali lombarde, ma la prospettiva di un’unione fra Roma e Venezia getta ora milanesi e bergamaschi fra le braccia gli uni degli altri.

Parafrasando don Lisander, questo matrimonio s’ha da fare.

Sala, Gori e Maroni si prenotano per le foto di rito.

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