Infrastrutture

Porti, il governo continua a rinviare il regolamento sulle gare

9 Ottobre 2015

Non ci sono solo le concessioni autostradali al centro del confronto fra Governo e privati che gestiscono infrastrutture pubbliche. Non meno determinante per l’economia ma lontano dai riflettori anche in ragione di cifre meno imponenti sono anche i concessionari portuali. Queste società private, o pubblico-private, gestiscono la maggior parte dei terminal portuali da quando, nel 1994, si rivoluzionò il sistema di organizzazione delle banchine nazionali fino ad allora basato sulla pubblicità dei moli.

Centinaia di migliaia di metri quadrati di suolo e infrastrutture pubblici assegnati con contratti di concessione disciplinati dal Codice della Navigazione (1942) e dalla legge portuale varata quell’anno. Che delegò al Ministero dei Trasporti l’emanazione di un regolamento che normasse nel dettaglio la materia, fra cui il da farsi alla scadenza delle concessioni stesse. Ad oltre 21 anni dall’entrata in vigore della legge portuale quel decreto non è mai stato scritto. Risultato: asimmetrie decisionali, liti giudiziarie d’ogni genere, totale opacità sull’operato dei terminalisti e sull’attività di chi, le Autorità Portuali, avrebbe dovuto controllarlo e darne conto. Solo oggi, dopo quattro lustri di vacanza normativa, il problema comincia a interessare (e preoccupare) il decisore pubblico.

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Depositi Costieri Savona

 

Le scadenze delle concessioni rilasciate dal 1994 si stanno infatti avvicinando e i terminalisti sono comprensibilmente in fibrillazione: l’incertezza delle regole è in generale il male peggiore per chi deve fare investimenti ma soprattutto il timore è che la proroga senza gara sarebbe osteggiata (e forse sanzionata) da Bruxelles, come avvenuto per le autostrade. Con la differenza che in questo caso – con soggetti per la stragrande maggioranza privati – non è neppure ipotizzabile l’exit strategy dell’in house che il Governo, a tutela degli enti locali azionisti, sta mettendo a punto per Autobrennero e compagni.

In realtà sono ormai numerosi i casi di Autorità Portuali che, grazie allo spazio d’interpretazione di normative carenti, hanno già allungato le scadenze ai propri concessionari o avviato le procedure per farlo. Fra i più attivi La Spezia, Savona, Livorno e Trieste, dove i big (Contship, Tarros, Campostano, Finsea, To Delta, Msc ma non solo) si sono già visti prolungare anche di 50 o 60 anni le proprie concessioni. Tempi lunghissimi: secondo uno studio di Espo (European Sea Ports Organisation, l’associazione delle autorità portuali europee) il 63% delle concessioni nei porti europei è compreso fra 20 e 40 anni di durata e solo il 15% supera i 40 anni.

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Porto di La Spezia – LSCT La Spezia Container Terminal 

 

«Sulla durata non esistono regole precostituite», commenta Gian Enzo Duci, presidente di Assagenti e docente alla Facoltà di Economia di Genova: “Deve essere commisurata agli investimenti dei concessionari: se, come nella maggioranza dei casi, si tratta di investimenti in attrezzature di banchina è davvero difficile pensare ad ammortamenti superiori ai 30 anni. Nei casi in cui ci sia un investimento sull’infrastruttura, invece, si possono considerare anche tempi maggiori”.

I suddetti rinnovi sono avvenuti senza gare di sorta. «In Italia esiste una procedura di pubblicità che consente di opporsi ad un’eventuale istanza di rinnovo. Ma è disciplinata dal Codice della Navigazione, risalente al 1942: è evidentemente desueta», aggiunge Duci. Ciononostante, eccezion fatta per il caso triestino per cui Bruxelles aveva abbozzato un’indagine poi rivelatasi irrilevante caso di delazione a bassi fini politici locali, nessuno ha avuto da eccepire.

Il bubbone è però riesploso nelle ultime settimane, quando i terminalisti genovesi hanno dovuto fronteggiare la reticenza dell’Autorità Portuale ad accogliere l’istanza di proroga di 4 concessionari (fra cui nomi pesanti come Spinelli, Negri e Gavio): il presidente Luigi Merlo, uomo PD ed ex assessore di Burlando, è dimissionario e comunque in scadenza a breve e non vuole ombre postume sulla sua gestione. Tanto più che sul tema è intervenuto a gamba mediaticamente tesa il senatore ed editore genovese Maurizio Rossi (ex Lista Monti e poi fondatore del movimento Liguria Civica), chiedendo, visto che mancano 4-5 anni alle scadenze, che non si proceda a rinnovare le concessioni finché il Governo non avrà provveduto ad aggiornare la normativa.

Nonostante l’emanazione del regolamento sia stata promessa a giorni dal ministro Delrio, quando Merlo, pressato dai terminalisti e dall’associazione di categoria (Assiterminal), ha chiesto lumi al dicastero, da Roma è arrivato l’invito ad avviare la procedura di proroga sull’esempio dei colleghi.

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TRG Terminal – Genova

 

Sui terminal portuali  il Governo Renzi ha fatto retromarcia già una volta. Come nel caso delle autostrade, con Delrio che ha via via stemperato l’ardore liberale sbandierato all’assunzione dell’incarico quando promise di smantellare l’articolo 5 dello Sblocca Italia “regalato” dall’allora Ministro Maurizio Lupi ai concessionari autostradali.

Fino allo scorso gennaio, infatti, le bozze del DDL concorrenza (elaborate dal Ministero dello Sviluppo Economico) prevedevano un chiaro obbligo di gara e addirittura anticipavano a fine 2016 il termine delle concessioni nel frattempo prorogate senza gara. Ma nel giro di poco più di un mese, per esplicita richiesta di Lupi, gli articoli in questione furono prima edulcorati e poi stralciati del tutto.

La riforma organica della portualità che Lupi promise in cambio della cancellazione delle suddette norme non è mai stata varata e la sua elaborazione è stata ereditata da Delrio. Però, stando alla delega prevista dal DDL Madia, si concentrerà solo sulla governance (razionalizzazione delle Autorità Portuali) e su alcune norme operative relative a dragaggi e controlli doganali. Alle concessioni penserà il summenzionato regolamento che, a detta di Delrio, sarebbe già pronto. Sempre che, tacendo Bruxelles sull’argomento, non finisca in qualche provvidenziale cassetto di Porta Pia per altri vent’anni.

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