Ambiente

Quanto inquinano gli aeroporti? Meno di quel che si pensa

30 Settembre 2016

Quanto inquinano gli aeroporti? La maggior parte di noi risponderebbe: molto. Eppure la percezione comune – racconta Giovanni Falsina, Environment and Airport Safety Manager, a Gli Stati Generali – non corrisponde alla fotografia della situazione registrata nei territori limitrofi agli aeroporti. Almeno per quanto riguarda gli aeroporti di Milano Linate e Milano Malpensa. E lo dicono i dati.

Nel 2013, infatti, dopo un anno di rilevazioni, Arpa Lombardia ha ufficializzato uno studio sull’inquinamento estraendo dati puntuali sull’aeroporto di Malpensa. Nel periodo di rilevazione (ottobre 2011- agosto 2012) sono state effettuate quattro campagne intensive, una per stagione, parallelamente ai consueti monitoraggi istituzionali. In aggiunta a tali monitoraggi intensivi, sono state effettuate altre quattro campagne con laboratorio mobile nel periodo invernale ed estivo nei comuni di Arsago Seprio, Samarate, Golasecca e Vizzola Ticino. Da questo studio è venuto fuori che la qualità dell’aria intorno all’aeroporto di Milano Malpensa ha poco a che fare con le emissioni aeroportuali, ma soprattutto ha individuato come fonti di inquinamento atmosferico principali il traffico veicolare a terra e gli impianti di il riscaldamento nonché tutta una serie di presenze industriali che esistono nell’area circostante l’infrastruttura aeroportuale in un raggio di 6 km.

EMISSIONI MALPENSA

Nelle zone oggetto di rilevazioni da parte di Arpa, NOx (cioè l’insieme dei due più importanti ossidi di azoto a livello di inquinamento atmosferico, ossia l’ossido di azoto, NO, sia il biossido di azoto, NO2, gas bruno di odore acre e pungente) effetto degli scarichi degli aeromobili, risulta pari al 9,1% mentre quello riferito alla rete autostradale è il 14,3%. Per quanto riguarda le emissioni di anidride carbonica CO2 c’è una differenza importante: viene attribuito il 4,8% all’aeroporto ma ben il 7,7% alla rete autostradale. Stesso discorso vale per PM10 e PM2,5 (materiale allo stato solido o liquido, disperso finemente nella bassa atmosfera). L’emissione di PM2,5 dagli aeromobili è dello 0,8% mentre dalle automobili il 5%, per il PM10 dagli aeromobili arriva lo 0,8% e dalle automobili in autostrada il 5,8%. Parliamo di entità considerevoli.

«Dato il rumore degli aeromobili in decollo, la percezione comune porta a ritenere che siano gli aeromobili la principale causa di inquinamento, invece non è proprio così», precisa Falsina. «Gli aerei che partono e arrivano nei nostri aeroporti rappresentano una percentuale molto bassa delle implicazioni legate all’inquinamento atmosferico. Sempre Arpa dice che complessivamente il nostro contributo è sotto il 5% (dato per altro confermato da una serie di importanti rilevazioni di AIR PARIF – Ile de la sité, concernenti il contributo all’inquinamento da parte delle piattaforme aeropotuali di Parigi). La conclusione dello studio si ARPA Lombardia infatti recita così: Non è stato individuato nessun impatto significativo sulle concentrazioni di microinquinanti direttamente o indirettamente connessi alle emissioni legate alle attività dell’aeroporto. Questo non toglie poi che il nostro volume di traffico produca sicuramente delle cose sulle quali dobbiamo continuare a lavorare».

Proprio recentemente Malpensa ha accolto con entusiasmo l’arrivo del nuovo aeromobile Airbus 350 XWB Latam, ufficialmente operativo sulla rotta Milano – San Paolo. Il velivolo è un mix di aerodinamica, design e tecnologie avanzate, che permette una diminuzione che arriva fino al 25% nel costo operativo (compreso il consumo di carburante). Inoltre, l’Airbus 350 XWB emette fino al 25% in meno di gas serra rispetto ad altri aerei usati dall’industria per i voli a lungo raggio.

«Negli anni la produzione tecnica dei velivoli è andata migliorandosi – afferma Falsina-. E il vantaggio fa sì che l’impronta acustica al suolo sia il 40% in meno di quella di un tempo. L’evoluzione tecnologica è quella che potrà dare un aiuto concreto e importante ai territori circostanti, certamente col contributo dell’aeroporto. Noi a Milano Malpensa abbiamo provato diverse variazioni di scenario, abbiamo inserito una nuova rotta a est, ma oltre un certo livello non ce la facciamo ad arrivarci». E le compagnie per fortuna sembra che lavorino proprio in questa direzione.

Ethiopian ha da poco basato a Milano Malpensa il recentissimo boeing 787 Dreamliner. Il velivolo è costruito anche con materiali ricavati da una parte di frazioni di rifiuti riciclati. L’aeromobile è composto, come ci racconta Falsina, da materiali in composito plastico che ne riducono il peso complessivo a 110 tonnellate a vuoto. Con 24 posti in business e 245 in economica (dipende dalla configurazione) il 787 produce il 40% in meno di emissioni acustiche e il 20% in meno di emissioni a livello atmosferico. I vantaggi sono notevoli anche dal punto di vista della manutenzione, le cui le verifiche sono inferiori rispetto a quelle necessarie per gli aerei meno moderni. Basti pensare che l’aero passeggeri più grande al mondo, l’A380 di Emirates, produce emissioni al suolo notevolmente inferiori, fino al 35% in meno, rispetto agli altri aeromobili di dimensioni infriori.

SEA, la società che gestisce gli aeroporti Milano, è sempre in prima linea nei temi della gestione ambientale, insieme al fondamentale contributo delle compagnie aeree. SEA dal 2009 partecipa all’Airport Carbon Accreditation, un’importante iniziativa di tutti gli aeroporti europei sul tema della riduzione volontaria delle emissioni di CO2. Il gruppo ha ricevuto la conferma proprio da pochi giorni sulla neutralità di Milano Malpensa e Milano Linate anche per il 2015. Un grande risultato portato avanti negli anni; gli aeroporti sono infatti neutrali dal 2010 (cioè adottano un programma stringente di progressiva razionalizzazione delle emissioni e bilanciano le emissioni “dirette” acquistando “carbon credits”, strumenti finanziari che aiutano progetti in campo ambientale nei paesi in via di sviluppo).

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